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“Più emissioni con la plastica riciclata”: Lego abbandona il progetto dei mattoncini sostenibili

Quando nel 2021 il colosso danese Lego ha lanciato il progetto di ricerca sulla plastica Pet (polietilene tereftalato) voleva cambiare pelle ai suoi mattoncini. Le intenzioni erano nobili: ridurre la propria impronta carbonica e riciclare bottiglie di plastica per creare i pezzi delle costruzioni per bambini (e non solo) più famose al mondo. Ma il progetto è fallito. I ricercatori hanno scoperto che “il materiale porta a maggiori emissioni di carbonio”, ha affermato l’amministratore delegato Niels Christiansen.

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Il progetto

La società produttrice di giocattoli da tempo cerca soluzioni che sostituiscano la plastica tradizionale, che deriva dal petrolio. Ma stando alle ricerche condotte dall’azienda, produrre i mattoncini con plastica riciclata sarebbe più complicato e più inquinante. Come si legge sul Financial Times, due anni fa l’azienda ha annunciato di aver testato un prototipo di mattoncino realizzato con plastica riciclata anziché con Abs (acrilonitrile-butadiene-stirene) a pase di petrolio, che invece è utilizzato per circa l’80% dei miliardi di pezzi prodotti ogni anno. Lego ha dunque deciso di migliorare l’impronta di carbonio dell’Abs, che necessita di circa 2 kg di petrolio per fare kg di plastica.

Il materiale magico? Non è stato ancora trovato

L’azienda già nel 2012 parlava di eliminare la plastica ricavata dal petrolio entro il 2030. E ci ha provato davvero: ha testato più di 200 materiali alternativi in questi anni. Poi nel 2021 ha annunciato il progetto che prevedeva la produzione dei giocattoli con materiale riciclato da bottiglie. Ma finora, ha spiegato Christiansen al Financial Times “il materiale magico, che avrebbe dovuto risolvere il problema legato alla sostenibilità, non è ancora stato trovato”.

La Rpet, ha spiegato Tim Brook, a capo della sostenibilità di Lego, è meno dura della Abs. Ha bisogno dunque di altri ingredienti per arrivare alla durezza necessaria. “È come fare una bici di legno invece che di metallo”, ha spiegato Brook. Inoltre “per garantire la produzione massiva della Rpet avremmo dovuto stravolgere il nostro apparato produttivo. Questo, in fin dei conti, sarebbe stato più inquinante”.

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