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La startup milanese che aiuta aziende e amministrazioni locali a ridurre l’inquinamento atmosferico

Secondo il report Air quality in Europe 2022, pubblicato recentemente dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, la qualità dell’aria è in miglioramento, e il numero dei decessi dovuti all’inquinamento atmosferico è diminuito. Tuttavia, è necessario attuare politiche più incisive per tutelare la salute dei cittadini e degli ecosistemi. 

I dati relativi all’inquinamento sono le basi da cui parte Wiseair, startup milanese nata nel 2019 da un’idea di quattro ex studenti di ingegneria del Politenico di Milano. L’azienda, che ai suoi esordi con il vaso-sensore Arianna si occupava principalmente di iniziative di citizen science, ora sta lavorando a nuovi progetti. 

Abbiamo approfondito con il ceo Paolo Barbato la storia della startup che vuole fornire strumenti concreti per diminuire l’inquinamento atmosferico. 

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Dai vasi per fiori alla collaborazione con le amministrazioni comunali

Wiseair prende vita a Milano quando Paolo Barbato, Carlo Alberto Gaetaniello, Andrea Bassi, Fulvio Bambusi iniziano a lavorare a un progetto: Arianna. 

“Eravamo partiti con l’idea di riempire tutti i balconi dei cittadini con dei sensori a forma di vaso, chiamati Arianna, che raccoglievano l’energia da una pianta”, racconta Barbato. “In seguito abbiamo inserito nel vaso un pannello solare e lo abbiamo distribuito sui balconi dei milanesi. Nel corso del tempo, l’idea è stata totalmente modificata: abbiamo mantenuto solo il sensore ma non più sotto forma di vaso.

La community è stata fondamentale per lanciare Wiseair: il supporto dei cittadini ci ha fatto conoscere in Italia e ci ha permesso di imparare tanto sulle necessità delle comunità locali e sulle preoccupazioni a cui le amministrazioni devono rispondere”.

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La filosofia di Wiseair

Il motto di Wiseair è “un problema che non puoi misurare è un problema che non puoi risolvere!”. Per tutelare la salute dei cittadini è indispensabile, secondo l’azienda, monitorare i dati sulla qualità dell’aria sia da fonti tradizionali sia innovative. 

Milano, Roma, Torino sono state le città dove sono stati distribuiti inizialmente i sensori grazie a una community di cittadini attivi. Oggi, l’azienda dialoga direttamente con più di 50 comuni.

Come funziona il servizio di Wiseair

Il servizio che Wiseair offre alle amministrazioni comunali è composto dall’infrastruttura di sensori e una dashboard da cui l’amministrazione visualizza e scarica dati in tempo reale, trend, analisi e report automatici. “Il nostro è un sensore fit-and-forget progettato per adattarsi a ogni ambiente che può essere installato in qualsiasi posizione. L’autonomia energetica è garantita grazie al pannello solare e la trasmissione dei dati è fluida e indipendente grazie a tecnologie wireless sempre disponibili”, spiega Barbato.

Negli ultimi anni Wiseair è cresciuta sempre di più, partecipando ai seguenti percorsi di accelerazione: Techstars (2021), Impact Deal (2022) e Urban-X di Mini (2022). Inoltre, “nel dicembre 2021 ha chiuso un seed round da 1 milione di euro capitanato da Novum Capital Partners insieme a Techstars e Linkem”.

Wiseair Workplace Mobility: uno strumento per le aziende

La startup offre, inoltre, un servizio per la gestione e l’ottimizzazione della mobilità aziendale sostenibile. Wiseair Workplace Mobility, partito l’anno scorso, è dedicato alle aziende che sono direttamente responsabili delle emissioni di inquinanti.

“Abbiamo iniziato a commercializzare una piattaforma per calcolare le emissioni inquinanti prodotte dai dipendenti delle aziende nella loro mobilità casa-lavoro. Gli spostamenti dei dipendenti nelle ore di punta, soprattutto nelle grandi città, sono uno dei principali contributi all’inquinamento. Quando guardiamo al futuro non pensiamo ai nostri dati ma al tipo di azioni che i nostri dati hanno abilitato e il tipo di decisioni che corrispondono a queste azioni. Abbiamo diversi clienti nel territorio nazionale come Lavazza, Italgas e Toyota“.

Lo scenario a livello legale in Italia

Con la legge n.77 del 17 luglio 2020 la normativa italiana ha introdotto per determinati tipi di aziende l’obbligo di nominare un mobility manager e redigere ogni anno i piani spostamenti casa-lavoro con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico: attraverso un questionario, si rilevano le abitudini dei dipendenti analizzando la domanda e i profili di mobilità dei singoli lavoratori di un’azienda. 

“Questo ci permette di capire quanti dipendenti si muovono, con quale mezzo, quante volte lo utilizzano e la distanza che percorrono. Grazie a queste informazioni possiamo calcolare l’impatto di ogni lavoratore sulla qualità dell’aria. Questo dato lo aggreghiamo a livello di sede e abbiamo così una fotografia della mobilità dei dipendenti di un’azienda.

Inoltre, analizziamo lo scenario e la predisposizione del soggetto a forme di spostamento più sostenibili. Quindi possiamo sapere sulla base di dati condivisi con i dipendenti cosa posso aspettarmi se incremento il car pooling o gli incentivi per l’utilizzo del trasporto pubblico, di un car sharing elettrico, etc.

Stimiamo, quindi, l’impatto della popolazione dipendente e quello ambientale. Con questo possiamo aiutare le aziende ad allocare budget, prendere decisioni di investimento e implementare iniziative di mobilità sostenibile”.

Ridurre le emissioni inquinanti

L’obiettivo comune di questi progetti sia per il pubblico sia per il privato è incentivare decisioni che riducano le emissioni inquinanti, a partire da dati.

Nel caso del pubblico sono dati relativi alle concentrazioni di inquinanti, perché gli amministratori sono interessati a sapere cosa respirano i cittadini del proprio comune, mentre le aziende sono interessate a quello che loro emettono perché ne sono responsabili e devono renderne conto. 

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