Articolo tratto dal numero di dicembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
“A scuola ero considerato la pecora nera. Ora ho un’azienda internazionale con uffici e personale in tutto il mondo”. È una storia di rivalsa, di disciplina, di coraggio e di successo quella di Mauro Sasso, ingegnere, fondatore e ceo di Sitec Quality Group. L’azienda offre, da più di dieci anni, servizi di ingegneria a grandi società del settore engineering, procurement & construction (epc) in tutto il mondo. Ha sede a Dubai e filiali in Indonesia, Cina e Italia.
Il personale di Sitec segue i progetti dei clienti industriali dal primo all’ultimo passo, incluse ispezioni, revisioni dei certificati, assistenza tecnica e controlli qualità, avanzamento lavori, supply chain. Prima di fondare Sitec, Mauro Sasso ha ricoperto il ruolo di area manager di Tecnimont nell’area del Medio Oriente e ha lavorato per altri grandi gruppi internazionali. Oggi può raccontare una storia imprenditoriale in un settore che si stima possa superare gli 800 miliardi di dollari di valore entro cinque anni.
Da manager a imprenditore: qual è stato il suo percorso?
Dopo dieci anni di esperienza, ho deciso di dare una svolta alla mia carriera: ho lasciato il mio posto come manager in Tecnimont e ho aperto la mia azienda. Avevo 30 anni. Tutti dicevano che mi avrebbero aiutato, ma non è stato così e almeno all’inizio non è stato semplice. Per fortuna avevo esperienza e conoscenze, ho mostrato ciò che sapevo fare e l’azienda ha iniziato a crescere. Sviluppare Sitec Quality a Dubai è stato più conveniente che farlo in Italia, sia per ragioni fiscali che per motivi di posizione geografica. Tutti i grandi manager e le grandi aziende venivano a Dubai, una località in forte sviluppo, e io volevo farne parte. Oggi forniamo ingegneri e personale altamente qualificato in tutto il mondo.
Come sta cambiando il lavoro dell’ingegnere oggi?
La maggior parte delle persone oggi lavora con contratti da freelance, viene assunta a progetto, guadagna di più e non rimane con uno stipendio fisso. Noi possiamo contare su un network di oltre settemila ingegneri e personale specializzato, con diverse qualifiche. Il mondo cambia, cambiano le modalità di lavoro e le scelte dei professionisti. Lo abbiamo sperimentato: avevamo investito oltre un milione di dollari in Cina per le nostre strutture locali, poi abbiamo compreso che il lavoro da remoto avrebbe potuto ridurre i costi. Così abbiamo spostato le spese dall’ufficio alle persone, aumentando i compensi dei professionisti, che rappresentano il nostro principale punto di forza.
Da dove vengono gli ingegneri di Sitec e che caratteristiche hanno?
Fare l’ispettore vuol dire viaggiare, fare esperienza, ma soprattutto conoscere bene il mondo dell’ingegneria e delle costruzioni meccaniche. È necessaria una profonda conoscenza tecnica del mestiere e degli standard internazionali. Allo stesso tempo, serve un buon approccio al management. Operiamo in un ambiente multiculturale, con personale che viene da tutto il mondo: India, Vietnam, Cina, Medio Oriente, Europa e America. Per questo tipo di lavoro è indispensabile essere orientati al problem solving, avere una mentalità aperta ed essere disponibili alla collaborazione. Inoltre è necessario un forte senso di responsabilità: se il nostro lavoro non è fatto bene, possono esserci importanti rischi di sicurezza. Per questo ci siamo sempre impegnati, in primo luogo, a offrire un servizio attento e rigoroso.
Come influisce la geopolitica sul vostro settore?
Seguiamo con attenzione quello che sta succedendo in Ucraina. Abbiamo lavorato a uno dei gasdotti bombardati durante la guerra (Nord Stream 2). Sicuramente verranno stanziati nuovi fondi per rifare il gasdotto e, contemporaneamente, i flussi della Russia non passeranno più dall’Ucraina, ma dalla Turchia, con nuovi gasdotti che attraverseranno anche la Siria, dove c’è un altro conflitto. Abbiamo visto l’impatto dell’aumento dei prezzi del gas, e questa speculazione è destinata ad aumentare. Contestualmente altri Paesi stanno investendo nel settore. Ci stiamo attrezzando per far fronte alle richieste che verranno. Ci siamo aggiudicati una parte del progetto Qatargas (Nfe), che ha un valore di circa 30 miliardi di dollari, e lavoriamo ai progetti Midor e stiamo lavorando per far crescere l’azienda sia in termini economici che di personale. Nell’ultimo anno ci siamo concentrati sull’acquisizione di nuovi clienti e progetti e abbiamo introdotto una nuova strategia sia commerciale che di management. Per questo stiamo investendo molto sul business development in diverse parti del mondo. La nostra forza principale è la velocità, l’essere molto snelli nel coordinamento. Questo ci permette di rispondere in fretta alle richieste
e alle necessità dei clienti. Anche se cresceremo per volumi e clienti, vogliamo continuare ad avere una struttura flessibile, con tempi di risposta rapidi. Ci stiamo anche interessando ad altri mercati globali. Per esempio, stiamo preparando i nostri ispettori e coordinatori a nuove tecnologie, con gli impianti a idrogeno, e al nucleare.
Quali sono i mercati più interessanti per il futuro del settore?
Da alcuni mesi stiamo studiando la possibilità di espandere i nostri servizi, coprendo in maniera diretta il mercato in Guyana, sulla costa atlantica settentrionale del Sudamerica, dove è stato trovato un nuovo giacimento in fase di sviluppo. In quell’area i servizi sono tutti da costruire: oggi vengono inviati ingegneri e ispettori dal Messico, al costo di cinquemila-seimila dollari al giorno. C’è spazio per un ingresso con il nostro personale specializzato. Stiamo acquisendo inoltre una società a Jakarta, in Indonesia, con l’obiettivo di coprire l’area Vietnam, Singapore, Thailandia e Indonesia, dove siamo già presenti, ma con attività di partnership. Il futuro è anche in questi Paesi ad altra crescita potenziale. Uno dei nostri obiettivi è quello di dimostrarci pronti a rispondere a nuove richieste su scala mondiale.
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