lander-hakuto-R-M1-luna
Space Economy

Fallisce l’allunaggio di Hakuto-R. Il lander si sarebbe schiantato sulla Luna

La maledizione della Luna ha colpito ancora. Quattro anni fa abbiamo visto fallire l’allunaggio della missione privata israeliana Beresheet; ieri, 25 aprile, sono stati persi i contatti con il lander Hakuto-R, costruito dalla startup giapponese Ispace.

L’immagine ispirata all’Apollo 8

Lanciata nel dicembre 2022 da un Falcon 9 di Space X, la missione ha percorso una rotta lunga, scelta per risparmiare carburante, che l’ha portata a 1,3 milioni di chilometri dalla Terra, la più grande distanza mai raggiunta da un veicolo privato.

Il 21 marzo si era immessa in un’orbita circolare, a circa 100 chilometri dal suolo lunare, e per dimostrare che tutto funzionasse, aveva mandato la sua nuova versione della Terra che sorge, l’immagine ispirata a quella iconica della missione Apollo 8, colta scegliendo accuratamente il momento mentre era in corso un’eclissi totale visibile dall’Australia.

lander-Hakuto-R-luna
La Terra che sorge sull’orizzonte della Luna immortalato il 20 aprile scorso, durante un’eclissi. Hakuto-R, in quel momento, era a circa 100 chilometri dalla superficie lunare. Crediti: ispace (da Twitter)

“Siamo un’azienda piccola, ma ambiziosa”, aveva detto Takeshi Hakamada quando tutto sembrava andare per il meglio. Ieri avrebbe dovuto essere il giorno dell’allunaggio.

Il fallimento dell’allunaggio

Sembrava andare tutto bene, ma quando la sonda era molto vicina alla superficie lunare, a circa un’ottantina di metri di quota, sono stati persi i contatti. Il centro di controllo giapponese ha dichiarato via Twitter di non essere in grado di confermare il successo della missione.

Forse la velocità era eccessiva, forse i motori deputati a frenare la discesa non hanno funzionato (non avendo atmosfera, la Luna rende inutile qualsiasi paracadute) come era successo alla sonda israeliana, oppure si sono spenti troppo presto perché avevano terminato il carburante.

 

Una manovra che non ammette errori

Hakuto-R era la prima missione del programma Hakuto della ispace, che prende il nome dal coniglio bianco il quale, secondo la mitologia giapponese, vivrebbe fra i crateri selenici. Come prevedibile, la delusione dell’azienda è stata grande, sebbene il responsabile abbia già dichiarato: “continueremo, andremo avanti”.

La sonda, delle dimensioni di una utilitaria con quattro zampe, aveva a bordo un piccolo rover, Rashid, degli Emirati Arabi Uniti, un sistema di intelligenza artificiale dell’azienda canadese Mission Control e il sistema per la ripresa di immagini di Canadensys Aerospace, altra impresa con sede in Canada.

L’Esa, l’Agenzia spaziale europea, forniva supporto per le comunicazioni. Hakuto-R ha fatto sognare e regalato immagini meravigliose, ma la Luna non perdona. Malgrado molti pensino che l’allunaggio dovrebbe essere una procedura semplice, visto che sul nostro satellite naturale ci siamo posati tante volte, la manovra non ammette errori.

La corsa alla Luna

Dopo lo schianto di Beresheet, era andata persa anche la sonda dell’agenzia spaziale indiana, Chandrayaan. Il club delle nazioni riuscite ad allunare rimane fermo a tre membri: Unione Sovietica (ora Russia), Stati Uniti e Cina. In effetti, negli ultimi anni, solo le sonde inviate da Pechino hanno lavorato, con grande successo, sul suolo lunare.

Se si considera la storia dell’esplorazione e della conquista lunare, negli anni Sessanta, quando gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si sfidavano nell’avventura spaziale, il totale delle sonde, dai primi tentativi fino all’Apollo 11, è stato di 72 missioni, ma solo 25 hanno avuto successo, cioè sono riuscite a fare quanto previsto.

È una storia di grande perseveranza, una virtù sempre richiesta a tutti gli esploratori, come ho avuto modo di raccontare nel libro Conquistati dalla Luna. Per quanto poco piacevoli, i fallimenti vanno considerati occasioni per imparare, in vista dei tentativi futuri.

Altri operatori privati (americani questa volta) si organizzano per il grande passo. Si spera abbiano più fortuna, perché le loro missioni sono preparatorie per il programma di ritorno alla Luna della Nasa, che ha una forte partecipazione europea e italiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .