“Il piatto più folle che ho dipinto è stato, probabilmente, quello in cui ho ritratto Amy Winehouse, mentre portava fuori la spazzatura”, ricorda Jacqueline Poirier. E’ chiamata The crazy plate lady, come il nome del suo business, perché, da cameriera in un albergo di lusso, è riuscita a diventare un’artista nota e un’imprenditrice. Tra i suoi clienti ci sono anche alcune celebrities, che ritrae sui suoi piatti, come, per esempio, Matt Damon o Al Pacino; ci sono anche padroni che le richiedono di raffigurare i loro cani e gatti, chi le domanda di fare un ritratto, chi le chiede di dipingere del cibo per fare, magari, fotografie divertenti per Instagram. “Dipingo di tutto, non importa cosa sia, dipende dall’incarico. Mi diverte farlo. E penso sia parte del mio lavoro, dato che ora sono una professionista”, racconta nel posto che le ha dato il successo. Toca è il ristorante di The Ritz-Carlton Toronto, in Canada, dove è adesso Resident Artist. Dove tutto è cominciato.
Come ha imparato a dipingere?
Dipingo fin da quando ero bambina. Mi ha sempre appassionato moltissimo sia disegnare sia dipingere e sperimentare con diversi materiali. Prendevo lezioni d’arte dopo la scuola fin da ragazzina, anche se non sapevo cosa avrei fatto esattamente nel futuro. Pensavo di dedicarmi a una carriera nella scienza o in letteratura inglese, perché mi piaceva molto leggere. Consideravo l’arte più come una passione che un lavoro.
Come arrivò la svolta?
Mi accettarono in tutte le scuole in cui feci domanda ed ero insicura. Mia madre, che aveva notato il mio talento artistico e voleva che scegliessi una professione che amavo davvero, mi consigliò di andare alla scuola di design a Toronto, l’Ontario College of Art and Design. Quindi studiai pittura e design per quattro anni e mezzo, ma anche allora avevo in mente di cercare un lavoro sicuro, come fare l’insegnante. Per questo mi iscrissi alla Niagara University. Fu allora che iniziai a lavorare come cameriera al Ritz-Carlton a Toronto, al ristorante Toca, mentre aiutavo perfino in cucina, perché avevo bisogno di denaro per pagare i miei studi. E, fu anche allora, che mi appassionai a dipingere la porcellana e la ceramica. La mia manager sapeva che ero un’artista, si accorse che ero brava e mi chiese se potevo decorare i piatti bianchi del ristorante. L’interior design è molto creativo ed eclettico, e ci tengono che si crei di continuo qualcosa di nuovo, unico, particolare.
Quali tipi di piatti realizzò in principio?
Mi resi conto che nel ristorante avrebbero risaltati i colori. Così la prima serie che realizzai fu sui paesaggi canadesi nelle quattro stagioni: l’estate, l’autunno, l’inverno, la primavera. Alcuni ospiti li notarono subito e chiesero se li potevano acquistare. Fu allora che compresi che avevo una possibilità. Una cosa che ho imparato come imprenditrice è che bisogna saper cogliere le opportunità per riuscire nel proprio business. Cominciai a lavorare tantissimo e a creare più piatti. Erano tutti diversi. In principio, pensai, che dato che ero in Canada, dovevo focalizzare su temi tipici del mio paese. La gente adorò l’idea. E, arrivarono le commissioni: mi chiamavano ai matrimoni o per ritrarre persone, bambini, famiglie, animali, oggetti, simboli. Ho sempre accettato tutto con grande entusiasmo, prendendolo come una sfida, mantenendo un atteggiamento positivo, anche quando ci potevano essere momenti di difficoltà.
Come cominciò a dipingere le celebrities?
Toronto è famosa per il Toronto Film Festival. Ogni anno, a settembre, si riempie di moltissimi personaggi celebri, anche perché il nostro festival è noto per essere il prediletto dai veri cinefili. Le star, qui, non vengono nemmeno troppo infastidite, perché non è nella mentalità canadese disturbare gli altri. Sono più rilassate e più facili da avvicinare. Il Ritz-Carlton Hotel di Toronto è il centro di interviste, eventi, incontri, feste dei film, cene, come il suo ristorante alla moda Toca, dove io ho la fortuna di lavorare. Così sono riuscita a ritrarre tanti personaggi famosi e, dato che anch’io amo il cinema, perfino scene dai film.
Ha lavorato per alcuni personaggi famosi?
Per Matt Damon, Al Pacino, Morgan Freeman, Halle Berry. Ma ce ne sono tanti altri. Apprezzano il mio lavoro, perché lo considerano un tributo all’arte e ai film e personaggi che hanno interpretato. Essendo artisti, poi, si rendono conto di quanto sia dura riuscire in questo settore e credo che cerchino di supportarlo. A volte, ho regalato miei patti a celebrities e sono stati sempre molto felici di accettare, facendomi notare che realizzo qualcosa di originale e diverso.
Come ideò il nome del suo brand? Pare quasi il titolo di un film…
Mi chiamavano “the plate lady” e da lì, dato che mi considero una persona creativa e un po’ eccentrica e coraggiosa, ho pensato di aggiungere “crazy”, perché pensavo che fosse un nome che si poteva ricordare facilmente.
Che tipo di politica di marketing ha utilizzato per espandersi?
Ho puntato già allora, ed erano quasi dieci anni fa, sui social media. Ho cominciato a scattare fotografie divertenti di piatti su cui dipingevo cibo che, in parte a un gesto o a qualcosa, pareva vero. Erano immagini che diventarono presto, allo stesso modo dei piatti, degli oggetti d’arte. E, fu subito boom di follower. Il mio business ebbe un salto di qualità nella primavera del 2014, quando Instagram presentò il suo account, @thecrazyplatelady, ai sui oltre 170 milioni di utenti, esponendo il mio brand a moltissime persone in tutto il mondo. Un anno dopo fui in grado di farmi aiutare da un’assistente, come di farmi consigliare da un manager. Dipingo, invece, ormai professionalmente da oltre sette anni. Ho viaggiato per tutto il pianeta per diffondere i miei prodotti e ho perfino organizzato corsi, per insegnare agli altri, come sono molto attiva nel mondo corporate. Ho collaborato con Facebook, Molson Canadian, Samsung, Celebrity Cruises, Hewlett-Packard, oltre che direttamente con il Toronto Film Festival.
Quali sono i piatti che vendono di più?
I più popolari sono i ritratti di animali domestici, che vanno addirittura più di quelli delle celebrities. Poi vengono i ritratti di persone e i piatti che realizzo per i matrimoni. Personalmente, mi piace molto dipingere soggetti gastronomici o cibo. Sono una foodie, adoro mangiare e prediligo il cibo italiano. Alcuni dei miei soggetti preferiti in questo campo sono pizza, pasta e il tiramisù. Sono pietanze molto popolari in tutto il Canada.
Ha subito crisi con la pandemia del Covid-19?
Non nel mio business, perché vendo molto online. Il ristorante Toca è ancora chiuso, al momento, mentre parliamo, aperto solo per il take-away. Ma abbiamo avuto l’idea di reinventarci con dei menù originali, come quello per la buona salute New Year New You e uno per la cena di San Valentino.
Dove trae l’ispirazione per le sue idee?
Probabilmente dalla mia città stessa. Toronto è una bellissima città, dove si ha un alto tenore di vita. Il mio studio artistico si trova solo a quindici minuti d’auto dal Ritz-Carlton Hotel, dove adesso lavoro part-time, ma ci tengo ancora a collaborare attivamente con loro e a non dimenticare le mie origini. In più, mi godo il mio ruolo di mamma adesso, che, probabilmente, mi ha allo stesso modo ispirato altrettanti nuovi piatti (sorride, ndr). Vivo con la mia famiglia a Little Italy da oltre dieci anni, e c’è una varietà di ottimi ristoranti e di parchi, che rendono il quartiere davvero delizioso. E, amo andare a Toronto Island, è l’isola nel Lago Ontario che si raggiunge con il traghetto e dove pare di trovarsi in un altro universo di barche e acqua, in mezzo alla natura e alla tranquillità. A chi è appassionato di arte, consiglio inoltre di scoprire la street art – ne abbiamo di magnifica a Toronto – nelle numerose alleys, le vie laterali alle strade principali, e di andare all’Art Gallery of Ontario, per ammirare nuove mostre o arte contemporanea, come l’architettura interessante dell’edificio. Rappresenta lo spirito avanguardistico e innovatore del nuovo Canada.
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