Quest’anno il premio Nobel per l’economia assegnato a Richard Thaler è stato più che meritato dall’economista dell’università di Chicago, ma un effetto collaterale di questo premio è che il concetto di “nudge” riceverà un’ulteriore spinta. Thaler ha vinto il premio per i suoi rilevanti studi sull’impatto della razionalità limitata, ma ben presto toccherà studiare anche l’impatto della razionalità limitata di chi pensa di saper attuare la sua lezione. Il nudge – da noi tradotto come “pungolo” o “spinta gentile” – è un concetto descritto descritto da Thaler in un libro di grande successo scritto con il giurista di Harvard Cass Sunstein. Vista la nostra razionalità limitata, le nostre imperfezioni psicologiche e cognitive, molto spesso siamo portati a fare scelte sbagliate, cose contrarie al nostro stesso interesse. Ma ci sono dei sistemi per orientare le persone verso scelte più corrette senza limitarne la libertà, attraverso un approccio che Thaler chiama “paternalismo libertario”: niente divieti, tasse o sanzioni, ma dei cambiamenti nel quadro normativo che spingono gli individui verso scelte più giuste. Questa “spinta gentile” è il nudge.
L’approccio di Thaler è stato applicato con successo a diverse materie, come ad esempio l’adesione ai fondi pensione o la donazione degli organi. I lavoratori per pigrizia o disattenzione non sottoscrivono i piani pensionistici, ma basta invertire la modalità di adesione per ribaltare il risultato: se l’iscrizione è automatica la percentuale di adesione ai piani pensionistici aumenta ma ai lavoratori resta la libertà di ritirare la sottoscrizione. Stesso discorso per la donazione degli organi: con l’introduzione del silenzio-assenso aumentano i donatori senza eliminare la libertà di chi vuole negare l’autorizzazione (opt-out). Nel tempo però l’applicazione si è sempre più estesa: mettere le verdure in bella vista per incentivarne il consumo, diminuire la grandezza dei piatti per far assumere meno calorie o prevedere le mezze portate, ridurre la capienza dei bicchieri per fare bere meno bibite gasate, prevedere pacchetti anonimi o immagini shock sui pacchetti di sigarette, e così via.
Il concetto di nudge è affascinante, perché contiene l’idea di spingere gli individui – che per loro natura hanno una razionalità limitata – verso comportamenti più virtuosi ma salvaguardandone la libertà. Ma, questo strumento dal grande fascino ideale interviene su equilibri sottili che riguardano i comportamenti e la psicologia delle persone. Il problema è che poi finisce in mano a politici e legislatori che hanno in mano armi potenti e una razionalità sicuramente molto più limitata di Thaler (e molto spesso anche delle persone comuni a cui impongono le leggi). E così quelle che dovevano essere rare “spinte gentili” sono sempre più frequenti, sempre meno gentili, e in molti casi diventano spintoni, strattoni e persino calcioni e ceffoni. L’Istituto Bruno Leoni, che si ispira più ai valori libertari che al paternalismo, ha raccolto tutte le proposte di legge sugli stili di vita degli italiani presentate in questa legislatura in uno studio dal titolo Panem et salutem, tra mode alimentari e legislazione. Sono almeno una ventina. Ci sono quelle che vogliono incoraggiare un modello alimentare ritenuto “sano”, con leggi che ad esempio introducono l’insegnamento della cultura vegetariana e vegana nelle scuole (Michela Brambilla, di Forza Italia), valorizzano i prodotti a chilometro zero (Ermete Realacci, Partito democratico), promuovono la dieta mediterranea e definiscono cosa sia più opportuno vendere nei distributori automatici e nelle mense (Colomba Mongiello, Partito democratico), condannano l’alimentazione industriale e i fast food (Cenni, Pd).
Dopo le spintarelle arrivano gli obblighi salutisti. Una proposta di legge della dem Monica Cirinnà vuole imporre a tutte le mense e i ristoranti l’obbligo legale di offrire menù vegani e vegetariani. Mirko Busto del Movimento 5 stelle va oltre e propone non solo l’obbligo di menù vegani e vegetariani – anche in ristoranti che magari servono solo carne – ma chiede anche di imporre in tutte le mense pubbliche un menù esclusivamente vegetale almeno una volta a settimana, a discapito della volontà e della libertà dei consumatori. Dopo le spinte gentili e gli obblighi, arrivano anche i divieti salutisti. D’Ottavio del Pd propone di proibire nei distributori automatici situati nelle scuole la vendita di alimenti e bevande ad alto contenuto di grassi saturi, zuccheri, sodio, nitriti, dolcificanti, teina e caffeina. Resta solo l’acqua. Stessa proposta da parte del senatore Bocchino del M5s, che però rispetto al collega aggiunge che il divieto non deve essere semplice ma “rigoroso”. Un altro obiettivo prediletto del Movimento 5 stelle è il terribile “olio di palma”, che è un semplice olio vegetale ma ormai viene trattato come una metanfetamina: i prodotti contenenti olio di palma devono essere disincentivati, dotati di una speciale etichettatura e la loro pubblicità sulle reti televisive deve essere proibita. Il senatore grillino Carlo Martelli ha proposto il bando totale dell’olio di palma: vietato per uso alimentare, per i prodotti cosmetici, per fini energetici e anche la semplice lavorazione per l’export.
L’ampia gamma delle proposte prodotte dai nostri legislatori indica che i casi in cui si può impiegare il “paternalismo libertario” sono pochi, perché quanto più si espande l’ambito di applicazione tanto più si riduce il valore del fondamentale aggettivo “libertario” e resta solo il “paternalismo”. Un altro elemento che deriva dalla lezione di Thaler è che gli agenti economici hanno una razionalità limitata, ma quelli politici non sono fatti di una pasta diversa. La differenza è che i primi decidono per sé, i secondi per tutti.
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