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Il costo ambientale del web: le cinque big tech americane inquinano più del Belgio

Il web inquina più di quanto si pensi e buona parte delle emissioni di CO2 proviene dalle cinque grandi big tech di cui tutti ogni giorno usiamo prodotti e servizi, vale a dire: Amazon, Google, Apple, Meta e Microsoft.

È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio Esg Big Tech presentato da Karma Metrix, digital company che misura e riduce l’impatto ambientale dei siti web, che ha analizzato i bilanci di sostenibilità pubblicati dalle cinque grandi aziende tecnologiche dal 2018 al 2021, ossia ultimo anno in cui sono disponibili. Un’analisi importante anche alla luce del fatto che il 60% degli utenti – stando all’analisi realizzata da Sharethrough, azienda nordamericana che si occupa di innovazione tecnologica tramite video e native advertising – ignora completamente quale sia l’impatto dell’inquinamento digitale.

Le emissioni delle 5 Big Tech nel 2021

I 5 colossi della tecnologia, presi tutti insieme, hanno emesso, solo nel 2021, 125,9 tonnellate di CO2e (dove la e sta per equivalente e si tratta di una misura che esprime l’impatto sul riscaldamento globale di una certa quantità di gas serra rispetto alla stessa quantità di anidride carbonica). Per intenderci: Amazon, Google, Apple, Meta e Microsoft hanno inquinato più dell’intero Belgio (125.4 tonnellate CO2e) con un aumento delle emissioni totali del 30,8% rispetto al 2018.
Se fosse un paese, il paese delle Big Tech sarebbe il 51esimo per emissioni di CO2e, in una classifica che vede al primo posto l’Oman con 132,6 milioni di tonnellate e il Cile con 125,9 milioni. Di queste 126 tonnellate, il 56,8% è stato emesso da Amazon, il 18,4% da Apple, l’11,2% da Microsoft, il 9% da Google e il 4,5% da Meta.

Perché Internet inquina?

Questi numeri sono importanti perché ci permettono di riflettere su un aspetto cui difficilmente si pensa: Internet inquina, non meno di quanto possano fare le automobili o gli impianti di riscaldamento, solo che nell’immaginario comune mandare un’email, utilizzare i social, realizzare reel su Instagram, inviare messaggi vocali, sembra sempre a basso impatto.

Ma cosa determina questo inquinamento della rete? Sia il modo in cui sono realizzati i siti web – spesso poco efficienti, con immagini pesanti e tanto altro – che i combustibili fossili utilizzati per produrre energia, in particolare le macchine server e le infrastrutture di rete, i sistemi di raffreddamento dei data center, i dispositivi finali utilizzati dagli utenti.

Ecco perché compensare i danni dell’inquinamento non basta anche perché, come sottolineano da Karma Metrix, per farlo davvero bisognerebbe piantare piantare circa 2.400 miliardi di alberi che richiederebbero una superficie di circa 42,5 milioni di km2, equivalente a 2,5 volte la Russia.

Quanto consumano i colossi tecnologici

Nell’inquinamento digitale non influiscono solo le emissioni di gas, ma anche il consumo energetico riguardo al quale le big tech non sono proprio così “attente”. Sempre negli anni presi in esame, le 5 big tech americane nel 2021 hanno consumato energia per 75.6 Milioni di MWh, ovvero più di intere nazioni come Austria, Algeria e Venezuela. In generale, il consumo di energia delle 5 Big Tech in milioni di MWh è aumentato del 209.5% dal 2018 al 2021. Andando a vedere più in dettaglio, Amazon guida la classifica del consumo energetico con il 40,8% dei 75.6 Milioni di MWh, seguita da Google (24,5%), Microsoft (17,8%), Meta (12.4%) e Apple (4,4%).

Combattere il cambiamento climatico

Analizzando a fondo i report di sostenibilità, emerge come tutti i 5 big della tecnologia (3 dei quali sono leader mondiali del cloud) si stiano comunque impegnando per migliorare la loro sostenibilità, ridurre l’impronta carbonica e fronteggiare il cambiamento climatico, anche se questo non riduce ancora il livello di inquinamento digitale. Tra le iniziative più gettonate ci sono l’aumento dell’uso di fonti energetiche rinnovabili, la riduzione delle fonti fossili e la ricerca continua di massima efficienza energetica nei data center.

“Per combattere il cambiamento climatico non basta piantare alberi o passare all’auto elettrica: occorre risparmiare energia e ridurre la CO2 e anche dalle attività digitali. Con il 60% degli utenti che ignora che l’uso di internet genera emissioni”, ha commentato Ale Agostini, ceo di Karma Metrix, “abbiamo il dovere morale di aumentare la consapevolezza misurando l’impatto del digitale e risparmiando. Da qui nasce l’idea dell’osservatorio Esg Big Tech. Le Big Tech, tre delle quali sono leader mondiali nei servizi di cloud computing, possono e devono fare di più per ridurre la loro impronta carbonica, rendendo più consapevoli aziende e utenti che anche la rete inquina. La crisi climatica avanza rapidamente e ciascuno deve fare la sua parte sin da ora”.

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