“Il sequestro del conto corrente da parte delle autorità ha reso impossibile il funzionamento dei nostri uffici in Russia. Non potremmo pagare i dipendenti e i fornitori e rispettare gli altri obblighi finanziari”. Così una portavoce ha spiegato perché Google Russia, sussidiaria dell’azienda di Mountain View, ha deciso di dichiarare bancarotta. Resteranno attivi solo alcuni servizi gratuiti, come il motore di ricerca, YouTube e Gmail. Perché, ha proseguito la portavoce, “il popolo russo conta sui nostri servizi per avere accesso all’informazione di qualità”.
Il Wall Street Journal ha scritto anche che Google ha trasferito all’estero i dipendenti russi che hanno deciso di continuare a lavorare per l’azienda.
Google contro Putin
La decisione di dichiarare bancarotta è l’ultimo atto dello scontro tra Google e Mosca. Già lo scorso anno, come ha raccontato il Washington Post, alcuni agenti russi si erano presentati a casa di una dirigente dell’azienda per pretendere la rimozione dall’app store di un’applicazione utilizzata dagli oppositori vicini ad Alexei Navalny. Google aveva ceduto alla richiesta.
A dicembre Mosca aveva poi inflitto a Google una multa da quasi 100 milioni di dollari per non avere rimosso contenuti giudicati illegali. In seguito all’invasione dell’Ucraina, Google ha poi bloccato molte operazioni nel Paese, inclusa la pubblicità, e ha rimosso da YouTube i canali dei media controllati dal Cremlino. Mosca ha invece bandito Google News, con l’accusa di avere pubblicato informazioni “non autentiche” sulla guerra.
Gli altri bersagli di Mosca
Già dopo pochi giorni di guerra il regolatore russo per le telecomunicazioni aveva ordinato il blocco di Facebook e Twitter. YouTube, finora, è stato invece risparmiato. Come scrive il Washington Post, YouTube è il social network più popolare in Russia, “mentre Twitter, Facebook e Instagram avevano bacini di utenza più piccoli ed erano più popolari tra i giovani”.
L’altro bersaglio delle autorità russe, spiega invece Forbes, è Wikipedia. L’enciclopedia ha sempre rifiutato di cancellare informazioni sgradite al Cremlino, come quelle fornite dal governo ucraino o quelle sul totale dei soldati morti. Anche Putin, alcuni giorni fa, ha invitato i russi a non fidarsi si ciò che leggono su Wikipedia.
Le ultime uscite dalla Russia
La decisione di Google arriva pochi giorni dopo l’uscita dalla Russia di McDonald’s. In quel caso la decisione è arrivata, ha affermato il presidente e amministratore delegato, Chris Kempczinski, “perché dobbiamo rispettare i nostri valori”.
Nelle stesse ore aveva deciso di andarsene anche Renault, che ha ceduto il 100% delle sue attività in Russia al governo.
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