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Small Giants

Il bene rifugio che resiste: Careisgold punta a rendere l’oro accessibile a tutti

Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di maggio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

“L’oro è il re dei beni rifugio” e negli ultimi mesi è tornato a correre. Con la crisi bancaria e il fallimento della Silicon Valley Bank, il prezzo del metallo giallo è salito del 12%. Dal 2000 a oggi la sua quotazione è cresciuta costantemente e ha quintuplicato il suo valore registrando un incremento del 540%, solo negli ultimi cinque anni è aumentata del 60%. Il metallo più famoso e apprezzato è da sempre metafora di ricchezza e di valore. In periodi di incertezza economica e instabilità sui mercati finanziari è considerato un ottimo asset di investimento per mettere al sicuro il patrimonio nelle tempeste finanziarie.

Dalle estrazioni in Mesopotamia alle prime monete

Il prezioso metallo porta con sé un retaggio antico e fortemente simbolico che lo ha reso nei secoli tanto desiderato da guadagnarsi gli interessi degli stati più potenti del mondo. Dalle prime estrazioni in Mesopotamia risalenti a oltre seimila anni fa alla creazione delle prime monete, ha sempre ricoperto un ruolo economico, politico e anche divino, stringendo un legame sempre più forte con l’uomo. Per molti anni è stato considerato come il mezzo di pagamento più sicuro.

La prima grande potenza ad adottarlo come moneta corrente fu l’Inghilterra nel 1846, seguirono poi altri paesi europei oltre che Stati Uniti, Russia, India e Giappone. Tale sistema era incentrato su un rapporto di cambio fisso e un ordine economico basato sulla conversione delle banconote in oro. Era l’epoca del Gold Standard: il sistema in grado di regolare l’emissione delle banconote in funzione della disponibilità del prezioso metallo. Nel 1971 gli Stati Uniti abolirono la convertibilità del dollaro in oro. Con la nascita dei cambi flessibili nacque il libero mercato, che dipende dalla domanda e dall’offerta.

Careisgold e gli investimenti in oro puro fisico

Careisgold, società per azioni di Care Holding, si occupa di investimenti in oro puro fisico. Oggi l’azienda ha un capitale sociale di due milioni e con una rete di vendita che si estende in tutta Italia, da nord a sud, oltre 40 milioni di fatturato nel 2022, punta a raddoppiare i ricavi nell’anno corrente e chiudere a 80 milioni, avendo superato i 16 milioni nel primo trimestre.

Dopo un’esperienza in Svizzera in una società che operava in Italia nel settore finanziario, nel 2009 Claudio Boso ha fondato Care Holding. “Nel 2016 ho capito quanto il mercato finanziario fosse complicato, normato e burocratizzato”, spiega il fondatore. “Così mi sono messo alla ricerca di qualcosa di nuovo. Ho analizzato il mondo bancario e quello dei diamanti, ma non ho trovato un mercato che facesse al caso nostro. Poi mia madre mi ha lasciato in eredità dei lingotti e con loro una grande intuizione. Ho preso questo gesto come un segnale ed è nato così l’interesse imprenditoriale nei confronti dell’oro”.

Rispetto ad altri paesi europei, quello del mercato aureo in Italia era ancora un campo inesplorato. Fino al 2000 infatti il metallo giallo era monopolio di stato e con la liberalizzazione gli investimenti sono diventati “il modo più sicuro per diversificare e proteggere il proprio patrimonio”.

Circa 2.452 tonnellate di oro in Italia

Stiamo parlando di un bene non riproducibile, non è una risorsa infinita e non si può produrre artificialmente. Anzi, in realtà ce n’è sempre meno. Le migliori stime disponibili oggi affermano che al mondo ci sono tra le 180mila e le 200mila tonnellate di oro estratto, poi si parla di ulteriori 50mila tonnellate estraibili ed è normale che “chi lo detiene avrà in mano potere e capitale”. In pochissimi anni il suo prezzo è cresciuto molto: “Quando abbiamo lanciato l’azienda il prezzo dell’oro era di 35 euro al grammo, ora sfiora i 60 euro”, sottolinea Boso.

Le riserve auree italiane ammontano a circa 2.452 tonnellate, di cui 4,1 tonnellate sotto forma di moneta e le restanti sotto forma di lingotti. Negli anni, malgrado le fluttuazioni del mercato, il prezioso metallo “ha sempre mantenuto il suo valore”. Ciò che lo rende appetibile è, oltretutto, anche l’assenza di Iva. Quando parliamo di risorse auree la tendenza diffusa è pensare che possano essere detenute solo da persone con grande disponibilità economica.

L’azienda veronese “ha reso l’oro accessibile a chiunque: famiglie e imprese possono creare la propria riserva aurea attraverso una formula alla portata di tutti”. In Italia ci sono circa 600 banchi metalli, “ma noi abbiamo un approccio diverso, più innovativo. La chiave per entrare nel mercato italiano è stata una soluzione che, oltre alla possibilità di far acquistare l’oro una tantum, permette di dilazionare i versamenti per crearsi la propria riserva aurea in maniera flessibile. “La nostra forza è quella di riuscire ad adattare la formula dell’investimento sulle possibilità economiche del cliente, come un abito su misura. L’acquirente decide in base alla sua disponibilità di acquistare una quantità di oro in un lasso di tempo più o meno lungo, decidendo di mese in mese quanto e se versare”.

La differenza con il classico metodo di versamenti ricorrenti è che non ci sono vincoli e “si può decidere ogni mese di destinare una somma o non destinarla affatto in base alla propria disponibilità, senza un importo fisso”. È come decidere di avere un salvadanaio e metterci ogni mese una quantità di oro fino a quando è pieno. Non ci sono tutti quegli obblighi, con scadenze e importi prestabiliti, tipici del mondo finanziario. “Sono convinto che ogni famiglia italiana nel prossimo futuro si creerà la propria riserva aurea. Questo andrà a valorizzare tutto il nostro paese.

L’oro tiene testa alla crisi economica e alle guerre

L’oro è il bene rifugio di protezione che ha sempre tenuto testa a tutte le crisi economiche e le guerre creando ricchezza al mercato e sicurezza nelle famiglie”. Stando ai dati del World Gold Council, le banche centrali hanno acquistato la cifra record di 1.136 tonnellate di oro nel 2022 per un valore di circa 70 miliardi di dollari, il massimo dal 1967, raddoppiando la domanda annuale rispetto alle 450 tonnellate dell’anno precedente.

L’ultimo rapporto Gold Demand Trends del World Gold Council rivela che la domanda annuale di oro nel 2022 “è aumentata del 18% su base annua, raggiungendo le 4.741 tonnellate”, totale annuo record dal 2011. Un’inversione di tendenza rispetto agli anni ‘90, quando le banche centrali europee vendevano centinaia di tonnellate di lingotti all’anno. Dopo la crisi finanziaria del 2008, le grandi potenze mondiali come Stati Uniti, Cina, Europa, Russia ed Emirati Arabi hanno iniziato a fare incetta d’oro, acquistandone il più possibile proprio in virtù della scarsissima volatilità che contraddistingue il metallo, il cui valore non dipende da nessun fattore attribuibile alla politica o ai governi. Con l’inflazione che galoppa al 10% e con la recessione c’è stata un’accelerazione ancora maggiore, “per il mercato dell’oro si sono aperte una marea di possibilità” e “la forte domanda ha determinato un aumento esponenziale del prezzo”.

“Con la recessione è stato subito chiaro che l’oro era l’asset su cui puntare”, afferma Boso. In un mercato come quello attuale, le banche hanno portato rendimenti quasi nulli alle aziende che hanno investito la loro liquidità. Per una corretta diversificazione del portafoglio del proprio patrimonio complessivo consigliamo di detenere tra un 10-15% di oro puro fisico che non deve essere visto come bene speculativo, ma come un bene rifugio nel lungo termine”. Gli italiani hanno parcheggiato in banca, tra conti correnti e depositi, circa duemila miliardi “ma quei soldi non fruttano nulla”.  Anzi, a causa dell’inflazione il potere d’acquisto diminuisce”, spiega Boso. Inoltre “da codice civile i soldi depositati sono di proprietà della banca e se dovesse andare in sofferenza il denaro sarebbe a rischio. Invece con l’oro il discorso cambia, lo si tiene in mano, ne hai la completa proprietà, e questo è un grande valore”.

Ogni persona avrà la propria riserva aurea

“Sono convinto che nel mondo dell’oro accadrà quello che si è verificato nel mondo finanziario. Un tempo acquistare un piano di risparmio era una novità, attualmente tutti o ce l’hanno o ne hanno sentito parlare. Accadrà la stessa cosa nel mondo dell’oro: ogni persona si creerà la propria riserva aurea al fine di mettere da parte un risparmio che possa garantire a se stesso e alla sua famiglia un futuro sereno, soprattutto considerando la situazione pensionistica che di certo non è idilliaca e che non migliorerà nei prossimi anni”.

Attraverso tre divisioni – prime, private e corporate – l’azienda ha creato una rete di vendita di professionisti in cui anche i neofiti possono imparare a crearsi una professione per promuovere l’oro (prime), mentre la sezione private e corporate è orientata ai professionisti del settore, promotori finanziari, agenti, banche, e broker che hanno voglia di aggiungere un nuovo asset per i loro clienti, puntando a democratizzare il metallo prezioso. Inoltre, attraverso un nuovo progetto, Careisgold sta lavorando affinché l’oro puro fisico possa essere venduto anche nelle gioiellerie, le quali, non essendo in genere anche banchi metalli, non hanno l’autorizzazione per poterlo fare. L’insieme di tutte queste divisioni portano a pensare a un’eccezionale espansione nei prossimi anni.

Come sottolinea il fondatore, la missione di Careisgold è “far conoscere questo mercato a ogni famiglia italiana”. E il segreto del suo successo? “Ne ho uno solo” risponde Boso. “Ho avuto da sempre la capacità di circondarmi di persone migliori di me, valide e competenti, in grado di portare valore all’azienda: da solo non puoi creare ricchezza”.

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