Articolo apparso sul numero di luglio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Nuovi modelli di assistenza sanitaria si fanno sempre più strada all’estero. Progetti che integrano partenariati pubblico-privato (Ppp) tra enti pubblici, organizzazioni sanitarie e partner di settore come le aziende medtech, per migliorare l’erogazione dei servizi sanitari e offrire una significativa opportunità di risparmio sui costi. In Italia, a fronte di investimenti di oltre 4 miliardi di euro previsti dalla Missione 6 del Pnrr, l’inflazione acquisita per il 2023 rischia di erodere buona parte dell’aumento della spesa sanitaria, indispensabile per fare fronte alle diseguaglianze regionali e locali nell’offerta di servizi e prestazioni e alla necessità di ingresso di innovazioni tecnologiche e terapeutiche per la cura di una popolazione sempre più anziana e predisposta alle cronicità.
“I problemi non mancano”, sottolinea Roberta Busticchi, presidente e amministratore delegato di Siemens Healthineers Italia, “ma nemmeno le opportunità di miglioramento sistemico. Ci troviamo in un momento storico cruciale, in cui tanto può essere fatto per risolvere i problemi strutturali del sistema sanitario italiano. Nel mercato globale di oggi, la prospettiva che un paese possa finanziare e gestire il proprio sistema sanitario pubblico interamente a livello statale potrebbe non sempre essere realistica”. Forte di un’esperienza ultraventennale nel settore, Busticchi è convinta che l’integrazione con i partenariati pubblico-privato potrebbe essere “la direzione giusta da seguire anche nel nostro Paese, soprattutto per costruire o rinnovare strutture, implementare servizi clinici dedicati e favorire l’innovazione nelle organizzazioni sanitarie. Come gran parte del settore sanitario, i progetti di Ppp stanno passando dall’acquisto transazionale di tecnologia medicale a modelli basati sul valore che privilegiano la qualità di cura e l’efficienza delle attività ospedaliere”.
Con la crescente decentralizzazione del settore, la tecnologia digitale è diventata vitale per le comunicazioni e la connettività. In questo momento, le competenze digitali dei partner sono cruciali. “Servizi come il digital twinning forniscono ai professionisti sanitari una rappresentazione virtuale dei pazienti e una comprensione più approfondita dell’assistenza che viene loro fornita”, sottolinea Busticchi. “La telemedicina mantiene i pazienti connessi con esperti clinici 24 ore su 24, migliorando la qualità dell’assistenza e riducendo il numero di pazienti ospedalizzati. Queste tecnologie possono migliorare l’efficienza dell’assistenza sanitaria, ma richiedono partenariati tra i provider e il settore per una corretta progettazione e implementazione. Solo così possiamo equipaggiarci per affrontare le sfide in sanità”.
Una sfida da combattere sul campo, dove ogni momento è prezioso. La tecnologia può fare la sua parte. “L’ictus, per esempio, è la seconda causa di morte e la prima causa di disabilità nel mondo. Durante un ictus, quasi due milioni di cellule celebrali muoiono ogni minuto che passa. Per questo motivo il trattamento deve essere il più veloce possibile. Grazie a un innovativo sistema angiografico biplanare, in grado di produrre immagini Ct-like necessarie per la mappatura perfusionale senza l’uso di una tac tradizionale, è ora possibile il trasferimento del paziente direttamente in sala angiografica, riducendo i tempi di trattamento e di conseguenza salvando funzionalità celebrali”.
In effetti gli esempi di tecnologia innovativa non mancano: dalle sale ibride Angio Ct, in grado di integrare immagini angiografiche e tac per permettere al chirurgo di disporre di imaging avanzato durante l’intervento, alla patologia digitale utile per una scansione fedele dei preparati cito-istologici, ovvero dei vetrini tradizionali, fino alla possibilità di utilizzare diversi ingrandimenti e piani di fuoco grazie all’intelligenza artificiale, per identificare alterazioni non visibili all’occhio umano.
“Il mio esempio preferito, però”, dice ancora Busticchi, “rimane la tecnologia photon counting, una vera rivoluzione nel campo della tomografia computerizzata, che permette di ottenere una risoluzione spaziale precisa anche delle strutture più piccole, come, in ambito cardio-vascolare, le coronarie. Naturalmente la tecnologia è un mezzo: quello che conta è l’utilizzo che se ne fa, sia nella ricerca che nella routine”.
Fondamentale, come nel caso di Siemens Healthineers, trovare, oltre che un provider tecnologico, anche il partner pronto ad accompagnare una struttura lungo il percorso per diventare ospedale del futuro, “supportandola nella definizione del fabbisogno tecnologico, nella progettazione degli spazi e dei percorsi ottimali il nostro lavoro fa in modo che i nostri sistemi diagnostici si sposino con l’ambiente circostante, creando il binomio perfetto tra il design del nostro prodotto e lo spazio che lo circonda, affinché gli operatori sanitari possano lavorare al meglio”.
Così è possibile pensare e progettare l’ospedale del futuro secondo criteri che tengano “in considerazione la complessità di spazi, percorsi, volumi, specialità, esigenze del personale e, ovviamente, dei pazienti, perno attorno a cui ruota la nostra attività. È un ospedale dove la tecnologia non è fine a se stessa, ma in grado di rispondere ai bisogni di cura dei pazienti di oggi e di domani. È un ospedale attento a come la tecnologia si dispone all’interno degli ambienti, con particolare interesse al suo impatto nel tempo e al beneficio per chi somministra e chi riceve le cure. L’ospedale del futuro deve essere gestito secondo specifici criteri di valorizzazione ed efficientamento delle tecnologie a disposizione, ma anche permettere la crescita continua delle competenze del personale sanitario”.
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