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Nuove funzioni per combattere le fake news: come cambiano le ricerche su Google

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Nel 2014, se qualcuno avesse cercato su Google “re degli Stati Uniti”, avrebbe trovato una foto di Barack Obama che urlava appassionatamente nel microfono su un palco.

Non è vero, ovviamente. Ma Google lo ha dichiarato pubblicamente con decisione dopo aver pubblicato un articolo di Breitbart intitolato “Lunga vita al Re Barack Obama, Imperatore degli  Stati Uniti d’America!”.

L’episodio ha messo in evidenza quanto possa essere goffo Google con gli snippet, cioè i risultati di ricerca che l’azienda eleva in cima ai risultati di ricerca. Il problema nel corso negli anni si è ripetuto, con Google che ha – in un certo senso – dichiarato che alcuni presidenti erano nel Kkk o che le donne sono malvagie.

Più controllo e feedback sulle fonti

Google ha appena svelato una serie di nuove funzionalità utili a combattere questo tipo di fake news sul suo motore di ricerca, uno degli strumenti di informazione più utilizzati sul pianeta. Allontanatosi dalle sue origini di semplice sito web che elencava dieci collegamenti come risultati di ricerca, Google è ora un sito tentacolare e sviluppato che mette in evidenza notizie, tweet, mappe, prenotazioni di hotel e altro ancora. Man mano che il sito è cresciuto e man mano che i ‘venditori di disinformazione’ sono diventati più abili, il motore di ricerca è diventato più vulnerabile alla diffusione di bugie e informazioni sbagliate.

“Negli ultimi anni, la crescita della disinformazione è diventata una sfida ancora più urgente per la società”, ha detto ai giornalisti Pandu Nayak, vicepresidente della ricerca di Google. “Possiamo portare a termine la nostra missione solo se siamo in grado di fornire risultati di alta qualità”.

Intelligenza artificiale e apprendimento automatico

Google ha affermato che utilizzerà i suoi sistemi di intelligenza artificiale per migliorare i risultati di ricerca. L’azienda utilizzerà un software di apprendimento automatico, chiamato Mum, o Multitask Unified Model, per controllare le informazioni su più fonti considerate affidabili che concordano sugli stessi fatti. Il processo permetterà al sistema di raggiungere un consenso generale, ha affermato Google, anche se le fonti non esprimono le informazioni nello stesso modo.

La società sta inoltre espandendo la sua funzione ‘informazioni su questo risultato’, originariamente rilasciata lo scorso anno, per fornire più indicazioni sui risultati di ricerca. Oltre a visualizzare una breve descrizione del sito web o dell’azienda, le persone potranno vedere anche informazioni più dettagliate sul risultato. Per esempio, si saprà se una società è di proprietà di un’altra entità. Nel caso Google non riuscisse a trovare molte informazioni su un risultato, rivelerebbe anche questo. L’azienda sta lanciando ‘informazioni su questo risultato’ in più lingue, tra cui spagnolo, tedesco e indonesiano.

Gli avvisi sulle notizie in aggiornamento

Google sta anche aggiornando i suoi ‘avvisi sui contenuti’, che mostra di solito per le breaking news, come una sparatoria di massa o un disastro naturale, ovvero quando la situazione è in rapido aggiornamento e non sono disponibili molte informazioni. Ora, oltre a dire alle persone quando le informazioni scarseggiano, avviserà anche quando le informazioni sono disponibili, ma potenzialmente inaffidabili, in base al sistema di ranking di Google per i risultati di ricerca.

Le nuove funzionalità sottolineano l’importanza della battaglia che i giganti della tecnologia stanno combattendo contro la disinformazione. Negli ultimi anni Google, insieme a Facebook e Twitter, è stato preso di mira per aver permesso che sulle sue piattaforme si parlasse di teorie del complotto, teorie alternative sul Covid-19 ed estremismo.

Nessuno degli aggiornamenti, tuttavia, si applicherà a YouTube, di proprietà Google, che è stato a lungo uno dei principali responsabili della diffusione della disinformazione. “Il loro problema nei risultati di ricerca è leggermente diverso dal nostro”, ha detto Pandu, osservando che YouTube ospita contenuti e utilizza un feed personalizzato. “Non lavoriamo direttamente su YouTube e YouTube non lavora direttamente su di noi”.

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