Mauro Lajo, ad di Forever Bambù
Responsibility

L’azienda che vuole ridurre l’impatto ambientale grazie al bambù gigante

Un progetto triennale per la creazione di servizi ecosistemici per la riduzione della carbon footprint grazie al bambù gigante. Forever Bambù, realtà attiva nella piantumazione con agricoltura biologica e simbiotica ha attivato così la ricerca per creare il primo disciplinare al mondo per la coltivazione di una pianta tanto comune quanto rara per le sue qualità di stoccaggio della CO2.

Il progetto che nasce nel bambuseto

Il nuovo progetto di ricerca e sviluppo, denominato Sbam4Bbees, nasce nel bambuseto di Siena ed è realizzato in collaborazione con due eccellenze italiane: Isires, Istituto Italiano Ricerca e Sviluppo, e il Dipartimento di Ingegneria Chimica, Materiali, Ambiente dell’Università La Sapienza di Roma.

“La ricerca è stata sposata da Isires”, spiega Giorgio Perona, presidente di Isires e responsabile del progetto di ricerca & sviluppo, “perché conforme a cinque criteri differenzianti: novità della sperimentazione, creatività come proposizione originale, sistematicità tesa a produrre una metodologia e un disciplinare, la trasferibilità del know-how e, quinto, l’incertezza, scientifica e tecnologica”.

La ricerca, che parte nel dicembre di quest’anno per concludersi a fine 2024, finanziata dal decreto ‘Destinazione Italia’, sarà guidata dal presidente di Isires Giorgio Perona, come responsabile del progetto di ricerca & sviluppo, da Antonio Zuorro, del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Materiali, Ambiente – Dicma, Università La Sapienza di Roma, come responsabile scientifico, e dall’agronomo Raffaele Mana, in veste di product manager.

L’obiettivo è ambizioso, il progetto Symbiotic Biological Agricolture Method 4 Bambù Based Ecosystem Services punta alla certificazione del metodo innovativo di agricoltura simbiotica di Bambù Gigante (Phyllostachys Edulis) creato da Forever Bambù, attraverso processi di analisi volti a formalizzare un vero e proprio disciplinare, convalidando e ampliando le modalità di lavoro attuate nel bambuseto di Sovicille, in provincia di Siena, che occupa una superficie complessiva di 17 ettari piantumati a bambù gigante.

La natura pacifica del bambù

“Le qualità ambientali del bambù sono così straordinarie che vogliamo mettere a disposizione di tutti i risultati del nostro metodo proprietario di coltivazione, in Italia come ovunque”, commenta Mauro Lajo, amministratore delegato di Forever Bambù, “Il mondo intero ha e avrà sempre più bisogno di assorbire la CO2: e pulire la nostra impronta ambientale investendo in pratiche naturali e insieme ingegneristiche come la natura ci ha insegnato a fare è fondamentale. Abbiamo scelto Isires e La Sapienza come partner ideali per dare nuove conferme al grande valore di questa pianta straordinaria, che grazie alle sue non comuni capacità di crescita rapida – perciò erroneamente reputata infestante -, alla sua natura pacifica (il bambù non rilascia alcuna sostanza repellente per altre piante, a differenza di tutte le altre), è adatta a potenziare il polmone verde del Pianeta assicurando grandissimi benefici all’intero ecosistema”.

La ricerca parte da una valutazione del terreno con l’analisi dei micro e macro-elementi e sulla quantità di anidride carbonica stoccata nel campo di Sovicille tradizionalmente coltivato per cereali e foraggio e nel 2018 riconvertito a bambuseto. L’obiettivo cardine sarà identificare l’addizionalità giusta per sviluppare la migliore coltivazione simbiotica per elevare i risultati nell’abbattimento della carbon footprint. Il tutto, tutelando e favorendo lo sviluppo della biodiversità del terreno e del sito, aumentando il carbonio stoccato con lieviti, batteri, micorize a favore di avifauna e entomofauna.Alla sperimentazione in atto, si uniranno in futuro anche l’Università di Siena e quella della Tuscia.

Per garantire la qualità e la comparabilità dei carbon removals, il regolamento stabilisce quattro criteri: quantificazione, le attività di rimozione del carbonio devono essere misurate accuratamente e produrre benefici inequivocabili per il clima; addizionalità, le attività di rimozione del carbonio devono andare oltre le pratiche esistenti e quanto richiesto dalla legge; stoccaggio a lungo termine, i certificati sono legati alla durata dello stoccaggio del carbonio, in modo da garantire uno stoccaggio permanente; sostenibilità, le attività di rimozione del carbonio devono preservare o contribuire a obiettivi di sostenibilità come l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’economia circolare, la tutela delle risorse idriche e marine e della biodiversità.

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