Il miliardario Bill Ackman ha inveito contro l’intervento da 30 miliardi di dollari da parte del governo federale nella banca regionale First Republic in un tweet giovedì, definendolo un piano insufficiente che culla il mercato in un “falso senso di fiducia” e rischia di diffondere un “contagio finanziario”.
Il tutto mentre le azioni della banca sono crollate ancora una volta nonostante il nuovo sostegno dei grandi istituti.
Aspetti principali
- Il piano di salvataggio presentato giovedì per First Republic, che include depositi non assicurati per 5 miliardi di dollari, ciascuno da parte delle quattro maggiori banche nazionali, fa sì che il “rischio di default” dell’istituto venga “distribuito alle nostre maggiori banche”, secondo Ackman, capo dell’hedge fund Pershing Square, che ha parlato apertamente della necessità di un intervento governativo nel settore.
- Il mercato sembra essere d’accordo con la valutazione di Ackman, secondo cui lo schema non avrebbe risolto i problemi di First Republic e del settore bancario: le azioni dell’istituto sono crollate del 21% nelle contrattazioni di venerdì e le azioni delle cinque maggiori banche statunitensi sono scese del 2% ciascuna.
- Ackman ha dichiarato di essere “estremamente preoccupato che il rischio di contagio finanziario vada fuori controllo e causi gravi danni economici”, aggiungendo di non avere investimenti nel settore bancario.
- Le 11 grandi banche che hanno depositato 1 miliardo di dollari o più nella First Republic hanno avuto “pressioni” dal governo federale per adeguarsi, con la garanzia che i depositi “sarebbero stati garantiti in caso di fallimento”, ha affermato Ackman.
- Il sistema bancario ha bisogno di una “garanzia temporanea sui depositi a livello di sistema”, ha suggerito Ackman.
Citazioni importanti
Il miliardario Elon Musk, ceo di Tesla, Twitter e SpaceX, si è unito alle dichiarazioni di Ackman sulla situazione che riguarda First Republic, scrivendo: “L’inefficienza dell’insieme di database eterogenei per l’allocazione delle risorse che chiamiamo denaro è stupefacente”.
Critiche principali
Il miliardario di hedge fund Ken Griffin ha assunto una posizione opposta a quella di Ackman sulla necessità di un intervento governativo nelle banche. Lunedì ha dichiarato al Financial Times che “gli Stati Uniti dovrebbero essere un’economia capitalista e questo sta crollando sotto i nostri occhi“.
L’intervento del governo federale per proteggere i depositanti non assicurati della Silicon Valley Bank rappresenta una “perdita di disciplina finanziaria”, ha aggiunto. Griffin ha dichiarato inoltre che una risposta non vincolante da parte del governo “sarebbe stata una grande lezione di azzardo morale”, per sottolineare l’importanza della gestione del rischio.
Le valutazioni di Forbes
Il gruppo di miliardari che mette in discussione la risposta del governo federale alla crisi bancaria è composto da alcune delle persone più ricche della nazione e del mondo.
Musk, con i suoi 187 miliardi di dollari, è il più grande degli Stati Uniti e il secondo del pianeta, Griffin, con i suoi 32,6 miliardi di dollari, è il 37° uomo più ricco del mondo, mentre Ackman, con i suoi 3,4 miliardi di dollari, è l’819° uomo più ricco del mondo.
Sullo sfondo
Le autorità di regolamentazione hanno chiuso la Silicon Valley Bank venerdì scorso, poiché la banca non è stata in grado di soddisfare le richieste di prelievo dei consumatori.
Ackman ha invocato l’intervento del governo già alcuni giorni prima del fallimento e del successivo quasi salvataggio, suggerendo che l’inazione potrebbe causare “la caduta del domino” nel settore bancario.
Due giorni dopo, la Silicon Valley Bank è fallita la Signature Bank, una banca con sede a New York e orientata al digitale. Questi fallimenti, combinati con la chiusura di Silvergate Capital la scorsa settimana, hanno causato il crollo di una serie di titoli di banche regionali, tra cui First Republic, a causa del panico degli investitori per gli effetti di ricaduta.
Fatti sorprendenti
Diversi dirigenti e membri del consiglio di amministrazione della First Republic hanno venduto 12 milioni di dollari in azioni della loro società nei due mesi precedenti la crisi e il crollo delle azioni della banca, secondo quanto riportato nei documenti normativi.
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