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“Il nostro è un settore meritocratico, si eccelle con passione e impegno”: lo spazio secondo Anthea Comellini, membro di riserva dell’ESA

Non sono in tanti quelli che sognano lo spazio, pochissimi quello che lo ‘conquistano’. Ci è riuscita, anche se ancora non come astronauta in missione, Anthea Comellini, ingegnere di Thales Alenia Space, e astronauta di riserva dell’Agenzia spaziale europea.

Il percorso di Anthea Comellini: membro di riserva dell’Esa

Laurea in Ingegneria Aerospaziale con lode presso il Politecnico di Milano, doppia laurea con la French Grande école of engineering di Tolosa, master all’università di Paris-Saclay. Sono alcuni, i primi, traguardi di Comellini, che ha conseguito dopo un dottorato in Navigazione autonoma per rendez-vous nello spazio presso Isae-Supaero in collaborazione con Thales Alenia Space a Cannes e Tolosa nel 2021.

Dopo il dottorato, dal 2021 al 2022 ha lavorato come ingegnera delle dinamiche di volo per la determinazione dell’orbita nelle missioni interplanetarie con il Centro Europeo per le Operazioni Spaziali dell’Esa, in Germania, dove ha condotto operazioni di navigazione nello spazio in missioni come Mars Express.

Da 2022 lavora come ingegnera nel reparto di ricerca e sviluppo di Thales Alenia Space a Cannes, in Francia, e a novembre 2022 è stata selezionata come membro della Riserva degli astronauti e delle astronaute dell’Esa.

Come si diventa membro di riserva dell’ESA

Per diventare membro della Riserva degli astronauti e delle astronaute dell’Esa, Anthea ha superato un vero e proprio percorso a ostacoli, durato quasi un anno e mezzo, trionfando su oltre 22.500 candidati. Test psicometrici, esami di lingua, matematica, fisica, test per valutare l’acuità visiva e la velocità percettiva.

Ma anche prove psicologiche, per misurare la capacità di gestire situazioni impreviste. E ancora test medici (nello spazio gli astronauti tendono a perdere massa ossea) e per finire, forse, la prova più significativa: quella per valutare la motivazione del candidato.

“L’Europa ha un corpo astronautico, i nomi più noti sono Samantha Cristoforetti, Luca Parmitano e l’ex astronauta Paolo Nespoli. In questo corpo possono entrare coloro che fanno parte dell’Agenzia spaziale europea. Il problema è che l’esigenza di astronauti in Europa non è cosi elevata e quindi le selezioni si fanno una volta ogni 10 anni. L’ultima, ad esempio, è stata nel 2009″, racconta Comellini a Forbes in occasione del primo panel della Women’s Week. “Quindi, un ragazzino/a europea che vuole diventare astronauta deve capire che non può orientare la propria vita unicamente su questo”.

Le 5 fasi della selezione dell’ESA

Quando è stata annunciata la prima nuova selezione dopo il 2009, ricorda Anthea, c’è stata una settimana di intensi colloqui volti a capire la nostra reale motivazione: crescendo avevo abbandonato la visione ‘romantica’ del mestiere dell’astronauta e, lavorando nel settore, avevo capito sarebbe stata una scelta che avrebbe richiesto parecchi sacrifici“.

Oltre 22mila candidati si sono quindi presentati al primo incontro, dove veniva richiesto l’invio di un cv e di una lettera di motivazione. Da qui l’equipe dell’Agenzia spaziale europea ha selezionato 1.400 candidati che sono stati invitati al secondo step: una serie di test psicometrici fatti al computer (simili a quelli per i piloti di linea). Si tratta delle cosiddette hard skills come percezione, memoria visiva, coordinazione occhio-mano e capacità multitasking, e poi conoscenze di matematica, tecniche e di inglese.

A questo punto erano rimasti in 400. “Qui l’Esa non va a cercare il ‘picco’ in una certa disciplina quanto piuttosto una performance media in tutti i settori. Non cercano un genio, insomma, ma generalisti che se la cavano un po’ in tutto ecco”. Poi è stato quindi il turno del famigerato test psicologico, che si è svolto in una giornata. “Tra panel, dove in giuria c’era Luca Parmitano, oppure interviste di due ore con psicologi che continuavano a scrivere su un quaderno, siamo rimasti circa un centinaio”.

Poi è toccato ai test medici, “dove non si può far nulla a parte non bere birra nella settimana precedente”, dice sorridendo Anthea. “Per me è andata bene. Non ho avuto alcun merito ad aver superato questo step. In questa fase, ad esempio, si controlla che la tua densità ossea sia sopra una certa soglia perché nello spazio si può rischiare l’osteoporosi”.

Poi, in 50 hanno affrontato due step di colloqui: il primo con i membri senior dell’agenzia spaziale europea, e l’ultimo con il direttore generale.

“Il settore spaziale è meritocratico, ma non avevo l’ossessione di diventare astronauta”

In molte interviste Anthea Comellini ha detto di non essere cresciuta “con l’ossessione di diventare astronauta”, anche se lo spazio lo ha sognato fin da bambina.

“Non ho ancora esperienza come astronauta: al momento l’Italia ha ancora due astronauti attivi che possono volare. Da quando ho scelto questa strada ho avuto dei momenti difficili, però sono contenta della mia scelta perché è un settore dove si riesce a eccellere con la passione e l’impegno, un settore meritocratico.

L’impegno per Thales Alenia Space a Cannes

Per Thales Alenia Space mi occupo della guida, navigazione e controllo: discipline che permettono ai satelliti di raggiungere l’autonomia e fare le cose ‘da soli’. Se facciamo un paragone con le macchine, potremo dire che si tratta di quel settore specializzato nella guida autonoma.

Il messaggio ai giovani: non c’è solo un modo per essere soddisfatti nella vita”

Anthea si è rivolta spesso ai giovani, in questi anni, lanciando messaggi di incoraggiamento verso chi coltiva un sogno grande come il suo.

“Mi sono sempre data obiettivi a corto termine: mentirei se dicessi che all’università avevo una visione di me ‘da grande’. Cercavo di prepararmi al meglio nel caso il ‘famoso treno’ fosse passato, quindi mi svegliavo la mattina e davo il massimo.

Avevo appena finito il dottorato quando è stata annunciata la selezione: se però fosse stata annunciata appena due mesi prima, non avrei potuto partecipare perché mi sarebbero mancati i tre anni di esperienza richiesti. Non sarei comunque stata una fallita perché avrei fatto lo stesso il lavoro dei miei sogni. Ai giovani quindi dico: non bisogna pensare che ci sia solo un modo per essere soddisfatti nella vita”.

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