Il precedente
La prima batosta su tracciamento degli utenti e privacy è arrivata dalla Norvegia ad agosto. Il garante norvegese ha multato Meta per aver utilizzato a fini commerciali le attività online degli utenti: ogni giorno Meta deve pagare una sanzione di circa 90mila euro. Un precedente che sta già avendo delle ripercussioni. E il blocco potrebbe espandersi non solo ad altre regioni, ma anche ad altre aziende.
Meta aveva annunciato in sua difesa che da novembre avrebbe offerto un piano di abbonamento per utilizzare le piattaforme senza pubblicità. E così è stato. La Corte di giustizia della Ue aveva riconosciuto la validità del sistema di abbonamento per arginare la questione della raccolta dati ai fini pubblicitari e Meta, da qualche giorno, ha lanciato il piano a pagamento. Ma le autorità europee non sono convinte e sostengono di non aver avuto il tempo necessario per studiare a fondo la questione.
Il piano di abbonamenti di Meta
Meta ha lanciato il suo piano di abbonamenti per garantire agli utenti europei la possibilità di usare Facebook e Instagram senza pubblicità. A pagare il conto più alto però sono i più poveri (o comunque quelli che decidono di non sottoscrivere l’abbonamento). Perché a loro sarà concesso di usare comunque le piattaforme, a prezzo della privacy. La logica è: o mi dai i tuoi soldi, o mi dai i tuoi dati.
“Per ottemperare alle normative europee in continua evoluzione”, ha dichiarato la società di Zuckerberg, “stiamo introducendo la possibilità di sottoscrivere un abbonamento in Ue, See e Svizzera. A novembre offriremo alle persone che utilizzano Facebook o Instagram che risiedono in queste regioni la possibilità di continuare a utilizzare questi servizi personalizzati gratuitamente con la pubblicità, oppure di sottoscrivere un abbonamento per non visualizzare più le inserzioni. Le informazioni delle persone che decideranno di sottoscrivere l’abbonamento non saranno utilizzate per gli annunci pubblicitari”.