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Cultura

L’accendino Bic compie 50 anni: storia di un oggetto diventato indispensabile

Il calo dei fumatori degli ultimi decenni (in Italia il fenomeno è in lenta ripresa) non l’ha danneggiato più di tanto, perché il suo design, la diffusione capillare e l’utilizzo trasversale l’hanno reso un oggetto quasi iconico. Parliamo dall’accendino Bic, che compie mezzo secolo di vita.

4,5 milioni di pezzi venduti ogni giorno 

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Entrato nelle nostre case nel 1973 e oggi distribuito in numeri impressionanti – ogni giorno se ne vendono nel mondo ben 4,5 milioni di pezzi – negli ultimi cinquant’anni questo piccolo oggetto è diventato pressoché indispensabile nella vita di tutti i giorni: che si tratti di accendere le candeline su una torta, un fornello o un camino, è da tempo un compagno inseparabile per milioni di persone.

Se nell’immaginario collettivo lo Zippo rappresenta infatti l’accendino di fascia alta, una sorta di status symbol della categoria, quello Bic è un po’ il suo contraltare “pop” più accessibile.

Indipendentemente da ciò, non bisogna commettere l’errore di pensare che un accendino sia per forza correlato al vizio del fumo: le fiamme vengono utilizzate per un’ampia varietà di scopi, coprendo bisogni essenziali che vanno dalla cucina e dal riscaldamento al relax, dalle celebrazioni alla spiritualità, dalle attività all’aperto alle situazioni di emergenza.

Non a caso, nove adulti su dieci hanno usato un accendino negli ultimi 12 mesi e più della metà delle fiamme che vengono accese quotidianamente (52% e in crescita) sono usate per bisogni fisiologici ed emotivi. Oggi Bic è leader di mercato e con una quota del 55% (esclusa l’Asia) è diventato il principale produttore mondiale di accendini tascabili di marca.

Dai primi accendini a gas Flaminaire all’acquisizione di Marcel Bich

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MARCEL BICH

Se l’accendino in sé affonda le sue origini nella preistoria – quando per produrre il fuoco era necessario battere una roccia di ferro contro un pezzo di selce dura, tenendo vicino l’acciarino (estratto da alcuni funghi), per creare una scintilla – è solo alla fine del Settecento che, grazie all’invenzione del meccanismo a rotella, nacque l’accendino automatico.

Il brevetto del primo accendino a butano fu concesso nel 1935 al francese Henri Pingeot. Qualche anno dopo Marcel Quercia acquisì il brevetto iniziando la produzione dei primi accendini a gas con il marchio Flaminaire, che nel 1947 produsse il primo esemplare in metallo e materiali di lusso.

Nel 1971 il proprietario della Bic, Marcel Bich (che nel frattempo stava consolidando il ruolo di leader mondiale nella produzione di penne a sfera) acquistò Flaminaire, sviluppando il suo primo accendino a marchio. Il primo a fiamma regolabile fu lanciato nel 1973 e fu un successo grazie a un mix di fattori: la qualità del prodotto, il suo costo contenuto e la forma che si adattava perfettamente alla mano.

Nel corso degli ultimi 50 anni si è evoluto in forme e colori diversi: il suo design lo ha reso un prodotto talmente iconico da entrare a far parte delle collezioni permanenti di alcuni dei più prestigiosi musei internazionali, dal Moma di New York al Centre Pompidou di Parigi.

Il nuovo Bic Ez Reach

I grandi volumi di produzione non pregiudicano le esigenze di sicurezza: prima di lasciare l’impianto di produzione, ogni accendino Bic viene sottoposto a più di 50 controlli automatici di qualità durante tutto il processo produttivo, anche grazie a telecamere digitali in grado di misurare con estrema precisione caratteristiche quali l’altezza della fiamma, la stabilità e lo spegnimento.

In occasione dei suoi 50 anni, l’azienda ha lanciato – con testimonial come Snoop Dogg e Martha Stewart – il nuovo Bic Ez Reach, un accendino multiuso che offre una soluzione smart per illuminare luoghi difficili da raggiungere senza bruciarsi le dita, grazie a una bacchetta da 3,5 cm. Inoltre, utilizza quattro volte meno plastica e il 30% in meno di imballaggi, con una riduzione delle emissioni di carbonio del 66% rispetto alla versione normale.

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