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Un’agenzia controcorrente: con Blacklist Football l’agente Fifa Franco Camozzi vuole smentire i luoghi comuni sui procuratori

Articolo tratto dal numero di luglio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Commissioni faraoniche, viaggi in giro per il mondo, incontri segreti in alberghi di lusso o ristoranti stellati. A chi la osserva da fuori, la vita dei procuratori sportivi sembra bella e semplice. “Ma non è così: nessuno ti parla, nessuno vuole fare affari con te, nessuno vuole darti fiducia”. A smentire i luoghi comuni sul suo lavoro è Franco Camozzi, agente Fifa dal 2012. Ex consigliere di mercato dello Spartak Mosca, nel 2022 ha deciso di aprire la sua agenzia, la Blacklist Football Agency. “Il nome nasce da tutte le difficoltà che ho dovuto passare per ritagliarmi un posto in questo mondo. Quando inizi a fare il procuratore, ti senti un po’ inserito in una lista nera”.

La fondazione

Blacklist Football Agency nasce dalla voglia di Camozzi di rimettersi in gioco come agente alla fine della sua esperienza in Russia, dovuta allo scoppio della guerra in Ucraina. “Quando ero lì ho conosciuto il mio socio, Lorenzo Cipriani”, racconta Camozzi. “Lui è stato per tanti anni il manager di due ex giocatori del Milan, Kakhaber Kaladze e Juraj Kucka. Quando l’ho incontrato aveva deciso di staccarsi dal mondo del calcio, ma dopo la fine della mia esperienza allo Spartak si è unito a me in questa avventura”.

I servizi

Oltre al servizio di procura dei giocatori, Blacklist si occupa anche di fare da intermediario tra club e calciatori durante alcune trattative di calciomercato e di scovare giocatori in giro per il mondo. “È importante andare a vedere gli atleti. Qualcuno può segnalare profili interessanti, ma poi siamo noi che andiamo a visionarli sul posto. Tra i nostri servizi infatti, c’è anche la consulenza sullo scouting per società e direttori sportivi”.

Altro che algoritmo

Anche se qualche proprietà americana li vende come uno strumento di rivoluzione del calcio, Camozzi non crede troppo ai dati come metodo per individuare i talenti. “Ti aiutano, ma non dicono tutto”, spiega. “Prima di prendere un calciatore bisogna capire il suo carattere, se il suo gioco è funzionale alla squadra, vedere se riesce a integrarsi in un ambiente nuovo, magari lontano dalla famiglia e dagli affetti. Tutte queste informazioni non sono presenti nei numeri”. Un altro fattore determinante per Camozzi che non viene indicato dai dati è quello umano. “Voglio che i ragazzi che seguiamo siano educati, che abbiano rispetto delle loro famiglie e che credano in loro stessi. Poi a sviluppare il loro talento ci pensiamo noi”.

La rosa

In questo momento la rosa di Blacklist è composta da cinque giocatori, ma l’intenzione di Camozzi è di triplicarla. “Collaboriamo con una società che si trova in Georgia”, spiega ancora Camozzi. “Lo scorso anno abbiamo portato in Serie A Luka Lochoshvili, in forza alla Cremonese. Siamo molto soddisfatti perché, anche se la squadra è retrocessa, il valore del giocatore è aumentato. In questa sessione di calciomercato abbiamo buone possibilità di portare altri calciatori in Italia, ma vogliamo anche scovare giovani talenti qua, soprattutto in Lombardia e in Veneto”.

Il fascino del rischio

Ovviamente ogni giocatore che non ha esperienza di grandi palcoscenici rappresenta una scommessa. Camozzi ne è consapevole e vede in questo aspetto uno dei lati più affascinanti del suo lavoro. “Io amo rischiare. Quando ero allo Spartak feci prendere l’attaccante Jordan Larsson dalla squadra svedese del Norkopping per 4,5 milioni di euro. Il presidente era scettico ma io lo convinsi e alla fine il giocatore divenne presto uno degli idoli dei tifosi. La cosa importante è essere convinti delle proprie scelte. Bisogna avere intuito e coraggio”.

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