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L’importanza delle connessioni per lo sviluppo e la crescita sostenibile del Paese

Articolo apparso sul numero di luglio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Gli italiani non temono le torri di telecomunicazione e le antenne. Anzi, matura la consapevolezza che le infrastrutture digitali sono sinonimo di modernità e sviluppo. Perché il loro valore è sempre più percepito come reale per la collettività, fonte di sviluppo economico e sociale. A dirlo è un’indagine  presentata in occasione del primo Sustainability day del tower operator italiano Inwit.

L’indagine, elaborata dall’Istituto Piepoli per Inwit su un campione di 1.500 italiani, evidenzia come la quasi totalità della popolazione (il 94%, in crescita rispetto al 91% del 2023) sia consapevole del valore che le infrastrutture digitali creano per il territorio e la collettività. L’84% degli intervistati, inoltre, si dice favorevole alla costruzione di infrastrutture digitali. Un terzo è estremante favorevole (33%), e oltre la metà (53%) ritiene che il loro sviluppo e potenziamento dovrebbe avvenire in tempi rapidi. 

Come avviene la digitalizzazione

Sebbene quello delle infrastrutture digitali sia un mondo di sigle e tecnicalità non sempre facili da ricondurre a immagini e concetti accessibili a chiunque, gli italiani stanno iniziando a familiarizzare almeno con alcuni di questi termini.  La digitalizzazione del Paese avviene sia con i macro siti distribuiti su tutto il territorio nazionale, sia attraverso i sistemi di microantenne multi-operatore (das, distributed antenna system), che permettono un segnale stabile ed efficiente all’interno di luoghi chiusi o particolarmente affollati. Insomma, sono le infrastrutture digitali esterne e interne che assicurano la connettività e fanno  sì che i nostri smartphone, tablet e ogni tipo di dispositivo funzionino sempre. 

Sono soprattutto i giovani laureati e gli abitanti di località isolate o rurali a cogliere come lo sviluppo e l’ammodernamento delle infrastrutture digitali sia strategico, e a essere dunque più propensi a percepire gli investimenti su questo fronte come una priorità. Ma è un discorso che vale per tutti gli italiani, che indicano la rete digitale al terzo posto tra le infrastrutture in cui è prioritario investire (50%), in salita di una posizione rispetto al 2023, dopo solo rete ferroviaria (57%) e stradale/autostradale (52%).

Le opportunità del 5G

Tra gli intervistati è molto diffusa (84%) la convinzione che sia importante, in particolare, la diffusione del 5G per lo sviluppo e la crescita sostenibile del Paese. Tanto che l’85% è convinto che il 5G rappresenti un’opportunità di crescita, e non un rischio. Ciò nonostante, il gap di conoscenza su questa tecnologia è ancora diffuso e le preoccupazioni al riguardo sono spesso alimentate anche dalle tante fake news che girano in rete. Le principali? Che ci sia stata una correlazione tra coronavirus e 5G (categoricamente smentita, ad esempio, dal ministero della Salute) e tra 5G e cancro (non ce ne sono, sentenzia la Lega italiana per la lotta contro i tumori).

Per quanto riguarda i principali vantaggi che deriverebbero dallo sviluppo delle infrastrutture digitali, il 45% degli intervistati indica la “riduzione del digital divide”, mentre per il 40% la diffusione capillare delle connessioni “contribuisce a una società più innovativa e connessa”. E se è vero che il beneficio nella riduzione del digital divide è percepito soprattutto da chi vive in una frazione di comune (50%) o in una zona isolata/rurale (49%), ne è consapevole anche chi abita in un comune di grandi dimensioni (48%). 

Valore per il territorio

“L’indagine conferma l’apprezzamento degli italiani per il valore delle infrastrutture digitali e l’esistenza di un contesto molto favorevole agli investimenti, in particolare per le infrastrutture che servono a garantire servizi digitali che faranno da volano allo sviluppo economico e sociale del Paese, creando valore per tutta la collettività”, commenta Diego Galli, direttore generale di Inwit. “Il nostro modello di business, basato su infrastrutture digitali e condivise, aperte e resilienti, è funzionale a questo obiettivo e i risultati della ricerca rafforzano il nostro impegno a svilupparlo, con attenzione verso le esigenze dei nostri clienti e dei territori e con un approccio sostenibile”.

Nel dettaglio, tra il 94% di italiani consapevole del valore che le infrastrutture digitali creano per il territorio e la collettività, il 40% ne è estremamente consapevole. Le fasce di popolazione che registrano i tassi di consapevolezza più alti sono gli abitanti dei centri storici (47%), i laureati (45%) e gli over 55 (44%). A livello geografico, sono gli abitanti del nord est (44%).

Se poi l’84% del campione si dichiara favorevole alla costruzione di infrastrutture digitali, un terzo di questi è “estremamente favorevole”: l’esigenza appare più forte tra chi vive nei centri storici (39%), nei comuni di medie dimensioni (38%) e tra i giovani tra i 18 e i 34 anni (36%), con prevalenza di uomini (36%) e di abitanti del Sud e delle isole (35%). Riguardo ai tempi di realizzazione, per il 53% degli intervistati le infrastrutture digitali devono essere realizzate in tempi rapidi.

I progetti di Inwit

Al netto della spinta del Pnrr per ridurre il digital divide, invece, ancora si constata il frequente disallineamento delle amministrazioni locali rispetto alle indicazioni che arrivano dal governo nazionale, che punta ad accelerare e semplificare. “La riduzione dei tempi del silenzio-assenso per le nuove costruzioni da 90 a 60 giorni è stata molto importante”, commenta Galli. “Oggi per realizzare una nuova torre ci vogliono circa dieci mesi, di cui otto per la localizzazione e i permessi e due per l’effettiva costruzione”. I permessi, però, “continuano a essere spesso troppo lenti, con piani regolatori molto differenti tra gli ottomila comuni italiani. Di frequente il permesso viene concesso solo in aree impraticabili, come cimiteri o discariche”.

Inwit, però, non si ferma. Con un orizzonte temporale che guarda al 2026, il piano industriale prevede investimenti per 800 milioni di euro per realizzare 2.200 nuove torri che si aggiungeranno alle oltre 24mila attuali. “Lo scorso anno abbiamo realizzato più di 900 nuove torri e continueremo a investire su questo”, ha concluso Galli. 

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