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Parità di genere: Italia ancora distante dal raggiungere l’equilibrio

Articolo tratto dal numero di dicembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

“Sebbene il tema oggi sia al centro dell’attenzione, in Italia siamo ancor distanti dal raggiungere l’equilibrio desiderato”. Maddalena Boffoli, partner dello studio legale Grimaldi, sintetizza così la sua riflessione sulla parità di genere. Dunque molto resta da fare, sebbene l’evoluzione legislativa negli ultimi anni abbia cercato di favorire un equilibrio.

Il Rapporto biennale sulla situazione del personale

“Questo sforzo, abbinato ai principi di parità sanciti dalla nostra Costituzione, fin qui non è bastato a dare voce e spazio alle tante donne lavoratrici, soprattutto alle madri”, sottolinea la giuslavorista. Quanto al mercato del lavoro, il decreto interministeriale del 29 marzo ha definito le nuove modalità per la redazione del Rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile, obbligatorio per le aziende con più di 50 dipendenti.

Tra le altre cose si stabilisce l’obbligo di dettagliare i dati relativi al numero delle assunzioni e dei lavoratori occupati al momento della stesura del rapporto e gli importi della retribuzione complessiva, comprese le componenti accessorie e variabili della retribuzione, nonché l’inquadramento e la funzione svolta da ciascun lavoratore occupato. L’esperta lo definisce uno strumento “utile sia per analizzare la situazione dal punto di vista della parità di genere per le aziende, in modo da evidenziarne eventuali deficit, sia per un monitoraggio esterno per il concreto raggiungimento della parità di genere”.

La regolarità nell’invio del rapporto assume particolare rilievo in termini sanzionatori: sono previste sanzioni variabili tra una mera ammenda fino a 5mila euro per l’omessa, incompleta o infedele compilazione del rapporto, sino, nei casi più gravi, alla sospensione per un anno dei benefici contributivi eventualmente goduti dall’azienda.

La certificazione della parità di genere

Inoltre la legge sulla parità salariale, entrata in vigore il 3 dicembre, istituisce la certificazione della parità di genere per attestare le misure adottate dalle aziende (di tutte le dimensioni) per ridurre il divario tra uomini e donne in relazione all’opportunità di crescita in azienda, al conseguimento della parità salariale a parità di mansioni.

“Ottenere la certificazione offre alle aziende un vantaggio competitivo in termini economici e un miglioramento dell’immagine verso l’esterno, data la crescente sensibilità al tema, in grado di attrarre investimenti”, sottolinea Boffoli.

“Per le imprese italiane, la certificazione della parità di genere non è solo un passaggio obbligato per accedere ai fondi pubblici. Può rivelarsi utile per attrarre talenti e investimenti. E per questa via può favorire lo sviluppo di tutto il Paese”. Quindi conclude: “La riduzione del gap di genere non rappresenta solo una questione di giustizia sociale, ma è a tutti gli effetti un’esigenza legata allo sviluppo economico e all’innovazione dell’Italia”.

 

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