di Andrea Sermonti
È una delle prime dieci aziende farmaceutiche a livello mondiale: presente in 43 paesi, Bristol Myers Squibb ha un fatturato annuo superiore a 45 miliardi di dollari e più di 30 mila dipendenti nel mondo, con un ampio portafoglio di farmaci innovativi in aree terapeutiche quali oncologia, ematologia, cardiovascolare, immunologia e terapia cellulare.
Monica Shaw, da settembre 2023, è senior vicepresident responsabile dei mercati europei di Bristol Myers Squibb. E’ entrata in azienda da Oncopeptides, una società biotecnologica globale, dove era ceo. In precedenza è stata membro dell’Executive Management Team presso Leo Pharma. Monica ha ricoperto numerosi ruoli di leadership internazionale presso GSK/ViiV Healthcare, Merck Serono e Novartis. “Ho iniziato la mia carriera come medico presso il Servizio Sanitario Nazionale nel Regno Unito, lavorando in diversi ambiti ospedalieri. La passione nell’aiutare i pazienti a ricevere le migliori cure è ciò che mi ha portata a intraprendere la carriera nel settore farmaceutico”, ha detto.
Perché questa svolta?
Mi piaceva certamente trattare i pazienti negli ospedali, ma ho iniziato a percepire fin da subito che non avevo la possibilità di prescrivere quello che volessi ai pazienti che curavo, e questo era davvero frustrante. Da quando, invece, sono entrata nell’industria, ho lanciato 15 nuovi medicinali, perché per me la scienza è fantastica, ma alla fine quello che conta è rendere la vita dei pazienti migliore.
E perché Bristol Myers Squibb?
La qualità e l’approccio scientifico all’interno di Bristol Myers Squibb sono davvero eccezionali: abbiamo tra i migliori farmaci dell’industria e trattiamo malattie molto gravi in ambito oncologico ed ematologico con terapie davvero all’avanguardia come le terapie cellulari e adesso ci stiamo impegnando anche nelle aree dell’immunologia e della neurologia.
Parliamo delle priorità di Bristol Myers Squibb: sono diverse in Europa rispetto a quelle delle altre aree del pianeta?La nostra missione è portare i risultati più innovativi della ricerca scientifica ai nostri pazienti. Per noi l’Europa è molto importante: infatti 3 dei nostri 13 centri di ricerca e sviluppo si trovano proprio in Europa. Il lavoro più importante è mantenere l’Europa una coalizione geografica competitiva, anche alla luce del drastico 25% di fondi investiti in meno nella ricerca scientifica. In particolare, il divario tra Europa e Stati Uniti è purtroppo in crescita e l’unica strategia per ovviare a questo problema è mantenere una buona partnership tra i vari paesi europei.
Quali ritiene siano le sfide che i sistemi sanitari devono affrontare in Europa e come possiamo vincerle?
Uno dei problemi più urgenti da risolvere è quello del tempo che un paziente deve attendere per poter usufruire di un nuovo farmaco frutto della ricerca scientifica: in media in Europa questo tempo si aggira sui 500 giorni, variando tra un minimo di 100 ad un massimo di 800 giorni (oltre 2 anni!). Tuttavia, a seconda di dove abiti o se ti trovi in un determinato paese, potresti addirittura non avere accesso agli ultimi farmaci frutto della ricerca più recente. La nostra sfida è dunque far capire ai sistemi sanitari che l’investimento per la disponibilità dei medicinali non è un qualcosa che richiede un aumento dei costi: di fatto è solamente un investimento positivo nel breve termine, ma principalmente nel lungo. E debbo riconoscere che in Italia sotto questo aspetto abbiamo visto dei buoni progressi.
Qual è la partnership in Italia di cui va più fiera?
Penso che l’Italia abbia tra i migliori ricercatori scientifici: il numero di pubblicazioni italiane è altissimo cosi come il livello scientifico e questo è il motivo per cui l’Italia è per BMS tra le top 5 mondiali per la ricerca. E lo dimostra il fatto che negli ultimi 5 anni abbiamo investito oltre 100 milioni di euro in ricerca in Italia e ci auguriamo che questa partnership possa solo andare in meglio. Nel Belpaese, tuttavia, abbiamo più problemi per quanto riguarda le tempistiche per la reale disponibilità di nuovi trattamenti, tempi spesso superiori all’anno (400 giorni): e questo problema è chiaramente esacerbato dalla presenza di 20 realtà amministrative regionali, ciascuna con diversi ‘sistemi’ burocratici.
Qual è il suo prossimo goal professionale in Bristol Myers Squibb?
Devo dire onestamente che stiamo vivendo un periodo di ricerca e scoperte scientifiche senza precedenti, e quindi la mia speranza è di vedere questo progresso nella ricerca non svanire nel tempo. In particolare il nostro obbiettivo prioritario è quello di tradurre queste scoperte scientifiche in nuovi trattamenti da offrire ai nostri pazienti.
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