Articolo di Lucia Migliaccio tratto dal numero di maggio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Non soltanto lotti di terra benedetti da una combinazione perfetta di esposizione, altitudine e composizione geologica dei suoli. Il vignaiolo naturale è un abile ed elegante interprete della materia prima raccolta nel vigneto mediante un costante lavoro per sottrazione. Produce il vino attento a esprimere le contingenze rappresentate dall’annata e dal territorio di riferimento ma senza sacrificare pulizia e piacevolezza nel calice.
Quando però si afferma l’idea che per il solo fatto di essere naturale, il vino sia sicuramente buono, si svilisce il lavoro di tutti quei produttori che sbandierano vini naturali di qualità. La mission di Meteri nasce proprio dalla necessità di Raffaele Bonivento di fornire, ai professionisti e consumatori, un approccio più profondo dei vignaioli di talento, valorizzandone e riconoscendone il lavoro e la sostanza.
Cosa è il vino naturale?
Il vino naturale, o meglio fare il vino naturalmente, è lo strumento che consente di raggiungere i massimi livelli di piacevolezza per il degustatore. Più tempo passa, più persone sperimentano un certo modo di bere e dichiarano che l’esperienza è irreversibile. È la natura del nostro palato che ci porta, quando scevro da pregiudizi e condizionamenti, a riconoscere in un vino naturale la piacevolezza di beva.
I vini naturali sono sempre buoni?
No, quando ho mosso i primi passi in questo mondo ho notato una forma di adesione al consumo del vino naturale dettata principalmente da canoni di tipo etico. Il vino naturale non è buono per forza. Ciò che fa la differenza è la sua estetica: è una bevanda che deve dare godimento e piacevolezza, motivo di condivisione e coesione. E deve essere buono altrimenti perde il suo senso perché non è un qualcosa di cui abbiamo bisogno.
Quale la mission di Meteri?
Ho basato la mia ricerca sul principio che il vino deve essere buono, facendola diventare il piano di sviluppo di Meteri. Nel mondo dei distributori di vino naturale il focus era spesso basato sullo stile di vita del produttore senza un rigore nella selezione qualitativa dei vini. Il risultato era che spesso si mescolavano vini piacevolissimi con altri piuttosto sgradevoli creando confusione nel consumatore. Gli angeli si sentono cantare quando si degusta un vino naturale e chi crede che accada con uno fatto ‘con la ricetta’ probabilmente non ha ancora assaggiato il prodotto di un vigneron fatto bene.
Qual è la più grande minaccia per i vini naturali?
Sicuramente una minaccia nei vini naturali sono le influenze che può avere il contenitore in quanto incidono sull’espressione organolettica del frutto. Si è così attenti a cercare dei vini che non siano condizionati dai lieviti e poi si omologano al terribile gusto del legno, onnipresente e dilagante a tutti i livelli.
Che periodo stanno vivendo oggi i vini naturali?
Credo che il vino naturale sia ancora in una fase di rivoluzione e forse di controrivoluzione perché dopo le derive avute con vini improponibili, oggi c’è il ritorno a una domanda sempre più ferma da parte di tutto il comparto, dagli addetti ai lavori di vini precisi e corretti, di vini formalmente impeccabili. Controrivoluzione quindi perché c’è un gran fermento sul fare bene. Cosa che si può fare ovviamente con parecchi rischi e difficoltà: il vignaiolo è un come il funambolo che cammina senza rete ma il futuro è sicuramente del vino naturale.
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