“La mia passione per il surf nasce dalla mia creatività, dalla mia voglia di accettare le sfide, come dal mio spirito di avventura e di provare, di continuo, qualcosa di diverso. Nel surf ogni onda è diversa, come ogni performance, come ogni attimo. Non lo conosci fino a che non lo vivi. Amo sentire l’adrenalina nelle vene” confessa Laird Hamilton, che incontriamo a Malibu, in pausa tra un’onda e un’altra. Vive con la famiglia, la moglie e le due figlie, tra qui e Maui, alle Hawaii, oltre a viaggiare spesso in tutto il mondo. È un mito nell’ambiente del surf, in particolare in quello delle grandi onde, dato che è stato uno dei primi a cavalcarle, come a inventare mezzi per farlo, alcuni anche basati sull’alta tecnologia. È considerato un grande innovatore, oltre che uno dei maggiori inventori del tow-in surfing, dello stand-up paddle boarding, dell’hydrofoil boarding. Ed è intervistato anche nella nuova serie tv di Hbo, di sei episodi, che fa rivivere la leggenda del surf e i suoi protagonisti: 100 Foot Wave. La serie-documentario ripercorre l’odissea del surf di un altro pioniere, Garrett McNamara. In questa intervista Laird racconta questo sport, oltre che le sue nuove avventure. Laird è infatti, oltre che un surfista e un inventore, un produttore, un tv host, un attore e un esperto di fitness e nutrizione.
Come si è appassionato al surf?
Sono nato a San Francisco, ho imparato a nuotare bene già a sette anni, ho sempre amato l’oceano. Ebbi poi la fortuna di crescere con il surfista Billy Hamilton, che mi adottò. Fui io a presentarlo a mia madre e si innamorarono e sposarono. Diventammo amici, perché l’osservavo sulla spiaggia da bambino fare surf. Per un periodo ho lavorato come muratore e, addirittura, come modello (fece perfino un photo shoot con Brooke Shields, ndr), ma quello non era il mio mondo. Amavo da sempre lo sport e non per la competizione, ma per il piacere e il gusto di praticarlo. Non mi interessava competere, perché avevo una visione più universale. Volevo ispirare gli altri a vivere meglio e a essere persone migliori grazie allo sport. Per me il surf è sempre stato una forma d’arte piuttosto che una gara per cui ottenere un premio o un voto.
Chi l’ha ispirata di più nella sua carriera?
Mia madre è stata la prima, dato che era brava a incrementare la mia immaginazione. Mi leggeva da bambino e poi mi ha spinto a leggere, mentre crescevo, tantissimi libri e romanzi. Sono convinto che il mio spirito innovativo sia stato stimolato proprio da questo.
Lei ha sfondato anche a Hollywood. Ha recitato o lavorato come stunt man anche in diversi film e documentari, tra cui Radical Attitude, Wake Up Call, Step into Liquid, Riding Giants, di cui è stato pure produttore esecutivo, The Decendants, con George Clooney e Shailene Woodley, Water World, con Kevin Costner, il film di James Bond Die Another Day, con Pierce Brosnan, e Point Break, con Keanu Reeves e Patrick Swayze. La regista Rory Kennedy, ultima figlia degli undici figli di Robert Kennedy, le ha invece dedicato un documentario, The Life of Laird Hamilton, presentato al Sundance Film Festival 2017.
Non mi è mai interessata la fama. Valuto una persona per quello che è, non per quello che fa. Ma mi ha divertito molto partecipare a questi progetti, sono stati tutti esperienze molto interessanti, che mi hanno anche dato nuove idee.
Ha scritto diversi libri, tra cui i bestseller del New York Times Force of Nature: Mind, Body, Soul, and, Of Course, Surfing, nel 2008, e Liferider: Heart, Body, Soul, and Life Beyond the Ocean, nel 2019. Inoltre collabora con la rivista Men’s Journal, dove scrive di sport, benessere e nutrizione.
Mi piace scrivere, fa parte della mia ricerca e approfondire argomenti a cui credo. E, sì, sono molto attivo nel campo della nutrizione, perché la dieta è fondamentale per uno sportivo. Per questo ho inventato la mia linea di prodotti alimentari. Il mio brand si chiama Superfood (di recente ha introdotto anche un nuovo caffè, Boost Coffee, che include tra i suoi ingredienti la Vitamina D, ndr) e intendiamo espanderci sempre più in futuro.
In partnership con sua moglie, la giocatrice professionista di pallavolo, attrice e modella Grabrielle Reece, ha inventato addirittura un nuovo fitness training chiamato Extreme Performance Training (XPT).
Si tratta di un potente programma di training, uno stile di vita che focalizza su migliorare grazie all’uso dell’acqua. Implica esercizi in acqua e sott’acqua, con l’uso delle onde, performance di respiro corretto, per incrementare i livelli di ossigeno ed equilibrio mentale, metodi di recupero di energia, un programma ad alta intensità e risultato per persone a tutti i livelli e i background. Ci serviamo perfino di un’antica pratica polinesiana tramite cui i nuotatori camminavano sul fondo dell’oceano tenendo una pietra. Consiglio di fare sport all’aria aperta il più possibile, perché incrementa l’equilibrio psichico.
Per questo ha inventato anche nuovi modi di cavalcare le onde, come di fare sport?
Ho sempre realizzato, prima di tutto, strumenti per me, basati sulla mia esperienza di sportivo. Ho cominciato con il surf, sono un co-inventore del tow-in surfing per le grandi onde, del kitesurfing, del jet ski, del paddle boarding, che per me era un rito sacro, un’antica pratica hawaiana. Ho poi inventato il foilboard, una tavola da surf che incorpora la tecnologia hydrofoil e che offre maggiori prestazioni e precisione per tecniche aeree nell’acqua. Ho spaziato successivamente ad altri sport, come il golf: trovavo noioso muoversi su veicoli o a piedi e ho inventato tavole da golf per spostarsi velocemente. Ho creato anche una tavola da golf per le dune di sabbia in riva al mare o sugli sterrati: è una nuova tecnica, non si tratta di surf sanding. E sto sempre lavorando a nuove invenzioni…
Ha lanciato addirittura una linea di moda. L’ha realizzata di certo pensando allo sport?
Per il mio brand di abbigliamento ci ho tenuto a puntare prima di tutto sull’autenticità e di certo sulla praticità. Posso assicurare di aver provato tutto sulla mia pelle e quello è già una garanzia.
Lei è anche un filantropo molto attivo, con associazioni non-profit quali City of Hope, Surfrider Foundation, Race Accross America, Pipeline for a Cure for Cystic Fibrosis, Rain Catcher, Muscular Dystrophy.
La mia missione è sempre stata aiutare gli altri. Questo mi dà gioia più di tutto e ritengo sia un dovere contribuire alla propria comunità e sostenere chi ha meno di noi o soffre di gravi problemi. È la mia etica ed è talmente forte che perfino tutti gli sponsor con cui lavoro o collaborano devono avere i miei valori.
Come imprenditore qual è la sua regola?
Saper cogliere l’opportunità e le buone idee che ti si presentano, ma anche saper aspettare il momento giusto.
Cosa ha appreso dal surf in tutti questi anni come filosofia di vita?
A rispettare l’ambiente prima di tutto. L’oceano è un grande maestro per trovare tutte le risposte che si cercano. Aiuta a comprendere come sia importante l’aria e la direzione del vento, l’acqua e tutti gli esseri che in essa vivono e con essa sopravvivono, e la natura in genere. Aiuta a relazionarsi con la vita, perché quando si cavalca le onde ci si sente poi più sicuri, in grado di affrontare qualsiasi sfida. Inoltre, dal punto di vista fisico, si nuota e si rema con le mani con vantaggi al sistema vascolare e cardiaco, oltre che alla muscolatura.
Quali posti consiglia a chi vuole praticare il surf?
Il surf si pratica in luoghi meravigliosi che vale la pena in ogni caso visitare. Tra i miei preferiti ci sono Tahiti, con Theahupo’o, l’Australia con, in particolare, la Tasmania, le Fiji, il Cile, il Perù, la Nuova Zelanda, i paesi baschi in Spagna, il Marocco, il Portogallo e, naturalmente, la California e le Hawaii, dove vivo anch’io.
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