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Pizza, mandolino e intelligenza artificiale: così nasce un nuovo made in Italy

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Quotidianamente assistiamo a confronti accesi su ogni tipo di tematica e in ogni luogo, dai bar, alle piazze passando per i talk show. Tra ciò che rende noi italiani unici al mondo c’è anche questo aspetto. E tra le diatribe più accese degli ultimi anni c’è la questione dell’innovazione aziendale contrapposta allo spirito conservatore di cariche e processi, sostenuto strenuamente dai promotori dell’ “abbiamo sempre fatto così, perché dovremmo cambiare?”.

A guadagnare fette di mercato sono però sempre più le aziende che hanno scelto di investire risorse in strategie per  digitalizzare i processi, stimolate da un sistema italiano di startup e pmi innovative in gran fermento. Se in alcuni settori, infatti, il gap tra il mercato nostrano e gli altri paesi europei è ancora molto ampio, in questo campo sono sempre più le realtà che non si limitano solo a guidare l’innovazione del paese con risultati sorprendenti, ma che si pongono come riferimento a livello internazionale. Le cose, dunque, iniziano seriamente a cambiare e questa rivoluzione è guidata proprio da quei giovani su cui troppo spesso si tende a generalizzare. Le nuove generazioni armate di coraggio, idee e talento sono dunque ufficialmente i pionieri della nascita di un nuovo made in Italy: il tech.

Pizza, mandolino e Intelligenza Artificiale

Quando parliamo di made in Italy non parliamo semplicemente di produzioni italiane, ma di un vero e proprio brand in grado di vivere autonomamente. Un’etichetta diventata sinonimo di creatività ed eccellenza e che negli ultimi tempi appartiene anche al mondo delle startup e dell’Intelligenza Artificiale italiana. Ad avvalorare questa tesi ci sono i dati che confermano che gli investimenti nel tech accumulati nei primi 6 mesi del 2022 sono pari ad un miliardo di dollari.

Ma se una rondine non fa primavera ci basta confrontare questo dato con quanto registrato negli anni precedenti in Italia. La fine del 2021 ha fatto segnare un’impennata degli investimenti di venture capital nelle startup del Paese. Secondo Dealroom, infatti, hanno raggiunto il massimo storico di 1,4 miliardi di dollari, più del doppio rispetto all’anno precedente. Secondo quanto appreso da una ricerca di Sifted, magazine di riferimento delle startup europee sostenuto dal Financial Times, si denota come lo storico spirito imprenditoriale del nostro Paese non si stia più limitando al manifatturiero e all’arte culinaria, ma, al contrario, stia mettendo il sigillo d’eccellenza anche nel mondo del tech e dell’AI. Gli investitori internazionali dicono a Sifted di essere venuti proprio a Milano a caccia delle startup più interessanti del Paese. Parliamo dunque di una Silicon Valley dall’accento meneghino?

É presto per dirlo, ma un segno importante di questo cambiamento è che l’Italia ha finalmente ottenuto la sua prima azienda unicorno dai tempi del boom delle dotcom, quando a febbraio 2022 la società fintech Scalapay ha raggiunto una valutazione di 1 miliardo di dollari. Ora, c’è un club crescente di startup che stanno guadagnando l’attenzione degli investitori internazionali e che si stanno avvicinando a valori a 10 cifre.

Il piano italiano a sostegno delle startup

Tutto questo è anche possibile grazie alle misure che lo stato sta promuovendo per agevolare la crescita delle startup. Ci riferiamo al Fondo Nazionale Innovazione, gestito da CDP Venture, una sorta di società nazionale di Venture Capital finalizzata a sostenere la crescita innovativa delle imprese italiane. L’iniziativa consiste in un programma di investimenti pari ad un miliardo di euro che ha lo scopo di potenziare l’ecosistema delle start-up del paese e che punta a un minimo di 2,5-3 miliardi di euro di investimenti entro la fine del 2023.

Gli obiettivi per il quale è stato istituito il Fondo sono quelli relativi ad una crescita complessiva e sostenibile del venture capital italiano, realizzabile attraverso capitalizzazioni dirette e indirette volte a favorire lo sviluppo di tutti i soggetti che intendono innovarsi e crescere, attraverso la predisposizione di nuove opportunità peri, no gli stessi, oltre che mediante la creazione di Programmi di Accelerazione e di Poli di trasferimento tecnologico sul territorio. Questa strategia rende la legge italiana sulle startup tra le più vantaggiose in Europa, legge progettata per dare ai poli tecnologici locali la possibilità di usufruire di esenzioni e agevolazioni fiscali, eliminando gli ostacoli burocratici e aggiungendo incentivi per attrarre maggiori risorse.

Molte altre misure ancora sono finalizzate a favorire questa crescita, una di queste è il visto digitale per “immigrati altamente qualificati” che consente ai talenti tecnologici di trasferirsi per lavorare nel nostro paese, è ancora in fase di sviluppo ma si tratta di un passo importante per le aziende che potrebbero aver bisogno di attingere a un bacino di talenti più ampio.

Polo italiano di Intelligenza Artificiale in Europa

Tra le realtà italiane menzionate da Sifted c’è anche Vedrai con il suo ambizioso progetto: diventare il polo per l’Intelligenza Artificiale in Europa. L’azienda fondata nel 2020 si sta muovendo sul mercato facendosi promotrice del progresso nell’ecosistema tech italiano investendo e acquisendo società capaci di far accrescere il loro valore sia in termini quantitativi che qualitativi. Vedrai sviluppa soluzioni che utilizzano l’AI per supportare imprenditori e manager nel processo decisionale in condizioni di incertezza. Questi software, definiti agenti virtuali, affiancano i decision maker delle diverse aree aziendali, calcolando l’impatto che le loro scelte avrebbero sull’azienda grazie all’analisi dell’’impatto congiunto di migliaia di variabili.

Nonostante i poco più di due anni di vita, la startup conta già 160 dipendenti, 4 sedi in Europa e una suite di prodotti verticali sui principali dipartimenti aziendali. Solo il tempo potrà confermare gli obiettivi prefissati, ma quello che è certo è che realtà come Vedrai hanno aperto le porte ad un nuovo modo di fare impresa in Italia e stanno portando il paese, attraverso una cultura del lavoro fondata sui giovani talenti, a competere nell’olimpo degli innovatori.

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