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Per il 65% delle aziende la guerra non ha ridimensionato i piani di sostenibilità

Le aziende italiane sono sempre più impegnate per integrare la sostenibilità nel business. È questo il tema saliente dello studio annuale di Ey “Seize the Change”, che analizza i più rilevanti e significativi trend di sviluppo sostenibile per le imprese del Paese. Inoltre, secondo la maggioranza delle aziende intervistate, la guerra in Ucraina non ha ridimensionato i piani di sostenibilità. Per la realizzazione del report sono stati raccolti i dati di 350 aziende (di queste 150 sono state intervistate direttamente mentre di 210 sono state analizzate le dichiarazioni non finanziarie).

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I risultati

  • Secondo il 65% delle aziende intervistate, la guerra in Ucraina non ha ridimensionato i piani di sostenibilità: continua la transizione a modelli di business più sostenibili.
  • Oltre l’80% delle aziende quotate ha sviluppato un piano di sostenibilità (circa +32 punti percentuali rispetto al 2020) e il 30% ha definito target quantitativi.
  • Il 47% delle aziende intervistate ha definito degli obiettivi e azioni di adattamento al cambiamento climatico (nel 2021 era il 39%), incrementando l’uso di energie rinnovabili.
  • Secondo l’analisi sulle performance economico-finanziarie, esiste una potenziale relazione tra gli investimenti reali sulla sostenibilità sul breve periodo e l’eventuale crescita sul lungo: la crescita dell’indebitamento è correlata al miglioramento della performance di sostenibilità.

Sostenibilità e business

Circa l’82% delle aziende quotate ha definito un piano di sostenibilità (trend in aumento di circa 32 punti percentuali rispetto al precedente anno di analisi). Di questi, il 46% del campione ha incluso la versione integrale del piano di sostenibilità nella Dichiarazione Non Finanziaria, il 50% ha inserito solo alcuni aspetti nella DNF e solamente il 4% ha predisposto il piano all’interno di altre documentazioni.

Inoltre, il 69% delle aziende ha previsto un piano di sostenibilità con obiettivi qualitativi o quantitativi. Per quanto riguarda ai singoli settori, il 100% delle aziende del settore textile e apparel ha sviluppato un piano di sostenibilità con obiettivi e nella maggior parte dei casi con relative tempistiche. Questa percentuale si abbassa al 50% per le aziende operanti nel settore engineering e construction.

Il tema ambientale

Come anticipato, nel report si nota un aumento complessivo sia nel processo di pianificazione delle azioni volte a ridurre il cambiamento climatico sia nella definizione di obiettivi quantitativi ad esse riconducibili. Secondo l’analisi, il 93% delle aziende quotate considera il climate change nella propria rendicontazione e oltre 7 aziende su 10 prevedono obiettivi qualitativi e/o target quantitativi di riduzione delle emissioni climatiche nel futuro.

Dalla survey si evince che il 47% delle aziende abbia definito degli obiettivi sul tema del cambiamento climatico, contro il 39% dello scorso anno, e tra queste il 15% li ha inseriti nel proprio piano strategico. La maggior parte delle azioni significative di adattamento al cambiamento climatico riguarda l’utilizzo di energie prodotte da fonti rinnovabili. A tal proposito, le aziende del settore energy e utilities sono tra quelle che hanno maggiormente stabilito obiettivi ed impegni, con il 75% delle risposte, seguito dal settore textile & apparel. Circa 1 azienda su 3 nei settori food and beverages ed engineering e construction non ha invece considerato azioni.

Altri spunti

Dallo studio si osserva nel complesso un aumento dell’attenzione da parte delle aziende verso lo sviluppo di una filiera di approvvigionamento sostenibile e, in particolare, verso la realizzazione di interventi di efficientamento della stessa e di logistica sostenibile. Infatti, il 92% delle aziende quotate inserisce il tema del sustainable procurement nella rendicontazione delle proprie performance non finanziarie. Tra queste, l’81% ha definito una strategia in relazione a temi di sostenibilità della catena di fornitura. Secondo la survey, quasi 1 azienda su 3 ha deciso di apportare modifiche alla propria catena di approvvigionamento negli ultimi due anni in un’ottica di maggior responsabilità nella scelta dei fornitori e per venire incontro alle esigenze da parte dei clienti.

Inoltre,  si registra una crescita generalizzata di progettualità e di iniziative in tema di economia circolare: infatti quasi il 60% delle aziende quotate dichiara di avere una strategia di economia circolare e il 50% appartiene ai settori energy & utilites, industrial e insurance & banking. Oltre il 60% delle aziende, inoltre, implementa iniziative in tema di economica circolare, un aumento significativo rispetto al 2018 (36%).

La survey ha inoltre messo in luce che il 71% delle aziende negli ultimi due anni ha avviato un processo di analisi per i propri processi operativi, in particolare il 47% si è concentrato sul massimizzare le risorse interne in termini di efficienza.

La questione Esg

Circa il 40% delle aziende quotate ammette di aver sviluppato strategie per l’integrazione dei criteri Esg durante la selezione degli investimenti. Solo il 2% delle aziende mette in atto soluzioni di screening Esg sul proprio portafoglio, metà delle quali lo esegue tra il 30% e il 50% degli investimenti, la restante tra il 70% e il 90%. L’8% del campione ha però identificato alcuni strumenti utilizzati per la selezione delle società target in cui investire secondo criteri Esg.

Nelle risposte contenute nella survey, il 71% delle aziende riporta di non avere alcuna partnership con istituzioni locali e Enti Terzo Settore. Inoltre, l’80% delle aziende non conduce assessment per identificare i bisogni sociali a livello locale. Tra le aziende che hanno risposto positivamente all’attivazione di partnership, il 28% appartiene al settore industriale che è il solo con più della metà (67%) di aziende che hanno sviluppato partnership, mentre la media dei rimanenti settori si attesta sul 24%. Quasi il 30% delle aziende ha affermato di aver attivato partnership con istituzioni locali o enti del terzo settore.

Le dichiarazioni

“La sostenibilità ha cambiato le aziende: non si tratta più solo di un’opportunità, ma di una necessità per rispondere alle sfide sistemiche che ci troviamo di fronte”, ha commentato Massimo Antonelli, ceo di Ey in Italia e coo di Ey Europe West. “Oggi rappresenta la priorità a livello di investimento per il 40% dei ceo mondiali. Mentre in Italia, secondo il nostro studio, finalmente le piccole e medie imprese viaggiano alla stessa velocità delle grandi nell’integrazione della sostenibilità nel business. Oltre la metà delle aziende intervistate considera la sostenibilità un driver fondamentale per aumentare la propria competitività nei mercati di riferimento e creare valore di medio e lungo termine per tutti gli stakeholder, ricostruendo così la fiducia nel futuro e mettendo le persone al centro della trasformazione”.

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