Arianna Gregis, Bayer Italia
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Bayer Italia continua a puntare sull’innovazione: “Non siamo mai stati così all’avanguardia”

Contenuto tratto dal numero di aprile 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

Mai così in salute. Potrebbe essere un mantra per Bayer Italia, che compie 125 anni guardando al proprio lungo percorso, ma proiettandosi sempre in avanti, nella convinzione che solo con la capacità di innovare costantemente si può crescere e dare un contributo al sistema sanitario e alle persone. “Non siamo mai stati così all’avanguardia”, dice Arianna Gregis, che ha preso le redini del pharma di Bayer Italia nel 2023, dopo oltre 20 anni di esperienza nelle life sciences.

“È grazie all’innovazione che abbiamo potuto apportare un valore aggiunto determinante per la tutela della salute. Sentiamo l’orgoglio di parlare dei nostri marchi più noti, come l’Aspirina, ma anche della nostra tecnologia, come lo stabilimento di Garbagnate Milanese, che è un riferimento per l’ecosistema della salute e ha ottenuto il riconoscimento sia per la tutela dell’ambiente che per lo sfruttamento dell’intelligenza artificiale. Vogliamo proiettarci nel futuro con la nostra visione di ‘Health for All’ e sentiamo una responsabilità sociale che si manifesta nell’impegno a sviluppare terapie all’avanguardia per la cura delle persone”.

Ricerca e sviluppo valore essenziale, dunque, attraverso cui passa anche la crescita di valore del marchio, come denota il raggiungimento, nel 2025, del quinto posto nel settore pharma nella classifica Brand Finance Global 500. “Bayer ha compiuto in questi anni un’evoluzione del proprio sistema della ricerca, un cambio di paradigma che l’ha portata da una ricerca condotta nei propri laboratori a un investimento in un concetto più dinamico di ecosistema, andando a cercare quelle realtà esterne capaci di portare valore e aprendo alle startup che impiegano l’IA, in grado di diminuire in prospettiva i tempi della ricerca fino al 40%. Un passaggio significativo è il recente accordo con Google Cloud, che adotta una tecnologia per individuare nuovi target terapeutici. Vogliamo poi essere protagonisti nel campo delle terapie geniche e cellulari, che sono una frontiera importante della medicina di precisione. Abbiamo sei progetti con varie partnership, di cui una con BlueRock Therapeutics, che è partecipata interamente da Bayer e che lavora a un metodo di cura con la terapia cellulare contro il Parkinson, riconosciuta dalla Food and Drug Administration (l’agenzia federale statunitense che regola i prodotti alimentari e farmaceutici, ndr). Possiamo dire di aver compiuto un cambio di passo nella strategia di ricerca e sviluppo, passando in 24 mesi da una fase 1 a una fase 3”.

Ma le frontiere della ricerca in casa Bayer sono assai più ampie, come racconta Gregis: “Abbiamo lavorato a nuove soluzioni terapeutiche cardiovascolari e abbiamo sottoscritto un accordo con una biotech americana per l’amiloidosi da transtiretina in pazienti adulti con cardiomiopatia, che, se non curata, può essere fatale e ora ha una terapia appropriata disponibile approvata dall’Agenzia europea per i medicinali, per cui è stato avviato anche un percorso di approvazione con l’Agenzia italiana del farmaco. La nostra missione è offrire soluzioni sempre più mirate e la sfida in questo senso non è tanto immettere un prodotto sul mercato o curare una determinata patologia, ma trattare la persona nel suo complesso, trovando le soluzioni più adatte per ogni paziente, più che concentrarsi solo su un organo. L’IA può darci un valido aiuto nella diagnosi, riducendo i tempi e consentendo una più rapida attuazione dei piani terapeutici”.

Intelligenza artificiale che per Bayer è uno dei fattori capaci di aprire nuove strade per il futuro. “Anche se siamo ancora agli inizi, il tema dell’IA per noi è fondamentale nella direzione di una medicina personalizzata. Bisogna aprire a nuove potenziali partnership per lo sviluppo e fare sistema. Così come abbiamo fatto a Boston con l’apertura del Broad Institute di Cambridge, uno dei maggiori centri di ricerca genomica e biomedica al mondo, che lavora in partnership con il Massachusetts Institute of technolgy (Mit) e l’Università di Harvard. Ma anche con l’apertura a Berlino di un incubatore per startup del comparto life sciences, il Co.Lab., sullo stile degli Stati Uniti. Ritengo che l’obiettivo sia ascoltare sempre più i pazienti, lavorando per migliorare il loro stato di salute e la loro qualità di vita. In questo senso il meglio deve ancora venire”.

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