Articolo tratto dal numero di marzo 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Si crede che alimentandosi correttamente non si abbia bisogno di altro. “In realtà il nostro cibo si è impoverito, gli ortaggi e la frutta hanno meno micronutrienti rispetto a quelli consumati dai nostri nonni perché sono coltivati in terreni impoveriti da un’agricoltura intensiva”, spiega la nutrizionista Federica Almondo, che basandosi su questo presupposto ha cofondato la milanese Cerva16, clinica focalizzata su nutrizione funzionale e medicina antiaging. La pandemia ha portato alla ribalta il tema della prevenzione e della promozione della salute, delle abitudini alimentari e degli stili di vita, dando così grande impulso alla nutraceutica, termine coniato nel 1989 dal nutrizionista biochimico Stephen De Felice, che coniuga nutrizione e farmaceutica. Per intenderci, identifica il regno dei supplementi alimentari, sbrigativamente inclusi nella famiglia degli integratori, chiamati a colmare carenze micronutrizionali, ad attivare i geni buoni e a silenziare quelli che stanno andando nel senso sbagliato per riportarli sulla retta via.
Quanto vale la nutraceutica
Il settore è in crescita, la disciplina in evoluzione. Nel 2023 la vendita di integratori alimentari, e con essi di nutraceutici, ha generato globalmente un giro d’affari da 178 miliardi di dollari e si stima che crescerà annualmente del 9% fino al 2030, quando si potrebbero toccare i 327 miliardi. L’Italia sta offrendo un grande contributo a quest’onda, se si considera che è il primo paese d’Europa per consumo, come risulta da analisi condotte dall’associazione Integratori & Salute, rappresentante del comparto degli integratori alimentari.
Al netto delle previsioni, è pur vero che viviamo il primo innamoramento salutista, e con esso alcune derive e fondamentalismi che stanno mettendo alla berlina prodotti nel dna della nostra cultura. Il caso esemplare è quello della bevanda più mediterranea che ci sia, il vino, rintracciabile persino nella Bibbia, dove si narra che Noè fu il primo uomo a piantare una vigna, degustandone il liquore fino all’ebbrezza.
Il polo di San Marino
Tanto salutismo è ben capitalizzato dalla Repubblica di San Marino, dove, attorno a nutraceutica e cosmetica, si è creato un cluster con 30 aziende attive nel reparto integratori alimentari e nutraceutici e altrettante nel campo della farmaceutica e della cosmesi. Entro i 61 chilometri quadrati di questo micro-stato da 34mila abitanti, il settore della nutraceutica e degli integratori occupa 550 addetti e genera un fatturato aggregato di 170 milioni di euro, di cui 132 totalizzati dalle cinque realtà principali, che occupano l’80% della forza lavoro. Nella cosmetica il fatturato sale a 200 milioni, occupando 564 persone.
Le grandi realtà
Il padre nobile del distretto è Carlo Bollini, che nel 1982 fondava nella sua San Marino l’azienda Erba Vita, ora sotto la cupola di Valpharma. In gioventù si era formato alla Scuola di fitoterapia di Aix-en-Provence, nella Provenza dove avrebbe creato il suo primo laboratorio di produzione, Les Herbes du Midi. All’alba degli anni Ottanta rientrava a San Marino creando Erba Vita, attiva con due stabilimenti, e un centro termale.
Valpharma, che ha inglobato ErbaVita, è l’altra importante realtà locale. Lanciata nel 1987, nasceva dalla trasformazione di Euderma. Ora Valpharma Group, condotta da Alessia Valducci, comprende tre realtà: Valpharma, Valpharma International ed Erba Vita Group. Opera in 70 paesi e cinque continenti nel settore farmaci, nutraceutici, dispositivi medici e servizi. Ogni anno le aziende investono circa il 10% del fatturato in innovazione tecnologica, tutt’uno con la lunga esperienza fitoterapica di Erba Vita, dove lavora anche un team di r&s interno che studia e sviluppa le formulazioni dei prodotti.
Nel 1998 a San Marino prendeva forma l’altra importante impresa di settore, PromoPharma, nel 2003 acquistata dall’attuale ceo Filippo Borsani, che ha impresso una svolta. Anzitutto in termini di fatturato, passato da 1 milione agli attuali 35. Borsani punta a una crescita continua per questa azienda che mosse i primi passi creando una linea di fitopreparati a base di piante amazzoniche, mentre ora la gamma conta più di 500 referenze. Due anni fa è entrato in PromoPharma il fondo americano Nb Aurora, attraverso la cessione di una quota di minoranza dell’azienda, così da sostenere il progetto di apertura di una nuova struttura, sul sito di quella vecchia, ma su una superficie di fatto raddoppiata.
È invece stata acquisita dal gruppo Siberian Health, con base a Praga, l’azienda sammarinese Aqua Viva, nata nel 2001 e attiva nella produzione e commercializzazione di due linee di integratori alimentari (Keforma e Nutrifarma), fatturato intorno agli 8 milioni e una crescita che negli ultimi anni si è attestata intorno al 15%. Erbozeta nasceva in coda agli anni Ottanta come azienda di prodotti naturali per la salute, in particolare integratori alimentari. Via via aggiungeva prodotti e si espandeva oltre il mercato italiano. Nel 2009 creava un sito di produzione più ampio, da 2.500 metri quadrati, dove accogliere strumenti di ultima generazione. Attraverso filiali si diramava fino all’estremo Oriente. Oggi è presente in più di 70 paesi, con una gamma di 150 prodotti che coprono più di 20 aree specialistiche, tra cui integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici.
Le pmi della nutraceutica
Intorno alle più grandi realtà di San Marino sono fiorite piccole imprese, spesso spin off di gruppi consolidati, italiani ed esteri. È il caso di Algem Natura, cofondata da Anne-Claire De Faveri nel 2016, 1,5 milioni di fatturato e dieci dipendenti.
La nutraceutica contribuisce all’incidenza del manifatturiero sul Pil di San Marino (oltre un terzo). Accade in un fazzoletto di terra ad alta concentrazione di operatori e operosità, capace di esercitare una forte attrattiva per via della fiscalità leggera, ma anche per un contesto giuridico e burocratico snello e rapido. Quanto alla nutraceutica, si aggiunge la presenza di un ecosistema che beneficia di competenze di settore affinate anzitutto nella locale università. Il dipartimento di Economia, scienze e diritto ha infatti istituito un master di primo livello in nutraceutica ed educazione alimentare. Così come tanto know how viene dagli atenei a un soffio dalla Repubblica, in testa quelli di Bologna, Urbino e Ancona.
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