Il miliardario ha trasformato la squadra di F1 della Mercedes in una dinastia. I giorni dei campionati mondiali sono forse un ricordo, ma lui ha più successo che mai
Mentre ispeziona un’ampia sala della sede della Mercedes-Amg Petronas a Brackley, in Inghilterra, gli occhi di Toto Wolff vengono catturati dall’asse posteriore di un’auto argentata. La ruota destra è rotta e la cosa lo disturba, tanto che ne chiede subito la riparazione. Ma il miliardario, co-proprietario e responsabile della scuderia Mercedes di Formula 1, non si trova all’interno della sua fabbrica e non sta verificando un’auto di F1 a grandezza reale da 8 milioni di dollari. Il problema è un modellino decorativo di una Mercedes classica, lungo solo pochi centimetri. “Mi salta subito agli occhi”, spiega. “Nella mia vita quotidiana, in realtà questo è un fastidio per il mio ambiente, perché non riesco a fare a meno di cercare di eliminare le imperfezioni”.
Questa ricerca ossessiva della perfezione può costituire un peso per la maggior parte delle persone, ma nelle gare di Formula 1, dove il successo può dipendere da meno di un decimo di secondo, questo aspetto ha mantenuto la squadra di Wolff costantemente sul podio. Nell’ultimo decennio, il 51enne austriaco ha collezionato otto campionati costruttori, sette titoli piloti e 115 Gran Premi vinti, grazie alle sue macchine velocissime e al pilota di punta della Mercedes, Lewis Hamilton. È una corsa senza precedenti in questo sport, all’altezza di squadre leggendarie di altre discipline, come i New York Yankees e i Boston Celtics.
I numeri del team Mercedes
Ma la Mercedes non vince più. L’anno scorso la scuderia ha strappato un terzo posto in campionato, conquistando un solo Gran Premio. Il ritorno ai vertici sembra improbabile nel 2023, dato l’enorme vantaggio accumulato dalla Red Bull. La riforma delle regole finanziarie della F1 arrivata nel 2021, che ha limitato le spese con il cosiddetto budget cap, ha frenato il perfezionismo di Wolff, lasciandogli meno margine per rimediare ai propri errori.
Il tetto alle spese, se da un lato ha rappresentato la sfida più grande sulla griglia di partenza, dall’altro ha avuto un effetto straordinariamente positivo fuori dalle piste. Nel 2021, l’ultimo anno in cui la Mercedes ha vinto il titolo costruttori, la squadra ha registrato i migliori risultati di sempre sotto la guida di Wolff, con un fatturato di 529 milioni di dollari e un ebidta di 128 milioni. Sebbene la società non abbia ancora reso noti i dati relativi al 2022, Forbes stima che supererà questi valori rispettivamente del 10% e del 30% circa.
“Scelgo sempre il successo sportivo”
L’incremento dei ricavi si è tradotto in valore per la squadra. Nel 2019 Forbes ha valutato il team Mercedes 1 miliardo di dollari e stima che da allora il valore sia almeno raddoppiato. Wolff possiede il 33% della squadra – di cui ha acquistato la maggioranza nel 2013 per una cifra stimata di 50 milioni di dollari – che costituisce il pilastro del suo patrimonio da 1 miliardo di dollari. In sostanza, ha costruito un marchio simile a quello dei Dallas Cowboys, che, con i suoi 8 miliardi di dollari, rimane la squadra sportiva di maggior valore al mondo, nonostante 27 anni di assenza dal Super Bowl.
“Rinuncerei a ogni singolo centesimo degli utili per vincere”, dichiara Wolff. “Se dovessi scegliere tra il successo finanziario e il successo sportivo, ogni giorno della settimana, ogni giorno dell’anno, opterei sempre per il successo sportivo”.
La storia di Toto Wolff
Questo desiderio ossessivo di vincere è fortemente radicato in Wolff. Nato a Vienna, Wolff sognava fin da bambino di diventare un pilota di auto da corsa. Non è riuscito a coronare il suo sogno – in parte perché è troppo alto, un metro e 90 – e si è presto orientato verso il mondo degli affari. Nel 1998 ha fondato l’incubatore tecnologico Marchfifteen, con sede a Vienna, passando le giornate a contattare potenziali investitori. Due anni dopo, quando ne aveva 28, ha registrato utili per più di 30 milioni di dollari, quasi interamente ottenuti dalle vendite del kit per messaggi di testo Ucp e della società di videogiochi JoWooD.
Grazie all’accumulo di liquidità, ha chiuso la sua società ed è tornato al suo primo amore, le corse automobilistiche, iniziando a gestire piloti junior. Questo lo ha portato al produttore di motori Hwa, che riforniva i team automobilistici Mercedes di livello inferiore. Nel 2006 ha acquistato il 49% di Hwa e ha poi contribuito a quotarla in borsa, con un’Ipo da 175 milioni di dollari, ricavandone altri 85 milioni.
L’ingresso in F1
Qualche anno dopo, Wolff ha investito nella Williams di F1 e ha contribuito alla vittoria del Gran Premio di Spagna nel 2012. Nello stesso anno la Mercedes era in difficoltà e ha invitato Wolff a Stoccarda per sfruttare la sua esperienza. Wolff ha fatto sapere senza mezzi termini che la squadra non aveva un budget sufficiente e la Mercedes gli ha risposto offrendogli un posto al vertice. “Non è uno che racconta balle”, dice René Berger, amico di lunga data di Wolff e membro del consiglio di amministrazione della Mercedes F1. “Toto non ti dirà mai qualcosa in cui non crede, ed è per questo che è così convincente”.
Wolff ha accettato, ma solo a condizione di poter entrare come comproprietario. Nel 2013 ha lasciato la Williams e ha acquisito una partecipazione del 30% in Mercedes, a una valutazione di 165 milioni di dollari, secondo le stime di Forbes.
La mossa si è rivelata di un tempismo perfetto anche per Mercedes, considerate le modifiche alle norme che hanno ampliato l’utilizzo dei motori ibridi in F1, per il cui sviluppo la casa tedesca aveva già speso più di 100 milioni di dollari. I titoli si sono susseguiti rapidamente, con la conquista sia del campionato costruttori che di quello piloti nel 2014, il primo della dinastia durata otto anni. “È stata la mossa perfetta da parte della Mercedes in quella fase”, dichiara il team principal della Scuderia Ferrari, Frédéric Vasseur, “e hanno ottenuto un grosso vantaggio sul motore”.
La F1 nell’era del budget cap
Questo tipo di investimento strategico è ora più complicato. In base ai limiti fissati per il 2023, le squadre possono spendere solo circa 150 milioni di dollari per attrezzature, strutture e personale. Gli stipendi dei piloti, come i 55 milioni di dollari che la Mercedes versa a Hamilton, sono per ora esclusi.
Negli anni passati, le scuderie che disponevano di grandi budget, come Mercedes, Ferrari e Red Bull, spendevano centinaia di milioni all’anno, giustificando i costi come attività di marketing globale. Le scuderie di fascia bassa non riuscivano a tenere il passo con l’élite della F1. Voluti da Liberty Media, che nel 2017 ha acquistato la Formula 1 per 4,7 miliardi di dollari in contanti e azioni, e dalla Fia, l’organo di controllo dell’automobilismo, i limiti di spesa hanno creato una maggiore equilibrio tra le squadre.
La nuova popolarità della F1
La F1 sta inoltre ricevendo una spinta enorme, soprattutto in America, dove questo sport ha faticato a diventare popolare, da Netflix. La docuserie Drive to Survive, che è partita nel 2019 e racconta ogni stagione di F1, ha raggiunto un pubblico più giovane e digitale. La serie ha anche creato nuove star della F1, tra cui il carismatico Wolff, con le sue metafore militari, l’accesa competitività e le strane ordinazioni per colazione. (“Uova e prosciutto. Con un po’ di bacon e due ciambelle, molto tostate in modo che si rompano”).
La F1 diventerà ancora più grande quest’anno, quando, a novembre, aggiungerà un terzo Gran Premio negli Stati Uniti, a Las Vegas. (Miami e Austin ospitano già eventi). “Lo sport sta crescendo”, racconta Wolff, “ma non bisogna darlo per scontato”.
Wolff ha a cuore anche le sorti della Mercedes, che garantisce un futuro redditizio anche senza essere campione del mondo. Le sponsorizzazioni rimangono la fonte di ricavi più importante. Mercedes annovera tra i propri partner Ritz-Carlton, le bevande Monster Energy e il marchio di orologi Iwc. Inoltre vende apparecchiature ad altri team, compresi i cambi alla Aston Martin. Ciò non significa che Wolff abbia intenzione di rallentare la sua corsa alle vittorie.
“Voglio essere in prima linea, in corsa per le vittorie, tra i migliori team”, dice. “Nessuno può aspettarsi che vinciamo ogni anno”.
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