Matteo Lunelli Altagamma
Responsibility

112 aziende associate per 144 miliardi di euro di fatturato: come questa fondazione rappresenta la creatività italiana nel mondo

Le aziende del lusso made in Italy sono state riconosciute dall’Ue imprese culturali e creative. Parliamo di design, di motori, moda, gioielleria, nautica, ospitalità e alimentare. Parliamo dell’altra (e alta) Italia che è dunque, di per sé, un’impresa culturale. Un’associazione che rappresenta la creatività delle nostre imprese nel mondo è Altagamma, fondazione che riunisce 112 aziende per 144 miliardi di euro di fatturato, pari al 7,4% del Pil italiano. “Siamo circondati dalla bellezza del nostro patrimonio naturale e culturale”, dice il presidente Matteo Lunelli, testimonial di eccezione e re delle ‘bollicine’ Ferrari. “Lo stile di vita italiano ne è fortemente influenzato e rispecchia le straordinarie caratteristiche del nostro Paese. Le imprese dell’alto di gamma, profondamente legate al territorio, sono espressione di questa unicità. E poi c’è la creatività, quell’ingrediente che rende la nostra tradizione qualcosa di vivo e contemporaneo, permettendo di raccontarla in modo attrattivo”.

In più c’è l’anima green: quanto è importante per le imprese italiane distinguersi anche per la capacità di approcciare la sostenibilità a 360 gradi?
L’alto di gamma italiano è sostenibile proprio perché le nostre aziende nascono nei distretti: hanno uno stretto legame con il territorio. E hanno la volontà di costruire un rapporto di sviluppo positivo con tutti i propri stakeholder. Sentiamo il dovere di proteggere l’ambiente e operare in armonia con le comunità che ci ospitano. Tutto questo rappresenta un tratto che oggi diventa sempre più rilevante in un mondo in cui il consumatore richiede l’eccellenza in un brand non solo nel prodotto, ma anche nei processi e nelle pratiche aziendali.

Una posizione che non si esprime attraverso iniziative sporadiche o contingenti, ma con una strategia elaborata. In cosa consiste la vostra Carta dei Valori?
Si parte da una constatazione generale: i consumatori non scelgono più un brand come status symbol, ma in base a quanto rappresenta i valori in cui credono. Questi valori nel tempo sono cambiati ed è diventato ancor più rilevante codificarli: per questo, nell’anno del nostro trentesimo anniversario, abbiamo scritto la Carta dei Valori Altagamma. All’interno c’è l’impegno di sviluppare un’economia circolare a basso impatto ambientale, di valorizzare il talento all’interno delle aziende e di promuovere il made in Italy. L’abbiamo consegnata simbolicamente al Capo dello Stato e al Papa per sancire l’impegno delle nostre aziende a operare in armonia con l’ambiente, in sintonia con il territorio, mettendo al centro le persone.

Ci sono anche iniziative mirate, per esempio Adotta una Scuola, che mette in collegamento due mondi ancora un po’ distanti tra loro. Di cosa si tratta?
È un progetto che mira a preservare il talento nel mondo manifatturiero, che deve essere tutelato e tramandato alle future generazioni. Una ricerca realizzata con Unioncamere stima che nei settori dell’alto di gamma saranno richiesti 346mila profili professionali da qui al 2026. Riteniamo che le nostre imprese purtroppo faticheranno a trovare giovani con formazione adeguata alle esigenze aziendali. Di fronte a questo rischio bisogna agire per stimolare le vocazioni dei giovani e migliorare i programmi formativi. Il progetto Adotta una Scuola avvicina scuola e impresa creando percorsi formativi personalizzati.

In che modo?
I nostri manager e collaboratori entrano nelle aule per trasmettere nuove competenze e gli studenti entrano così in contatto con la realtà aziendale. La seconda edizione vede il coinvolgimento di 23 imprese socie che hanno ‘adottato’ una scuola tecnico professionale. In un’Italia che ha ancora un tasso di disoccupazione giovanile così alto, penso che sia un’iniziativa particolarmente importante.

Definiamo il mondo dell’alto di gamma: quanto vale questo mercato rispetto, per esempio, al prodotto interno lordo del Paese?
Basandoci sul contributo diretto e indiretto, stiamo parlando di quasi due milioni di occupati totali. Le nostre imprese esportano oltre il 50% del fatturato e l’industria culturale e creativa a livello europeo rappresenta il 10% dell’export dell’Unione europea. I brand che fanno parte di Fondazione Altagamma sono 112 e sono al vertice del made in Italy d’eccellenza, la cui base è però formata da piccole e piccolissime realtà straordinarie che rappresentano le nostre filiere e i distretti.

Che previsioni ci sono per il futuro?
Siamo ottimisti. Dopo il Covid la ripresa è stata molto forte, il 2022 è stato un anno di crescita poderosa, anche superiore alle attese per quanto riguarda il mercato dei beni personali di lusso. Prevediamo un tasso di crescita annuo del 6-7% da qui al 2030. Anche grazie al numero dei consumatori di lusso a livello mondiale che, secondo le stime elaborate con Bain & Company, da 400 milioni diventeranno 500 milioni.

In un’industria in cui lo stress e la competitività sono altissimi.
Più che stressante, direi avvincente e ricca di sfide: questo è un comparto in cui la creatività è fondamentale, quindi occorre costantemente immettere nuove idee, nuove energie, nuova linfa. Per continuare a essere competitivi, l’alto di gamma richiede la capacità di adattarsi a un consumatore sempre più esigente, attento e sensibile ai cambiamenti sociali.

Lei è presidente e ad di Ferrari Trento, attiva nel mercato delle bollicine metodo classico. Quanto conta puntare anche sui processi di sostenibilità nel campo vitivinicolo?
Siamo convinti che un’impresa non debba solo creare valore per gli azionisti, ma anche benessere, sicurezza e bellezza per tutti i propri stakeholder. Come Ferrari Trento e come Gruppo Lunelli abbiamo un forte impegno sul fronte della sostenibilità e, poichè il vino è espressione del territorio, sentiamo ancor di più la responsabilità di proteggerlo, tutelarlo e valorizzarlo. Abbiamo raggiunto nel 2017 la certificazione biologica di tutti i nostri vigneti di proprietà, un percorso importante e faticoso, anche perché noi coltiviamo vigneti di chardonnay e pinot nero sulle montagne del Trentino, dove è più complesso fare biologico rispetto ad altre parti del mondo. Ebbene, abbiamo dimostrato che si può fare anche coltivazione biologica in montagna certificando tutti i nostri vigneti e abbiamo condiviso un protocollo di viticoltura sostenibile con tutti i nostri conferenti di uva. Dal 2022 Ferrari Trento è inoltre carbon neutral scope 1, 2 e parzialmente 3, azzerando l’impatto climatico delle emissioni dirette dell’azienda.

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