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Tutto il procurement in un’unica piattaforma intelligente: come cambia la gestione della spesa con la trasformazione digitale

La spinta all’innovazione digitale innescata  dalla pandemia e dalla naturale trasformazione tecnologica ha accelerato l’irreversibile percorso di digitalizzazione di tutti i processi aziendali, compreso quello del procurement. Oggi è normale parlare di rivoluzione digitale delle aziende. Venti anni fa, quando Jaggaer muoveva i primi passi, non lo era. Fornitore di tecnologia di automazione aziendale basata su cloud per la gestione dei processi di acquisto, nei primi anni 2000 questa azienda, nata in Italia come BravoSolution e successivamente divenuta parte del gruppo statunitense Jaggaer, ha avuto la brillante intuizione di anticipare la tendenza del futuro. Ovvero la necessità delle imprese di gestire la crescente complessità del procurement, la spinta all’outsourcing e la possibilità di supportare i processi di acquisto con le nascenti tecnologie basate sul cloud. “Nell’ultimo ventennio c’è stata un’evoluzione tecnologica incredibile” afferma Mario Messuri, general manager Italy and VP South Europe di Jaggaer. “Le aziende hanno progressivamente esternalizzato molte attività core e non core della supply chain, mantenendo all’interno solo le aree strategiche del business. Questo ha fatto aumentare, inesorabilmente, il numero dei fornitori. E più fornitori ho, maggiore sarà la necessità di controllare la loro sostenibilità, la capacity e le altre caratteristiche che rendono l’intera filiera resiliente”. La funzione acquisti, sostanzialmente, da semplice funzione di “gestione ordini” effettuata prevalentemente in modalità analogica, ha assunto sempre più un ruolo strategico, con i cpo (chief procurement officer) chiamati sempre più spesso a rispondere a temi che esulano dal puro approvvigionamento e che necessitano di analizzare dati complessi e gestire processi sempre più digitalizzati.

Jaggaer One e l’evoluzione del procurement nell’ultimo ventennio

Mario Messuri, nello specifico, analizza la digitalizzazione del procurement in maniera molto dettagliata. “Tra il 2002 e il 2010 iniziava l’era Asp (Application Service Provider, ndr) con degli applicativi che servivano prevalentemente a gestire le gare, vivevano scollegati dall’Erp ed erano funzionali al saving”. Poi, dal 2010, inizia a digitalizzarsi il resto del ciclo: “L’esigenza non era più solo di essere efficaci nella logica di acquisto, bensì di avere sotto controllo una governance dell’intero processo, che in altri ambiti esisteva ma che nel procurement non era ancora così diffusa”. Questo ha comportato un ampliamento della sfera di figure aziendali coinvolte , dal cio al cfo, passando per l’audit, e un’estensione delle funzionalità dalla fase negoziale all’intero ciclo source-to-pay (dall’approvvigionamento al pagamento), integrato con gli Erp o i Legacy del cliente. “Oggi, in piena era Cloud, proponiamo Jaggaer One, una soluzione che rappresenta il backbone, un’ossatura tecnologica, integrabile ed espandibile con tanti altri applicativi. La piattaforma si rinnova ogni 3 mesi, offrendo migliorie trasversali a tutti gli oltre 1700 clienti; se un’azienda ha esigenze specifiche le può soddisfare attraverso integrazioni sicure con applicativi anche molto business specific” aggiunge Mario Messuri. Oggi, infatti, il valore non è dato soltanto dal prodotto, ma dall’unione di quest’ultimo con l’ecosistema di applicativi che gli ruota intorno. E il vantaggio consiste nella fruizione da un unico punto, ovvero la piattaforma Jaggaer One. “Un’azienda come la nostra massimizza la sua efficacia nel fornire un applicativo standard molto solido, in grado di coprire bene l’80-90% dei processi demand-to-pay e di garantire la flessibilità attraverso le integrazioni su ambienti terzi, dove il cliente può sviluppare customizzazioni”.

L’intuizione di Jaggaer è stata proprio quella di creare un software che si è evoluto nel tempo secondo questo schema. Passando dalla capacità di supportare la possibilità di interagire facilmente con tanti fornitori annullando l’uso della carta, in maniera tracciata e governata – una pura e semplice funzione di negoziazione – alla digitalizzazione dell’intero ciclo, dal demand alla fatturazione, coinvolgendo una numerosità sempre crescente di dipartimenti aziendali e andando ad integrare con il tempo le possibilità tecnologiche offerte dall’intelligenza artificiale. Potenzialità che sono andate ad arricchire il sistema rendendolo sempre più performante. “Un tema che oggi, alla luce degli obiettivi del Pnrr e degli investimenti a favore della digitalizzazione, è senz’altro molto attuale”.

Verso il concetto di autonomous commerce

Il futuro del procurement che Jaggaer andrà a promuovere attraverso la sua costante spinta innovatrice, secondo Mario Messuri, sarà il cosiddetto autonomous commerce. “Analizzeremo l’attività di acquisto in processi altamente ripetitivi e in altri on-demand, ovvero senza capacità di ripetizione. Tutto ciò che è ad altissima ripetitività verrà semplificato da dei motori che danno la possibilità di acquistare quanto serve in maniera semplice e automatizzata”. E ovviamente continueranno le sfide già oggi in corso, come quella della cybersecurity, o l’innesto di AI per agevolare i processi predittivi. Jaggaer supporta un’interazione di dati impressionante, con oltre 1700  clienti nel mondo, 4 milioni di utenti quotidiani, 10 milioni di fornitori e una enorme necessità sia di potenza informatica, sia di sicurezza: “Quando si apre una piattaforma alla possibilità di integrazione ed interoperabilità bisogna anche garantire che nel sistema informatico non ci sia un Single Point of Failure” afferma Mario Messuri. Letteralmente, “un singolo punto di vulnerabilità”, una parte del sistema attaccabile e dunque danneggiabile dagli hacker. La pandemia ha senz’altro allargato il perimetro della rete aziendale, estendendolo alle reti domestiche e ai numerosi dispositivi utilizzati dagli smart worker quotidianamente. Proteggere l’immensa mole di informazioni molto delicate (tra i quali schede tecniche, dati personali, schede di prodotto con segreti industriali, certificati) è senz’altro un tema di importanza primaria.

L’importanza della certificazione Esg nei processi aziendali

Il tema del prossimo decennio, invece, è certamente quello dell’Esg (Environmental, Social and Governance), componente riferita alla sostenibilità che interviene in ciascuno dei processi, dal demand alla pianificazione strategica, fino all’execution. “La soluzione offre ai clienti la possibilità di esaminare con accuratezza non solo i dati relativi al prodotto da acquistare, ma anche le informazioni dei fornitori di cui mi sto servendo per grado di sostenibilità” precisa Mario Messuri. Una tendenza che sta facendo nascere mestieri nuovi: “Valutare una catena di fornitura per le sue caratteristiche di impatto sull’ambiente, sociale e di governance, richiede delle competenze tutt’altro che banali”. La tecnologia, in questo scenario, rimane un fattore abilitante: il valore viene dato dalle competenze di chi raccoglie e interpreta il dato. Il “piccolo tsunami” – così lo definisce Mario Messuri – dell’Esg vivrà un momento di svolta e scatenerà un mercato nuovo in corrispondenza di due avvenimenti. Innanzitutto quando il bilancio di sostenibilità verrà reso obbligatorio per tutte le aziende – e non solo per le circa 50mila imprese in Europa, sulla base degli attuali parametri stabiliti dall’UE; e poi quando ci sarà un protocollo univoco, almeno a livello europeo, per misurare la sostenibilità dal punto di vista ambientale, sociale e di governance. Un mercato che avrà bisogno di nuove competenze e anche di nuove integrazioni tecnologiche , su cui Jaggaer sta già investendo.

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