di Mirko Crocoli
Si chiama Stardust, ha aperto da soli due anni ma sta già accendendo la curiosità di colossi dell’informazione nazionali ed esteri. A Milano gli uffici centrali e la segreteria, in Brianza i suoi 1.500 metri quadri di Academy. Dieci mesi di full immersion per decine di ragazzi provenienti da tutta Italia e una mission: preparare l’esercito dei futuri influencer secondo il concetto “People are Media”. Il primo biennio è stato esplosivo: 9 milioni di euro di fatturato nel 2021, 20 milioni per il 2022 e progetti per oltre 38 nel 2023 (solo in Italia) con più di 120 clienti in portafoglio.
Il presidente è Simone Giacomini, classe ’86, da sempre imprenditore nel mondo dello spettacolo nonché produttore teatrale, appassionato di tecnologia e innovazione. Nel 2020, insieme a Fabrizio Ferraguzzo e Antonino Maira, ha fondato Stardust House, la prima azienda concepita sull’idea di industrializzare l’influencer marketing. I fondi di investimento, prima Alchimia Investment e poi Exor attraverso il gruppo Gedi, da subito sono stati conquistati dal suo modello di business.
Stardust ha realizzato, in un solo anno, oltre 1 milione di contenuti originali, con 35 milioni di ore di visualizzazione e 15 miliardi di visualizzazioni multipiattaforma. Nel 2023 la compagnia presieduta da Giacomini aprirà una nuova sede a Dubai per rafforzare il posizionamento all’estero e lo sviluppo di progetti globali.
Simone, dallo spettacolo alla comunicazione. Due mondi diversi ma vicini. Come è nata l’idea di fondare Stardust?
Da quando ero ventenne, mi sono sempre occupato di produzioni teatrali. Un giorno, mentre ero al Romics, ho avuto un’illuminazione: c’erano migliaia di ragazzi che facevano la fila per una foto con gli youtuber, mentre i teatri si svuotavano sempre di più. Lì ho capito che il mondo dell’entertainment stava cambiando profondamente e mi sono avvicinato ai social. L’idea alla base di Stardust è che oggi le persone sono diventate un media. Un fenomeno che fin dalla nascita dei primi social network era già in atto. Oggi, con TikTok, è partita la vera rivoluzione. Sono nati migliaia di nuovi influencer che poi sono sbarcati anche sulle altre piattaforme. Quello che distingue Stardust è che siamo stati i primi a capire che ogni persona può essere un potente media, in grado di influenzare i comportamenti e le abitudini della gente. Noi non siamo un’agenzia tradizionale, ma una media company integrata in cui le creatività incontrano le audience finali in un match perfetto di content, format e talent.
Ci spiega nel dettaglio cos’è la Stardust House? Come si struttura e come si svolgono le attività al suo interno?
La Stardust House è un’Academy, una sorta di college, un luogo dove i creator possono crescere nel loro percorso. La Stardust House è una villa di 1.500 metri quadrati con piscina, palestra e parco, aperta nell’estate del 2020 vicino Monza, dove i nostri venti ragazzi vivono insieme 24 ore al giorno per tutta la settimana e, oltre a creare contenuti, ampliano le proprie competenze seguendo corsi di fotografia, editing, montaggio, dizione, recitazione, public speaking, inglese e canto. Seguiamo il modello disneyano e crediamo fortemente nella formazione per fare crescere gli influencer del domani. Un vero e proprio media e vetrina per i brand in grado di generare contenuti che hanno prodotto oltre 6 miliardi di visualizzazioni in un anno.
Ora un po’ di numeri. Quanti allievi e quanti dipendenti? E in quanto a visualizzazioni?
Nel primo anno di piena operatività, i contenuti prodotti da Stardust Media hanno superato quota 15 miliardi di visualizzazioni con oltre 35 milioni di ore di tempo di visione e 1 milione di contenuti originali, lavorando con brand italiani e internazionali. Un successo che ci ha portati in poco tempo ad essere un punto di riferimento per due generazioni: la Z e i millenials. Stardust inoltre può contare su oltre 80 dipendenti, mentre 560 sono gli influencer che fanno parte del nostro ecosistema, di cui circa 50 gestiti nella House.
Due anni di forte crescita. 9 milioni il primo, 20 il secondo e la previsione va verso i 38. Qual è il segreto di questa ascesa?
In questi due anni non ci siamo mai fermati. Abbiamo superato tantissime sfide e in pochissimo tempo siamo diventati una Holding Company tra le più ricercate, conquistando, con il nostro modello di industrializzazione dell’influencer marketing, la fiducia di fondi di investimento come Alchimia Investment ed Exor. Il vero segreto? La forza delle idee e della creatività dei nostri ragazzi. In un contesto economico non facile come quello che stiamo vivendo, abbiamo lavorato con oltre 100 brand solo nell’ultimo anno.
Avete in mente di aprire altre sedi Stardust in Italia o nel mondo?
Il nostro modello di business è scalabile e abbiamo l’expertise per guardare all’estero, stiamo lavorando per il 2023 all’apertura della nostra prima House internazionale a Dubai. Manca davvero poco, abbiamo già individuato la casa e non vediamo l’ora di iniziare. Ogni anno cerchiamo di alzare l’asticella, la nostra visione si evolve e si aggiorna costantemente. Sempre nel 2023 apriremo due nuove House in Italia: una a Roma, una realtà verticale legata al mondo del cinema, e l’altra a Milano con il nome di Stardust Kitchen, dedicata al food, con all’interno oltre 60 creators.
Qual è la sua visione a medio termine? Il comparto dell’editoria è nelle sue corde?
L’editoria mi interessa molto. L’ingresso di Gedi nel gruppo rappresenta una grande opportunità per sviluppare nuovi modi di amplificare sui social il mondo dell’informazione e stiamo lavorando in stretta sinergia con loro. La mia visione è quella di spingere sempre di più sul concetto di incubazione e di formazione dei giovani talenti. Quello che vorrei, nei prossimi 5 anni, è vedere i nostri ragazzi crescere e lavorare su tutte le piattaforme, dai social alla tv, dalla radio al cinema. Un esempio è il lavoro iniziato con George Ciupilan, che dalla House sta facendo un percorso televisivo importante al Grande Fratello Vip.
Quale consiglio darebbe ai giovani della sua Academy?
Di non correre dietro ai numeri, di non essere ossessionati dalle visualizzazioni, soprattutto per i più giovani. I risultati arrivano con il lavoro e acquisendo competenze. Proprio quello che succede nelle nostre Academy.
Concludiamo con una riflessione sull’universo dei social, una realtà in costante espansione. Non teme che a perderci possano essere i rapporti umani?
Non credo. Penso invece che le generazioni siano solo cambiate. C’è tantissimo contatto anche adesso, i locali sono pieni di giovani e si incontrano ancora moltissimo. Magari a volte c’è un contatto umano diverso. Una volta si passavano i pomeriggi davanti alla tv, ora grazie ai social c’è sempre un’interazione più attiva. E in questi anni di pandemia, soprattutto durante il lockdown, i social media sono stati una risorsa importantissima contro l’isolamento.
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