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Cultura

La lirica fa bene anche al Pil: Il festival estivo dell’Arena di Verona ha un impatto di circa 400milioni

Parlano i numeri. L’opera, comunemente nota come “lirica”, ristora lo spirito, ma anche il Pil, considerato che moltiplica per 2,5 ogni euro investito. Il festival estivo dell’Arena di Verona, per esempio, ha un impatto sul territorio pari a 400milioni di euro, l’1,5% del Pil di una provincia già di per sé vitale. Proprio l’Arena è stata prescelta per ricordare al mondo che la “Pratica del canto lirico” – testuali parole – è ora patrimonio Unesco.

Festival estivo dell’Arena di Verona: la serata del 7 giugno

Venerdì 7 giugno, per festeggiare l’occasione, il Ministero della Cultura ha promosso in Arena una serata di quattro ore, seguita da 12mila spettatori in loco e 80milioni di telespettatori poiché l’evento è stato diffuso dalla Rai in mondovisione.

Dalle Americhe alla Cina, dal Sudafrica alla Scandinavia, tutti a festeggiare l’opera, ennesima invenzione italiana, che prese forma più di quattro secoli fa nella nobile dimora dei Bardi, a Firenze, in un circolo di intellettuali che contava pure il papà di Galileo Galilei. Da sempre è un genere che attrae stranieri in Italia (1/3 del pubblico di tanti nostri teatri è straniero) e viene esportato all’estero.

All’evento ha partecipato anche il presidente Sergio Mattarella attorno al quale, nella tribuna d’onore, sedeva mezzo governo,  in testa Giorgia Meloni che prima è andata a salutare il direttore d’orchestra Riccardo Muti, l’Italiano forse più noto internazionalmente e che a Verona ha firmato la prima parte della serata dirigendo masse colossal: 160 orchestrali e 314 coristi.

La seconda parte

Francesco Ivanm Ciampa ha poi diretto la seconda parte che ha visto entrare in scena uno stuolo di solisti scelti fra i più rappresentativi. Ci sono stati veri e propri momenti di grazia, vedi l’aria da un’opera di Giordano interpretata dal baritono Tézier o un’estratto di Bohème affidato al tenore Florez, stretta al cuore – invece – assistendo  al tramonto precoce del (fu)tenorissimo Jonas Kaufmann (“E lucean lue stelle”).

Rassicura il bel cambio generazionale, a partire da Aigul Akhmetshina, che in luglio torna in Arena nel ruolo del titolo di Carmen: venerdì ne ha dato un assaggio. S’accende l’orgoglio italiano al cospetto di Eleonora Buratto, strepitosa Madama Butterfly, Luca Salsi nei panni di Scarpia e Francesco Meli in quelli di Nemorino (“Una furtiva lagrima”). Spettatori massimamente attenti all’inizio, poi la concentrazione si è fatta intermittente fino ai provvidenziali colpi di cannone nel Te Deum dalla Tosca di Puccini: pubblico in sussulto. E’ stato un evento di grande impatto mediatico, con tutta la critica schierata, dal NYT in giù, appassionati cultori della materia miscelati a novizi attratti dal format nazional-popolare.

La replica a Lucca il 28 giugno

Ora sia replica a Lucca, il 28 giugno, e sempre con Riccardo Muti alla testa però della orchestra giovanile Cherubini, da lui fondata 20 anni fa; questa volta si ricorda Giacomo Puccini, il lucchese scomparso un secolo fa. Ancora una volta la  Rai diffonde l’evento in mondovisione. Ancora una volta dirige Muti sul podio dei suoi Cherubini, l’ensemble concepito nel 2004 come palestra per i giovani strumentisti che una volta compiuto il triennio di formazione spiccano il volo approdando nelle orchestre d’Italia ed Europa. Con e grazie allo speciale mentore, Muti, da sempre la Cherubini suona nei luoghi chiave della musica, uno su tutti: il Musikverein di Vienna (il 12 giugno), che sta alla musica come l’Olimpo agli Dei. A Lucca, ascolteremo ancora Buratto, Meli e il soprano Mariangela Sicilia, quindi Luciano Ganci, Dmitry Korchak e Lidia Fridman.

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