Greg Robinson
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Le missioni spaziali al tempo dell’IA: a tu per tu con l’ingegnere che ha diretto il programma del telescopio James Webb

Greg Robinson è stato Webb program director, ossia l’ingegnere che ha regalato al mondo le immagini inedite dell’universo e delle sue galassie scattate dal gigantesco telescopio a infrarossi James Webb Space Telescope, grande come un campo da tennis. Un progetto costato dieci miliardi di dollari e finanziato dalla Nasa, dall’Esa e dall’agenzia spaziale canadese. L’abbiamo incontrato all’evento Qlik Connect, che raccoglie duemila addetti pronti a scrutare le nuove possibilità di business offerte dall’integrazione dei dati con l’intelligenza artificiale generativa. Per il suo keynote Robinson ha scelto un titolo fantasioso: I dati prendono il volo.

Per prima cosa gli abbiamo chiesto che ruolo hanno avuto i dati nella missione Webb Space Telescope. “Il successo della missione è una testimonianza della potenza dei dati di qualità e della loro meticolosa integrazione. Ottenere le giuste basi-dati del telescopio, un esercizio davvero impegnativo, ha reso possibili le recenti intuizioni rivoluzionarie sull’intelligenza artificiale”, afferma Greg Robinson. I nuovi modelli di Aig esploreranno l’importanza dei dati integrati e di qualità, utilizzati per sbloccare nuove scoperte sull’universo, tracciando parallelismi anche con il mondo degli affari. La velocità di cui necessita una missione spaziale somiglia a quella necessaria per gestire i dati della borsa e della finanza”.

Greg Robinson e l’impatto dell’intelligenza artificiale

Il James Webb svolge la sua attività di ‘fotografo’ a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra e ha appena scoperto Jades-Gs-z14-0, la galassia più antica mai fotografata, vicina al Big Bang. Il rammarico di Greg Robinson è di non aver avuto a disposizione, nella fase di progettazione lanci, modelli di intelligenza artificiale evoluti come quelli attuali. “La grande capacità di calcolo disponibile oggi sarebbe stata eccellente per simulare in tempo reale tutti le evoluzioni del lancio per una missione così complessa. James Webb arriva a guardare l’universo da un punto di osservazione che mai nessun uomo ha mai avuto la fortuna di possedere. L’arrivo dell’IA migliorerà in modo profondo la qualità della missione”.

Ma quali esperienze possono mutuare dalla sua missione i capitani d’industria e i manager che oggi gestiscono dati per produrre ricchezza? “Aziende e i data scientist devono esplorare le complessità dell’integrazione, della trasformazione e del controllo della qualità dei dati per sbloccare il loro vero valore. Con questa logica, abbracciare la metodologia di uno scienziato della Nasa offre spunti preziosi: devi scegliere gli strumenti giusti, proprio come le nostre missioni richiedono strumenti personalizzati realizzati in acciaio inossidabile di grado chirurgico. Dare priorità alla qualità dei dati: come gli strumenti personalizzati della Nasa hanno preservato l’integrità dei campioni di asteroidi, dare priorità all’integrità dei dati porta ad analisi accurate e risultati affidabili. La strada verso la scoperta, sia nel cosmo che nei dati organizzativi, è piena di opportunità e sfide”.

L’era del data mastery

Mike Capone, ceo di Qlik, azienda leader a livello mondiale specializzata in qualità dei dati, data analytics, data integration, ricorda l’origine della multinazionale. “La nostra azienda è nata a Lund, in Svezia, creata da giovani ricercatori, ha registrato una crescita velocissima prima di diventare americana. Noi siamo letteralmente innamorati dell’Europa e della qualità della vita che conducete. Abbiamo acquisito in Francia l’azienda Talent e abbiamo ingegneri che lavorano sull’integrazione dei dati in Svezia, oltre che in Francia. Anche il mercato italiano sta crescendo in fretta e credo abbia un enorme bisogno di gestire ed ‘esplorare’ dati in settori come sanità, manifattura, trasporti, finanza, turismo, e retail. Stiamo facendo grandi investimenti su quella che chiamiamo data mastery, la perfetta padronanza dei dati per poterli sfruttare, comprenderne il grado di qualità e governarli in modo da essere sicuri che quello che esce dai modelli di IA generativa sia affidabile, privo di allucinazioni. Senza garanzie sulla loro qualità, i dati sono del tutto inutili”. 

Sulla salvaguardia dell’ambiente Qlik ha promesso Net Zero CO2 entro il 2025. “Siamo in dirittura d’arrivo. Lavoriamo da anni per questo obiettivo. La nostra azienda ha un dna svedese, il rispetto per l’ambiente è alla base di tutto”.

Nel mercato italiano, intanto, scarseggiano competenze come data scientist e responsabili della cyber security. Anche negli Stati Uniti, dice Capone, “c’è sempre una certa carenza di queste figure. La domanda di IA generativa e data integration sta esplodendo sia nel privato che nel pubblico e le università fanno fatica a tenere il passo, ma arriveremo presto a un punto di equilibrio”. I prossimi obiettivi? “La nostra ambizione è dare un aiuto sostanziale al sistema sanitario, cercare tendenze nei dati generati dai pazienti e aiutare gli ospedali a programmare l’assistenza ai pazienti, visto che i medici, oggi, passano il 30% del loro tempo a riempire moduli”.

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