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Chi è Roberto Rivera, il tech banchiere che ha fondato la Riv-Capital

Roberto Rivera, praticamente un banchiere prodigio. Ha fondato e dirige la sua Riv-Capital con sede in Lussemburgo e uffici a Dubai ma ha cominciato giovanissimo come trader di derivati ancor prima di laurearsi e poi insegnare all’Università di Bologna. Poi esperienze a raffica, guadagnandosi la fama di bambino prodigio per le sue abilità nei derivati in American Express Bank a Milano, Commerzbank e Dresdner Bank a Francoforte e Londra con esperienze sia sui mercati del cosiddetto Club Med (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia) sia su quelli emergenti, poi di nuovo in Italia a 29 anni a Banca Imi. Rivera si distingue come uno dei più promettenti nel campo dei derivati soprattutto perchè è tra i è tra i primi ad applicare i modelli di econophyisics al trading di derivati.

Dai 30 anni prosegue la carriera come Investment banker, continuando però l’attività di trading esclusivamente con capitali propri all’interno di un comparto hedge segregato e dedicato, costruendo un track record di successi costanti. Entra in Lehman Brothers nel 2003, dove rimarrà fino all’ultimo giorno, e nel 2007 riceve il prestigioso Big Deal Award per la storica e più grossa di sempre operazione di cartolarizzazione di crediti sanitari in Europa, che riguarda il risanamento del debito sanitario della Regione Campania per un valore di 2 miliardi e 222 milioni.

Ma il 15 settembre 2008 arriva il default di Lehman e Rivera inizia a lavorare in proprio, ma un paio di mesi dopo…. “A novembre 2008 mi ritrovo coinvolto in un’indagine svizzera per reati finanziari, salvo poi esserne totalmente prosciolto in istruttoria 11 anni dopo”, racconta Rivera. “Come andò esattamente?  È molto semplice, la Aston Bank era la banca depositaria di un comparto di un hedge fund, dove avevo un comparto interamente dedicato a me con i miei soldi dentro e quando hanno indagato la banca per alcuni reati finanziari, facendola fallire, per poi finire in un nulla di fatto e tutti prosciolti senza nemmeno celebrare i processi, mi hanno tirato dentro l’indagine, bloccato tutti i conti e impedito di lavorare, quando invece le verifiche sulle operazioni avrebbero potuto essere rapidissime, essendo tutte su derivati listati e registrati regolarmente in Stanza di Compensazione. Invece 11 anni di calvario. Finalmente il 6 maggio 2019 sono stato prosciolto in istruttoria da ogni singolo capo di imputazione per totale infondatezza delle accuse”.

Lasciamo da parte il passato e veniamo al presente. Lei viene definito come un trader prodigio. Perché?
Non faccio miracoli. C’è tanta passione, possiedo skill matematiche e statistiche su cui ho lavorato tanto e ci sono dei modelli e delle strategie quantitative di trading che nel lungo periodo hanno portato dei risultati certificati, consolidati, soprattutto su base costante, perché quando ottieni dei rendimenti a doppia cifra per 15 anni di seguito non può essere un caso e soprattutto quando il livello di rischio e rendimento tocca determinate soglie vuol dire che anche nello schema della scommessa, il rapporto rischio rendimento è ottimale. Detto in maniera semplice se hai un rendimento del 20% con uno sharpe di 4 vuol dire che il rischio medio di 5 è remunerato mediamente almeno 4 volte.

Si percepisce che è un grande appassionato della finanza innovativa.
Sono un veterano della finanza tradizionale di formazione economica classica e quantitativa: non per niente ho avuto dei docenti del calibro del professor Zamagni e del professor Lusignani, cioè di economisti classici e alfieri della finanza tradizionale. Tuttavia mi sono reso conto, avendo avuto anche parecchio tempo per studiare e per innovarmi, che i cripto-esaltati a volte anche troppo esaltati, hanno in realtà fondato una tecnologia quasi fantascientifica, su presupposti effettivamente innegabili, come la blockchain.

Non è ancora troppo presto per un uso stabile della blockchain in finanza?
Dobbiamo convincerci che la blockchain sta alla finanza oggi come internet nel 2000 stava al commercio. Inoltre l’ambiente generale in cui ci stiamo muovendo è di grande delusione verso le istituzioni bancarie, le banche centrali, i governi, le propagande asfissianti. Quindi la mia conclusione è stata che l’architettura della finanza tradizionale sicuramente è obsoleta e appannaggio di pochi in un mondo che va verso la democratizzazione dell’informazione e delle conoscenze e stride in particolar modo con la necessità che hanno sempre più persone di cercare tipologie di investimenti che permettano a tutti, anche quelli che possono risparmiare soltanto 50 euro alla settimana, di metterli a reddito. Ecco perché credo fermamente che le crypto rappresentino il futuro.

Però nell’immaginario collettivo quando si parla di cripto valute, gli investitori storcono un po’ il naso.
È vero, possiamo parlare dei rischi di frode che si possono correre. Però le cripto rappresentano il futuro perché danno la possibilità prima di tutto a ogni singolo individuo di crearsi un salvadanaio e un reddito e soprattutto di pianificare in modo semplice il lungo periodo finanziario del suo risparmio senza dover pagare commissioni a intermediari o advisor.

Come si è organizzato?
Immaginando il futuro in questa direzione ho disegnato e condiviso il progetto Riv che oggi è un’azienda pienamente funzionante. Riv Technologies rappresenta la fintech che combina la finanza tradizionale con la finanza decentralizzata che si fonda sulle tecnologie blockchain che non necessitano di terze parti, che si fondano sul coinvolgimento diretto di tutti i players e che ne garantiscono la sicurezza e l’onestà mediante dei meccanismi automatizzati e crittografici che derivano principalmente dalla teoria dei giochi cooperativi. In altre parole i giocatori sono costretti dalla tecnologia sottostante a comportarsi e a vigilare garantendo che il consenso sia affidabile, quindi incaricandosi del peso del rischio e della responsabilità, anche in presenza di componenti che invece vogliono agire in modo fraudolento o fallimentare. Quindi è una tecnologia che risolve davvero i problemi più sentiti.

E questa tecnologia lei la vuole far conoscere con la Riv Academy.
Sì, assolutamente. La Riv Academy è basata sul metodo di insegnamento moderno. Siamo partiti dai tutorial per il Riv Wallet e per il Riv Coin e abbiamo poi concepito questo metodo di insegnamento molto più largo, moderno, mediante l’utilizzo di intelligenza artificiale per rendere i contenuti accessibili alle nuove generazioni a livello globale, sia in termini di costi, sia a livello di fruizione.

Come fate?
Abbiamo sviluppato un modello di insegnamento che soddisfa le caratteristiche di apprendimento, in particolare nella generazione Z, perché la loro capacità di concentrazione è sempre più intensa ma anche breve. Significa che apprendono concetti sempre più complicati, sempre più complessi, ma soltanto quando sono forniti in modo stimolante, immediato, quando si riesce ad incantarli. Nella sua formulazione di contenuti la Riv Academy già dall’inizio è visibilmente sorprendente per il suo fruitore. Riv sarà l’università della nuova finanza.

Ha fama di lupo solitario, ma quante persone lavorano insieme a lei?
A Dubai siamo una ventina. Siamo riusciti a mettere insieme una squadra incredibile: l’età media è 23-24 anni, sono tutti ingegneri, laureati in matematica, il mio Chief Operating Officer, Guido Rocco, insegna anche al MIT come learning facilitator, abbiamo ingegneri aerospaziali, ingegneri elettrici, computer scientist. Siamo diversity oriented, ci sono 9-10 diverse nazionalità che lavorano, tutti  in pace, in armonia e in una open mindness incredibile, soprattutto lavoriamo concentrati ma con tanta allegria e spirito visionario.

Da quanto tempo siete a Dubai?
La Riv è una holding lussemburghese nata a marzo del 2021, subito dopo il termine della vicenda giudiziaria a cui abbiamo accennato all’inizio. Sono riuscito a mettere insieme non solo le idee ma il progetto e finalmente ho fondato la Riv Capital Group, di cui oggi sono Chairman e CEO, con il supporto di un club di investitori davvero incredibili: più di 30 persone che mi hanno immediatamente seguito e hanno sposato il progetto Riv fin dal primo minuto.

Oggi come è composto il gruppo?
È diversificato in tre aree di azione: l’asset management, il permanent capital e il fintech di cui vado particolarmente orgoglioso: ho già distribuito quattro dividendi.

A proposito di fintech, ha parlato di Riv Wallet e il Riv Coin, cosa sono esattamente?
Riv Wallet è un digital non custodial wallet che è stato concepito per essere utilizzato da tutti. E’ uno strumento semplice e immediato, compliant sia con tutte le normative europee che con quelle presenti in Medio Oriente. Tra l’altro la Riv Technologies è regolarmente vigilata e incorporata qua a Dubai, sotto la vigilanza di Vara, la Virtual Assets Regulatory Authority. È un wallet affidabile, semplice, decentralizzato e soprattutto self-custodial e per chi volesse ci sono pure tutorial che passo a passo guidano lo user nell’utilizzo. Riv Coin invece è la criptovaluta per definizione, vera cripto e vera valuta da spendere. Non a caso il white paper del Riv Coin è stato pubblicato su Arxiv della Cornell University, la piattaforma scientifica che pubblicò per prima il white paper di Satoshi Nakamoto sul Bitcoin. Riv Coin ristabilisce il concetto di gold standard e rivendica l’importanza che hanno le riserve, la solidità che deve essere la caratteristica principale delle riserve alla base di qualunque moneta. Inoltre rivendica anche che gli interessi che queste riserve producono devono poter essere distribuiti ai liquidity providers e in un modello diciamo deflazionario della moneta e non inflazionario.

 

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