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I due terzi dei ceo delle grandi aziende vogliono richiamare i dipendenti in ufficio

Sembra che Andy Jassy, ceo di Amazon, non sia l’unico a pretendere il ritorno in ufficio dei propri dipendenti. Nell’ultimo anno molte aziende hanno imposto a lavoratori e lavoratrici il ritorno in ufficio. Elon Musk ha fatto sapere ai propri dipendenti che recarsi in ufficio “non è facoltativo”. E poi Sam Altman, ceo e cofondatore di Open Ai, ha detto che pensare di poter lavorare da remoto per sempre è stato “uno dei peggiori errori commessi dall’industria da molto tempo”. Anche Zoom, il cui business è decollato con lo smart working durante la pandemia, ha chiesto di lavorare in presenza almeno due volte a settimana.

Secondo uno studio di Kpmg – che analizza il punto di vista di 1.300 ceo di aziende globali – circa il 64% dei dirigenti d’azienda chiede il ritorno al lavoro in presenza nei prossimi tre anni. E l’87% di loro pensa di motivare i dipendenti con bonus e premi. Ma se non fosse così semplice? Per i giovani lo smart working è essenziale. Stando a una ricerca di Dell Technologies, il 63% degli under 26 considera il lavoro da remoto l’elemento condizionante nella scelta di un posto di lavoro.

Che cosa preoccupa di più i ceo delle grandi aziende

Ma lo smart working non è ciò che preoccupa di più i ceo delle grandi aziende. Secondo gli intervistati, i principali ostacoli alla crescita sono i rischi geopolitici e la frammentazione dell’ordine internazionale.

A preoccupare di più i dirigenti sono gli impatti delle tensioni geopolitiche. Poi c’è l’inflazione: il 77% dei ceo dichiara che le pressioni inflazionistiche avranno un impatto negativo sulla crescita della propria organizzazione. Aumenta però la fiducia sulle prospettive di crescita globale nei prossimi tre anni: il 73% si dichiara fiducioso, rispetto al 71% dell’anno scorso.

Quali sono le priorità

Investire in intelligenza artificiale resta una priorità per le grandi aziende. Il 70% dei ceo dichiara di voler investire su soluzioni di IA generativa, e il 52% di loro si aspetta un ritorno sull’investimento nel giro di cinque anni al massimo. Sul tema, ciò che preoccupa di più i ceo sono le questioni etiche (57%), i costi di implementazione (55%) e la mancanza di competenze tecniche (50%).

Inoltre il 70% dei ceo dichiara di aver incorporato i criteri esg come strumento per creare valore. Anche se “saranno necessari alcuni anni per registrare un effettivo ritorno economico dagli investimenti” e i benefici più immediati saranno legati al miglioramento delle relazioni con i clienti, alla reputazione e alle strategie di m&a.

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