Il 13 luglio scorso si è conclusa una vicenda che ha tenuto il mondo intero col fiato sospeso, quella dei 12 ragazzini thailandesi bloccati per 18 giorni in una caverna di Mae Sai, nell’estremo nord del Paese. Alle disperate – e miracolose – operazioni di salvataggio ha partecipato a modo suo anche Elon Musk, l’imprenditore di origine sudafricana al 54esimo posto nella classifica dei Billionaires di Forbes.
Il 9 luglio, Musk ha diffuso su Twitter un video che mostrava il test di alcuni mini-sottomarini “a misura di bambino”, che secondo il magnate avrebbero potuto salvare i ragazzini in Thailandia. Purtroppo per lui, però, uno dei sub che partecipavano alle operazioni nella grotta, il britannico Vernon Unsworth, ha visto nel tentativo di Musk un desiderio di farsi pubblicità sotto i riflettori, e parlando con Cnn gli ha consigliato di riporre i suoi sottomarini in un luogo irriferibile.
Per tutta risposta, Musk si è rivolto ancora a Twitter, e non l’ha certo presa bene: in alcuni tweet poi cancellati, Musk ha fatto illazioni sul fatto che Unsworth, 63 anni, viva nel Paese asiatico (definendo la cosa “sospetta”), e poi ha scritto che l’esperto sub è un “pedo guy”, ovvero un pedofilo. Unsworth, da parte sua, negli ultimi giorni ha risposto di stare soppesando se chiedere un risarcimento a Musk, spiegando che “il mondo deve capire che persona è”. Nel frattempo, però, ci ha pensato il mercato a punire l’uomo-Tesla: gli investitori a Wall Street hanno venduto in massa le azioni Tesla, facendo fuori un miliardo di dollari di market cap in pochi minuti. Quello di Musk, quindi, probabilmente è stato il tweet pagato più a caro prezzo della storia.
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