Riccardo Vannetti
Leader

Chi è Riccardo Vannetti, il manager del luxury candidato sindaco a Colle Val d’Elsa

Lo avevamo lasciato nella nostra classifica dei 100 top manager del marketing, quando passò da Pitti Immagine a Salvatore Ferragamo Spa per ricoprire l’incarico di chief marketing officer. Attualmente è chief Brand and digital transformation officer di “The Palmeraie”, il complesso del luxury da 2 miliardi di dollari a Scottsdale, in Arizona, di Five Star Development, il gruppo immobiliare e commerciale che ha sviluppato più di 20 milioni di metri quadrati di nuove strutture nel sud ovest degli Stati Uniti e ha progetti in Texas, Arizona, Nuovo Messico e California oltre che in Canada.

Riccardo Vannetti, la scelta controcorrente

Un uomo che potrebbe valere fino a un milione di dollari, stando ai contratti americani per posizioni di questa rilevanza. Un professionista che in Salvatore Ferragamo ha lavorato su progetti con artisti del calibro di Julia Roberts, Julianne Moore, Stanley Tucci, Taron Egerton e registi come Francesco Carrozzini e Luca Guadagnino.

Oggi lo ritroviamo impegnato in una scelta controcorrente: rinunciare al villaggio globale del lusso per guidare un ente locale italiano, il municipio di Colle di Val d’Elsa. Riccardo Vannetti ha messo un freno al sogno americano per candidarsi sindaco nel comune dove è nato, la capitale del cristallo italiano, centro toscano con un bellissimo borgo medievale che non raggiunge i 22mila abitanti.

La scelta ha stupito molti ma non va dimenticato che proprio da qui sono partite le carriere degli incredibili fratelli Vannetti. Sì, perché il fratello di Riccardo è proprio quell’Alessio Vannetti che è stato chief brand officer di Valentino e oggi è executive vice president e cbo di Gucci.

Dall’Arizona a Colle di Val d’Elsa la distanza è molta. Perché rinunciare al sogno americano?

Sì, effettivamente la distanza è tanta. Però non sto rinunciando al mio lavoro, lo sto adattando a una scelta di vita che voglio fare. Capisco che possa sembrare originale, in verità è molto semplice, sento di dover fare qualcosa per il posto dove sono nato, la mia città. Sto lasciando le cariche dirigenziali esecutive per posizioni più strategiche e di supervisione. La società è d’accordo, io potrò ridurre i viaggi negli Stati Uniti e, più in generale, il tempo dedicato a questa mia attività. Avrò principalmente rapporti con i nostri uffici di New York, poi oggi molte parti del lavoro si possono svolgere in qualsiasi luogo del mondo dove c’è una buona connettività. Quindi Colle di Val d’Elsa va benissimo.

Come è nata questa scelta?

Per un caso. Un avvicinamento, quasi fortuito, al partito democratico in occasione delle primarie vinte da Elly Schlein. Ho iniziato a fare alcune attività dedicate ai giovani e così mi hanno chiesto la disponibilità a candidarmi. All’inizio ero molto titubante. Poi l’idea ha iniziato a piacermi. Colle di Val d’Elsa è una città a misura d’uomo, siamo in una delle zone più belle d’Italia, per me significa famiglia, vecchi amici, radici, voglia di restituire qualcosa di quello che, partendo da lì, ho ottenuto. Avevo davanti l’occasione di poter dare un contributo alla mia città e così ho deciso di ridisegnare la mia vita privata e quella professionale. Non è stato facile, ma le sfide non mi hanno mai spaventato. È una questione di responsabilità verso la città natale, un modo per restituire qualcosa a una comunità che merita molto.

Come concilierai New York e Colle di Val d’Elsa?

Sarà molto semplice, nel senso che continuerò a seguire i miei aspetti professionali in maniera responsabile, organizzata, dedicando il 100% del mio tempo all’amministrazione comunale. Sono abituato a lavorare duro. D’altra parte, non posso lasciare tutto. Si può fare il sindaco 5 o 10 anni, ma poi devi tornare alla tua professione, non sono un politico, non ho e non cerco benefit da questa mia scelta. Fino a oggi ho provveduto ai miei bisogni e continuerò a farlo in prima persona. I viaggi negli Stati Uniti si ridurranno molto, già adesso non sono più una volta al mese come prima. Gestirò la mia attività avendo delle persone che portano avanti la parte più esecutiva del lavoro di marketing applicato a quella Luxury Destination. Il team è già delineato.

Un manager del settore luxury che esperienze porta sulla poltrona di sindaco?

Penso tantissime, anche se l’esperienza di governare una comunità locale è, per me, nuovissima. Sono convinto che ci si rinnova e si cresce sul campo. Tutta la parte burocratico – amministrativa di un ente locale italiano la sto approfondendo adesso. Ha un ruolo determinante sul buon governo della città. Mi sento in grado di cimentarmi con quelle che saranno le necessità di una pubblica amministrazione. Ho visto una buona parte di mondo e ho lavorato con team molto grandi, anche superiori alle 400 persone. Gruppi multietnici molto variegati, internazionali. Dove si possono sviluppare buone pratiche e visioni strategiche molto diverse dai nostri standard abituali.

Non temi di restare deluso dal ritorno nel tuo “piccolo mondo”?

No, non resterò deluso. Ho accettato una sfida importante, occuparmi delle necessità primarie di una comunità, della mia comunità, diventando parte attiva, insieme a tante altre persone, di processi di cambiamento perché migliori, cresca, riesca a esprimere le sue qualità in questo nuovo mondo che si innova a ritmi frenetici. Colle di Val d’Elsa ha la necessità di ritrovare la sua dimensione. È una bella città con delle potenzialità enormi. Vorrei che le nuove generazioni potessero scegliere di vivere e restare a costruire qui, nella loro città, senza dover rinunciare a servizi o possibilità di carriera. Con gli strumenti di oggi è possibile, la dislocazione spaziale ha un’importanza minore. Si aprono nuove prospettive per le città medio piccole, ancora a misura d’uomo, immerse in contesti ambientali e artistici di pregio. Sono luoghi ideali per un’alta qualità della vita. Io ci credo.

Che cosa hai capito da questi primi mesi di campagna elettorale? Che cosa si può trasferire dalle grandi imprese globali ai nostri enti locali?

Questi primi mesi sono stati un percorso in crescendo che mi regala sempre delle emozioni molto intense, molto belle. Soprattutto mi conferma che qui posso portare ciò che ho imparato in queste grandi imprese globali dove ho lavorato e lavoro: la capacità di mediare per costruire insieme. Ho sempre ricoperto, anche in Salvatore Ferragamo, ruoli di vertice all’interno dell’azienda e quindi mi sono sempre trovato a dover costruire delle strategie condivise e pensante con il mio team che tenessero conto delle necessità di tutti i settori dell’azienda e che avessero la possibilità di essere implementate nella miglior maniera possibile. Al tempo stesso, dovevo far passare tutto quelle che erano le nostre decisioni, al vaglio del CdA, della Ceo, di quelli che stavano sopra di me. Tutti soggetti molto orientanti, ovviamente, alla certezza di vedere garantito un certo tipo di risultato positivo. La messa a fuoco delle strategie, la gestione delle relazioni, il rispetto dei ruoli aziendali e dei clienti, il passaggio alla fase attuativa sono diventati strumenti di lavoro consueti che si possono riportare nella realtà colligiana, seppur molto diversa da queste grandi imprese internazionali.

Quali risultati possono portare?

Possono diventare un metodo virtuoso da usare nella pubblica amministrazione, innanzitutto accorciando i tempi di risposta. Poi serve un approccio con i cittadini un po’ diverso, rimodulato verso la gentilezza. Non sono utenti e non è sufficiente neanche immaginarli come clienti, perché il Comune è loro proprietà. Sono cittadine e cittadini appunto, che devono essere ascoltati, devono avere gli strumenti che consentano loro di verificare i risultati e di partecipare attivamente alle scelte che si devono prendere. Devono essere partecipi dei progetti che porteremo a termine o che implementeremo durante il mandato e protagonisti di quelli nuovi, ai quali daremo vita insieme.

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