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In Italia si produce sempre più Prosecco: nel 2022 l’export ha toccato il 53,3% del fatturato 

Di Camilla Rocca

La domanda di vini bianchi sta crescendo, sia in Italia che all’estero. Stando ai dati diffusi dall’ultimo report pubblicato dall’Area Studi Mediobanca nel focus sul “Sistema Prosecco”, la produzione di Prosecco è aumentata del 29,9%, mentre il vino italiano ha perso il 30,1%.

Come sta evolvendo il mercato dei vini

Il mercato dei vini sta virando: si attesta una discesa nel consumo dei vini rossi e un aumento dei vini a bassa gradazione alcolica.  Questo trend, certificato dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), evidenzia come Italia e Francia abbiano ridotto la produzione dei vini rossi. L’Italia, spinta dal fenomeno globale del Prosecco, ha incrementato la quota di vini bianchi al contrario della Francia, che si attesta sempre leader sui rosati. I cali produttivi europei, sul versante del rosso, sono parzialmente compensati dai paesi extraeuropei come Cile, Argentina, Australia, Stati Uniti, Russia, Cina e Sud Africa che mostrano trend di crescita positivi, mentre lo storico mercato europeo di Germania, Francia e Spagna denota da due decenni un ribasso generale sul consumo e la vendita dei rossi.

Alberto Trainotti, partner di Andersen Italia e membro del team Industry Agribusiness dello Studio, ci fornisce la visione del mercato con riferimento alle operazioni di M&A legate alle cantine di Prosecco: “Il mercato dell’M&A a livello di cantine vinicole sta senz’altro vivendo un momento di ripresa. Dopo aver superato qualche anno in cui abbiamo vissuto un forte disallineamento tra i desiderata dei venditori e i prezzi offerti dai potenziali acquirenti, la forchetta si sta man mano assottigliando facendo presagire la possibilità di nuove operazioni interessanti sul mercato. Una nota particolare sul Prosecco che negli ultimi anni, a livello di denominazioni coinvolte nelle operazioni di M&A risulterebbe secondo solo a Brunello e Barolo, confermando un interesse significativo da parte degli investitori”.

Il territorio

Il territorio gioca un ruolo fondamentale, anche nell’immaginario dei consumatori esteri: il paese di Conegliano Valdobbiadene, è stato riconosciuto primo distretto spumantistico d’Italia e nel 2019 il sito delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco come paesaggio culturale, riconoscimento che ha contribuito allo sviluppo del territorio.

In concomitanza tra il 2017 e il 2022 sono cresciute le strutture ricettive del 53% e del 47% i loro posti letto, con un aumento del  13% delle case spumantistiche. Nel 2023 sono state prodotte, complessivamente, 736 milioni di bottiglie (+20,4% sul 2020), per un fatturato complessivo pari a circa 1,5 miliardi di euro, in calo dell’1% sul 2022 e con la crescita dell’export (+1,3%), che ha solo in parte compensato il calo del mercato interno (-3,5%).

All’estero

I dati evidenziano che tra il 2019 e il 2022 i maggiori produttori di Prosecco sono cresciuti ad un tasso medio dell’11,7%, in linea con quello dei produttori di altri spumanti (+10,1%), ma a doppia cifra rispetto ai vini fermi (+5,3%). Importante la crescita del Prosecco nelle esportazioni, cresciute tra il 2019 e il 2022 a un tasso medio annuo del +15,8% (rispetto a +8,1% gli altri spumanti e +5,7% rispetto ai vini fermi). Nel 2022 la quota di export dei maggiori produttori di Prosecco ha toccato il 53,3% del fatturato (47,7%), in linea con i vini fermi (53,6%) ma più alta degli altri spumanti (31%).

Si evidenzia anche che però tra il 2019 e il 2022 l’ebit margin medio dei maggiori produttori di Prosecco è stato del 4,6%, più basso di quello dei produttori di altri spumanti (7,2% in media) e dei vini fermi (6,1%). Questo è probabilmente dovuto a un buon 42,5% delle vendite di Prosecco che è veicolato dal canale della Gdo (32,5% per i vini fermi, 43,4% per gli altri spumanti), e quindi all’intermediario-grossista è demandato il 22,7% del fatturato (19% per i vini fermi, 18,3% gli altri spumanti).

Il comparto del Prosecco

Ma il comparto del Prosecco sembra essere un modello industriale vincente: la redditività media del capitale investito (Roi) 2019/2022 dei maggiori produttori del Prosecco è stata del 7,9%, più alta di quella degli altri spumanti (5,3%) e dei vini fermi (4,9%). Il comparto invece si trova indietro nei canali più premianti: l’Horeca e wine bar incidono solo per il 17,9% del fatturato (contro 24,7% per i vini fermi e il 29,4% degli altri spumanti), la vendita diretta il 2,9% (9,4% i vini fermi, 3% gli altri spumanti); ma sono avanti nell’online (2,3% l’incidenza sul fatturato vs 1,4% i vini fermi e 0,8% gli altri spumanti).

Tra i principali produttori di Prosecco nel 2023 al primo posto si posiziona la cooperativa La Marca con un fatturato pari a 225,8 milioni di euro, in calo del 4% sul 2022, seguita da Mionetto (153,5 milioni, +10,1%), e Villa Sandi con 131,1 milioni (-9,8%). Fatturato 2023 superiore a 100milioni di euro anche per Serena Wines 1881 (108,4 milioni), in progresso dell’8,2% sul 2022.

Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), dei maggiori operatori, il 2023 ha al primo posto Serena Wines 1881 (8,5%) seguita da AC (Astoria) con il 6,1% e da Mionetto (6%), mentre la quota di export più elevata è in capo a La Marca (87,2%), Bottega (81,1%) e Mionetto (78%).

La spinta dell’enoturismo

Secondo gli ultimi dati Divinea – Wine Suite, nel 2023 il prezzo medio dell’esperienza enoturistica nel territorio del Prosecco è stato di 24,7 euro a persona, più basso del 25% rispetto alla media nazionale (33 euro).

C’è ancora molto da fare. Il 57,4% delle prenotazioni è in italiano (61,6% la media nazionale), il 38,6 in inglese (36,8%) e il 4% in un’altra lingua straniera (1,6%). Le cantine del Prosecco sono più flessibili e rapide nella risposta: un quarto delle prenotazioni avviene il giorno precedente quello della visita (in media in Italia accade nel 13,8% delle prenotazioni). Ma nelle cantine del territorio del Prosecco arrivano più stranieri (37,7% dei visitatori vs 35,2% la media nazionale); sono di più gli austriaci (4,6% nel Prosecco vs 0,9% in media), i tedeschi (3,5% vs 3%) e i danesi (2,3% vs 0,8%), meno gli americani che scelgono altre zone vinicole d’elezione come la Toscana o la Sicilia (8% vs 10%). 

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