Articolo tratto dal numero di settembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Una cantina capace di raccontarsi al mondo, traendo forza dalla tradizione. Antonio Argiolas era solito usare il termine “idea” per descrivere il suo sogno, poi divenuto una realtà custodita prima dai figli Franco e Giuseppe, poi dai nipoti Valentina, Francesca e Antonio. Oggi la famiglia è impegnata in una valorizzazione che punta sulla terra e sulle sue produzioni, investendo in formazione e confronto.
La Cantina Argiolas ha come nucleo una casa tradizionale del Parteolla, regione storico-geografica della Sardegna in cui si trova Serdiana. Sin dal principio ha scommesso sull’innovazione, legando la sua genesi all’isola e riflettendone l’identità. Tutelando i vitigni locali e investendo sulla sostenibilità, l’impresa sperimenta tecniche all’avanguardia e si serve della consulenza di esperti internazionali. Dal nonno Antonio i nipoti hanno ereditato la caparbietà, la passione per la vigna e la gioia di vivere le vendemmie.
La storia
Questa storia è cominciata in un podere di tre ettari a Serdiana, a 20 chilometri da Cagliari, di proprietà di Antonio Argiolas, che impiantò la prima vigna. Guidato dalla passione per la propria terra, ma affascinato da luoghi lontani, dopo i viaggi in Argentina e California a fine anni ’70, Antonio diede inizio a una rivoluzione, superando la parcellizzazione della campagna, diffusa nell’isola, e impiegando macchine avanzate per lavorare terreni più ampi e di un’unica proprietà. Fu così che acquistò le terre di Selegas-Sa Tanca e Sisini, le tenute più estese della cantina. Sono i luoghi di cui parlano i vini Argiolas.
L’amore per la terra
L’approccio alla terra è stato trasmesso di generazione in generazione. Oggi è rappresentato dalle pratiche per preservare la fertilità del suolo e prevenirne l’impoverimento, in particolare l’inerbimento. Una tecnica agronomica indispensabile per aumentare la sostanza organica e, soprattutto, il carbonio necessario per attivare l’insieme di microrganismi fondamentali per l’attività radicale. Per questo si sono studiati negli anni i migliori miscugli di essenze vegetali che esprimono le caratteristiche del terreno e delle varietà coltivate.
Il manifesto della Cantina Argiolas prevede l’esplorazione di nuove terre e la scoperta di idee per rendere identitario il lavoro in vigna e in cantina. “Da 30 anni siamo impegnati nella viticoltura integrata”, racconta Valentina Argiolas. “Abbiamo abbandonato le pratiche calendarizzate dell’approccio tradizionale per abbracciare una gestione più naturale, lavorando sulle irrigazioni, introducendo una centralina meteo per studiare i parametri di umidità del suolo e applicando una tecnica di subirrigazione che permette di risparmiare il 50% di acqua”.
“La Sardegna ha uno straordinario numero di vitigni autoctoni. Preservare questa biodiversità rafforza il tratto distintivo dei territori e conduce a scoperte di gusto. La nostra costante opera di ricerca ha permesso di rinvenire una moltitudine di biotipi o cloni delle 11 varietà principali della Sardegna, grazie alle quali si è creato il primo campo regionale di biodiversità, che comprende cinquemila piante. Da ogni microselezione (sei piante per tipologia, per un totale di 500 combinazioni differenti) si sono realizzate piccole microvinificazioni di prova, strumento per esplorare le caratteristiche delle produzioni e propagarle”.
I vini
L’opera di ricerca e valorizzazione ha permesso di dare vita a vini unici. Nel 1988 la prima vendemmia consegnò alla cantina le uve da macerare e fermentare, una miscela equilibrata di vitigni sardi radicati da secoli tra i suoli calcarei delle colline e le sabbie del litorale, baciati dal sole e accarezzati dal vento, gonfio di mare: il Cannonau, che offre struttura e personalità, il Bovale, generoso nel dono del fruttato, il Carignano, depositario di eleganza, pienezza e rotondità, e la Malvasia nera, che regala la capacità di maturare. Il Turriga arrivò nel 1991. Invecchiato dentro barriques di rovere francese per 18-24 mesi e affinato in bottiglia per 12-14 mesi, conquistò vari riconoscimenti.
Rosso rubino prodotto da vitigni della tradizione, il Turriga racconta le memorie dell’isola con un linguaggio contemporaneo e internazionale. Esprime la filosofia di casa Argiolas. “Nostro nonno ha voluto rivoluzionare il modo di fare vino, scegliendo di realizzare prodotti che rappresentassero la Sardegna, ma che potessero essere bevuti in tutto il mondo”, dice Valentina. “Il Turriga è sardo, con carattere. Un vino molto indigeno, ma capace di adattarsi alle cucine di tutto il mondo. Un vino tradizionale, longevo, profumato ed elegante”.
Un nuovo metodo di potatura
Il legame tra Argiolas e la Sardegna non si esaurisce con il vino, ma trova espressione anche con la tutela del paesaggio. Perché difendere l’ambiente e coltivare in modo responsabile significa anche aver cura del territorio, conservarlo vivo e sano. Per questo da dieci anni la Cantina Argiolas adotta il metodo di potatura Simonit&Sirch, che prevede tagli non invasivi e solo sul legno giovane per evitare il rischio di malattie, è rispettoso della vite e della sua crescita e punta a uno sviluppo delle branche in modo da massimizzare la vitalità della pianta. Ma vivere il territorio vuol dire anche accoglienza, e tre le prossime novità di Argiolas c’è la ristrutturazione della storica casa di nonno Antonio, per dare vita a un boutique hotel da sei camere e offrire un’esperienza indimenticabile in Sardegna.
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