Giacomo Salvanelli Mine Crime
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Una piattaforma italiana vuole sconfiggere il crimine urbano con l’analisi dei dati

Le città sono destinate a ospitare il 70% della popolazione mondiale. Una concentrazione esplosiva che può renderle invivibili, come in parte già accade in alcune parti del mondo. Come prevenire e contrastare, per esempio, il crimine urbano, i cui dati sono in crescita vertiginosa? Non basta militarizzare le città. Bisogna agire con criteri di intelligence, e quindi ci vogliono informazioni. Tantissime, possibilmente infallibili. Per questo Giacomo Salvanelli (insieme a Samuel Piatanesi e Luca Ruschioni) ha lanciato Mine Crime, un osservatorio digitale sulla sicurezza. Analisi dei dati sulla criminalità urbana.

“Questo progetto si inserisce in una politica di gestione degli spazi pubblici in costante evoluzione”, dice Salvanelli. “Alla fine del primo trimestre del 2023, le Nazioni unite hanno aggiornato il report sulle evoluzioni dei contesti urbani. Un dato fornito l’anno prima – entro il 2050 più del 70% della popolazione mondiale vivrà in città – ci pone di fronte a due grandi questioni: da un lato la crescita repentina nel numero di persone che vivranno nei grandi centri, dall’altro la velocità con cui le forze dell’ordine aumenteranno. C’è un equilibrio o no? Perché se le persone aumentano molto più velocemente delle forze dell’ordine, ciascun membro delle forze dell’ordine si troverà a monitorare sempre più persone. Questo crea un’esigenza: monitorare gli spazi pubblici e promuovere un ruolo più attivo dei cittadini, delle aziende, delle università, dei centri di ricerca, che dovranno collaborare, attraverso un flusso dati, un passaggio di informazioni integrabili e utilizzabili, all’ottimizzazione dei processi di gestione”.

Di che tipo di sicurezza stiamo parlando? Sicurezza dei cittadini, delle infrastrutture?
Il problema sicurezza si pone ovunque, sia nel mondo digitale che in quello fisico. Il tema è cruciale non solo per il singolo, ma anche per le amministrazioni pubbliche. Non a caso l’osservatorio del Politecnico di Milano indica proprio la sicurezza come una delle prime tre priorità dell’amministrazione pubblica per i prossimi 20 anni, assieme a turismo e mobilità. La sicurezza è decisiva perché i rischi riguardano non solo la vita quotidiana di ognuno, ma anche il corretto funzionamento delle infrastrutture, dei mezzi.

Come si può incrementare la sicurezza delle città grazie ai dati?
Il ministero dell’Interno, nel report di aggiornamento sull’andamento della criminalità nelle nostre città, pubblicato a maggio 2023, afferma che il tasso di denuncia dei reati in Italia è del 43,8%. Vuol dire che il 56,2% non viene denunciato. Parliamo di scippi, aggressioni, furti o anche crimini violenti. Considerato che in Italia oggi ci sono più di 1.200 piattaforme digitali, alcune più istituzionali di altre, dove i cittadini condividono informazioni e dati su fenomeni di degrado urbano, possiamo affermare che in un anno si verificano circa 2,1 milioni di episodi. Il che vuol dire in media circa cinque segnalazioni ogni minuto. Ci sono registri digitali che non parlano tra loro: banche dati, gruppi social network istituzionali e qualificati come forum o blog. Quindi è impossibile creare un sistema unico di raccolta, censimento e analisi di questi dati.

Che cosa fa Mine Craft, allora?
Estrapola, incrocia, verifica, ripulisce e geolocalizza tutti questi dati, a cui aggiungiamo quelli che raccogliamo offline. Quando parliamo di offline, ci riferiamo, ad esempio, alle banche dati della polizia municipale, alle associazioni di categoria delle banche dati delle grandi aziende con cui lavoriamo, agli enti del terzo settore che grazie al Freedom of Information Act sono obbligati a condividere questi dati, purché non rappresentino una minaccia. In questo modo siamo in grado di creare una fotografia degli illeciti. Tuteliamo la matrice di provenienza del dato e non riveliamo nulla di sensibile, di potenzialmente critico per l’azienda, ma quel dato diventa una parte del database di cui tutti possono beneficiare. 

Ci sono storie che dimostrano la rilevanza di questo processo? 
Una è quella di Ferrovie dello Stato, e in particolare Rfi, la rete ferroviaria italiana, che gestisce gli asset infrastrutturali e patrimoniali del gruppo. Per l’analisi dei rischi usa una piattaforma che si chiama Station Land e processa migliaia di variabili di sicurezza pubblica: dalle condizioni meteo a quelle idriche. Mine Crime alimenta la piattaforma con i dati sui fenomeni di criminalità e di degrado urbano e con i nostri modelli di rischio

Questi dati come contribuiscono a ottimizzare la gestione del rischio?
Immaginate di essere il security manager di Fs Security, a cui viene dato un certo budget da investire per adottare le misure di sicurezza, installare telecamere e disporre le guardie armate, bloccare accessi pedonali o aprirne di nuovi. Queste scelte comportano investimenti, spesso consistenti, quindi richiedono un’analisi attenta e risposte precise. Ad esempio: dove installo le telecamere? Con quale criterio? Prima di Mine Crime, questo tipo di valutazione veniva fatto aggregando dati comunali. Sappiamo che Roma Termini è più rischiosa di Roma Trastevere, statisticamente parlando, però su quali lati di Roma Termini investo? È più pericolosa via Giolitti o via Marsala? Oppure Piazza dei Cinquecento? Il lato sud-est della stazione? Quali sono i lati più scoperti? Con i nostri dati geolocalizzati, ora l’azienda ha un dettaglio stradale dell’andamento del rischio e può investire in maniera precisa e data driven. Un altro caso significativo riguarda l’Università Bocconi. Il campus è uno dei primi in Italia a essersi dotato di un security operation center che gestisce il ramo sicurezza. Fino a oggi ha gestito le informazioni in maniera sporadica, non geodetica, quindi non puntuale nello spazio,. Con la nostra piattaforma, da un lato abbiamo facilitato la raccolta dei dati, dall’altro abbiamo ottimizzato l’analisi in modelli di rischio dinamici. Oggi il dispiegamento delle forze di sicurezza avviene anche grazie al nostro set informativo, che serve tra l’altro a creare un contesto percepibile come più sicuro, più efficace anche nello spazio del campus.

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