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Così Vontobel aiuta la clientela più ricca a sostenere progetti di beneficenza e filantropici

Articolo apparso sul numero di novembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

La pandemia e le questioni socio-politiche globali continuano a far riflettere sull’importanza delle donazioni di beneficenza e sull’impatto che queste possono avere sul prossimo, sull’ambiente e sull’economia. Da un rapporto di McKinsey della prima metà del 2023 emerge che, nell’era post-pandemia, gli investitori hnwi (high net worth individual, ovvero individui con grandi patrimoni) donano di più rispetto al passato: l’85% delle famiglie benestanti ha mantenuto o aumentato le donazioni, nonostante l’incertezza.

Un altro studio firmato Bny Wealth Management ha chiesto agli investitori hnwi di classificare le ragioni per cui effettuano donazioni. In cima alla lista ci sono la soddisfazione personale, il legame emotivo con una causa o un’organizzazione e la volontà di contribuire al miglioramento della vita delle persone e del pianeta, anche se in minima parte.

Dalle indagini, insomma, sembra che in questo momento così faticoso e incerto le persone si stiano facendo avanti per aiutare di più. I cinici potrebbero contestare che i benefici fiscali siano la motivazione principale dell’aumento delle donazioni. Ma tant’è. Tra gli investitori interpellati, nove su dieci concordano sul fatto che una strategia di beneficenza dovrebbe far parte di una strategia patrimoniale globale. I filantropi hwni di oggi ne riconoscono l’importanza, a livello sia individuale che familiare.

Ci sono realtà che hanno fatto della filantropia uno degli aspetti fondativi. È il caso della svizzera Vontobel, presente a livello mondiale ma radicata nella sua cultura d’origine, specializzata nella gestione patrimoniale, nell’asset management e nelle soluzioni d’investimento, guidata da quasi 100 anni dalla famiglia che le ha dato il nome. La banca è stata quotata in Borsa nel 1986, mentre nel 1993 ha creato una fondazione di famiglia che ha scopi benefici e attenzione al sociale.

Vontobel è giunta alla quarta generazione. Ha superato guerre, crisi economiche e stravolgimenti epocali, tanto da arrivare a contare 2.200 dipendenti e un patrimonio totale della clientela di oltre 272 miliardi di franchi svizzeri (circa 288 miliardi di euro). La banca è stata fondata nel 1924 a Zurigo, inizialmente come agenzia di borsa Haeberli & Cie. In seguito, con l’arrivo di Jakob Vontobel nel 1936, è diventata Bank J. Vontobel & Co. Da allora il nome di famiglia l’ha sempre connotata. Ha 27 sedi in tutto il mondo. Due sono in Ticino, territorio in cui Bank Vontobel è di casa da quasi dieci anni, e una è a Milano, la Vontobel Wealth Management guidata da Lorenzo Palleroni, amministratore delegato e direttore generale.

Palleroni, a distanza di quasi un secolo dalla fondazione della banca e di 37 anni dalla sua quotazione in Borsa, i membri della famiglia Vontobel sono ancora presenti nell’azionariato?  

La famiglia Vontobel e la fondazione omonima detengono la maggioranza delle azioni (51%) e dei diritti di voto. Nel consiglio di amministrazione siedono due membri della famiglia: Maja Baumann e Björn Wettergren.

Quanto ha inciso sulla cultura aziendale e sul modello organizzativo di Vontobel il fatto di essere una banca a connotazione familiare?  

Molto. La nostra cultura aziendale si basa sull’attenzione ai bisogni e alla crescita delle persone, sul dialogo e sui valori condivisi. Ownership a tutti i livelli. Su quest’onda, intendiamo essere un punto di riferimento per le famiglie che hanno la stessa attitudine. Per questo ho creato Fondazione in Dialogo. Sono stati invitati al tavolo rappresentanti di fondazioni di famiglia, associazioni e onlus. Gli argomenti spaziavano dalla governance delle fondazioni al fundraising. Uno dei temi emersi dagli incontri è che a volte le nuove generazioni non hanno lo stesso impegno dei padri. Oppure  il fatto che, in mancanza di istituzioni governative efficienti, le associazioni e le fondazioni private possono coprire gli spazi che lo stato non riesce a coprire. Tutto questo può diventare un nuovo e prezioso tessuto distintivo, che va aiutato a organizzarsi.

Qual è il vostro obiettivo in materia?

Essere più presenti nei confronti di una clientela che sente sempre più forte il concetto del giving back. In America, dove questa prassi è già molto diffusa, le famiglie sono sempre più impegnate nel sociale. Per questo abbiamo deciso di creare una comunità interessata a questo tema, dove ci si confronta, ci si scambia idee e si trovano soluzioni.

Che cosa mettete a disposizione dei clienti?

Con l’ausilio di esperti del settore, tutta la struttura per disegnare una strategia di beneficenza. Dalla costituzione di uno statuto che rispecchi l’immagine del fondatore alla costruzione di un consiglio di amministrazione. Da come impostare una campagna di raccolta fondi a come gestire la comunicazione sociale. Dalla parte fiscale a quella legislativa.

Come si prospetta il futuro per una realtà come Vontobel?

Nonostante la situazione socio-politica non sia semplice, guardiamo al futuro con fiducia, convinti che, per uscire dalle tempeste, servano strategia, impegno e professionalità. Tra le sfide che ci aspettano desideriamo dare risalto ai temi di filantropia e responsabilità sociale, prioritari per Vontobel già da molti anni. 

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