di Marco Gemelli
Promuovere il proprio vino mettendoci la faccia. In un settore come quello vinicolo, in cui il lavoro del marketing procede di pari passo con quello in vigna e in cantina per creare la ricetta di un vino di successo, ormai da qualche anno sempre più produttori – specie quelli più sensibili a contaminazioni culturali – scelgono di raccontare se stessi e le proprie etichette attraverso un connubio inedito con il settore dell’arte.
E se finora i punti di contatto tra i due mondi erano declinati soprattutto in cantine d’autore, concerti tra le vigne o etichette limited edition affidate ad artisti di fama, c’è chi ha spostato l’asticella ancora più in là, creando con il vino autentiche opere d’arte, portando una ventata di contemporaneità nella storica tradizione italiana legata alla ritrattistica. E’ la pittrice fiorentina Elisabetta Rogai, ideatrice dell’Enoarte, tecnica pittorica che consente di dipingere con il vino al posto dei colori, con sfumature che “invecchiano” sulla tela col passare del tempo in base al vitigno utilizzato.
Il progetto è nato in Toscana oltre un decennio fa ma si è allargato presto al resto del Paese fino a coinvolgere cantine internazionali, da Hong Kong a Los Angeles: in soirée private oppure in occasioni pubbliche come il Vinitaly, sempre più aziende vinicole hanno chiesto a Elisabetta Rogai di dipingere con il proprio vino non solo panorami o soggetti legati al mondo della vendemmia, bensì ritratti di titolari come Donatella Cinelli Colombini o guru dell’enologia come Giacomo Tachis. E così grazie alla pittura wine-made la promozione del vino italiano scopre una nuova tendenza, quella di mostrare la versatilità di un vino usandolo per immortalare sulla tela colui che quel nettare l’ha creato e visto nascere.
“Credo che per un produttore vinicolo – spiega l’artista che nel 2015 ha anche realizzato, sempre col vino insieme ai colori, il Drappellone del Palio dell’Assunta a Siena ed è stata testimonial Audi Italia per Innovative Thinking – avere un ritratto realizzato col vino della sua stessa cantina significhi stabilire un legame speciale e inscindibile con la propria passione, consegnando al futuro dell’azienda un retaggio fuori dagli schemi. Inoltre, spesso la realizzazione di un ritratto col vino avviene durante una performance live, sotto gli occhi di un pubblico che può degustare il vino proprio mentre questo viene usato sulla tela. Per i produttori stranieri, inoltre – conclude l’artista che ha portato l’Enoarte in luoghi istituzionali come Santa Maria della Scala a Siena, il Museo degli Argenti a Palazzo Pitti o il Cortile di Michelozzo in Palazzo Vecchio a Firenze – è un modo di collegare a doppio filo arte e vino, due aspetti per cui il nostro Paese è famoso nel mondo”.
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