Sono a tutti gli effetti ristoranti virtuali. Possono avere nomi “oscuri”, dalle dark kitchen (specializzate nella consegna a domicilio) alle ghost kitchen (laboratori che lavorano per più marchi dedicati alle consegne), o più tranquillizzanti come le social kitchen (dove organizzare eventi con la cucina come fil rouge) o le shared kitchen, cucine commerciali in condivisione per ottimizzare i costi di gestione.
Il mercato del delivery vale 1,8 miliardi di euro
Sta di fatto che il mercato delle consegne di piatti pronti a domicilio vale oggi oltre 1,8 miliardi di euro, e di questo tipo di servizio usufruisce ormai il 71% della popolazione italiana. A delineare gli ultimi scenari è The European House-Ambrosetti in occasione del forum “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage” di Bormio.
Se durante il biennio della pandemia erano stati i ristoranti tradizionali a sviluppare e declinare in formule più o meno fantasiose concetti come il take-away o il delivery, terminata l’emergenza sanitaria il settore è tornato ampiamente nelle mani delle piattaforme di food delivery, che gestiscono il 97% del valore totale dei piatti venduti. Appena 8 anni fa, nel 2015, questi canali non valevano più di 70 milioni di euro, lievitati ad oltre 360 milioni nel 2018 e decuplicati nel 2020 con più di 700 di milioni.
Come stanno cambiando le abitudini dei consumatori
Ma cosa ordinano gli italiani? Le consegne dei piatti continuano a farla da padrone, col mondo delle dark kitchen che si conferma strettamente legato a quello del food delivery (44%) seguito dalla spesa alimentare (37%) e prodotti d’alta enogastronomia (19%). Non c’è poi da stupirsi, se consideriamo che oggi le abitudini dei consumatori sono influenzate dagli strumenti tecnologici utilizzati: 8 consumatori su 10 sono raggiunti attraverso i social network, e il 60% di essi manifesta un forte interesse per la cucina.
Solitamente, i piatti preparati nelle dark kitchen e poi recapitati dalle piattaforme non si discostano da una serie di macro-menù (dal sushi agli hamburger, dalla pizza alle cucine etniche, in primis indiana e cinese) e oggi pesano tra il 5 e il 7% del mercato della ristorazione commerciale.
Cosa sta succedendo in Italia dopo l’uscita di Uber Eats
In Italia il settore del food delivery è stato recentemente scosso dall’uscita della piattaforma americana Uber Eats – non senza polemiche da parte dei sindacati per le migliaia di fattorini rimasti a piedi – ma non mancano esempi positivi. È il caso della milanese Mealthie, dark kitchen vocata all’alimentazione salutare, con piatti studiati da professionisti della nutrizione e alla sostenibilità (i piatti sono consegnati in bicicletta o con scooter elettrici).
Mealthie: un brand di piatti salutari
Nata nel 2021 da un’idea dei tre giovani Riccardo Carile (1989), Gianfrancesco Scafa (1996) e Gaetano Di Nardo (1993), Melthie punta a uscire dal virtuale, diventare sempre meno “dark” e aprire un primo punto vendita fisico (oltre ai punti vendita con pick up in via Carlo Tenca 10, via Pinerolo 76, via Gian Battista Vico 38 e via Carlo Ravizza 4).
Forte di un fatturato aumentato del 300% nel primo anno di attività (passando da 240mila a 750mila euro) tra il 2021 il 2022 – e di una crescita del 70% nel primo trimestre dell’anno in corso – Melthie ha appena lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma MamaCrowd, in programma fino a novembre, con l’obiettivo di raccogliere almeno 600mila euro per l’apertura, in centro a Milano, del primo Mealthie Bistrot. Si tratta di un flagship store attivo da colazione a cena e che fungerà anche da punto di pick up. Questo sarà il format-guida per la futura creazione di un franchising targato Mealthie, che porterà il brand a una grande espansione.
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