“So di essere un regista molto affermato, ma a Hollywood non è sempre stato facile e ancora non lo è. A volte, si deve aspettare un lungo periodo per avere un film finanziato e approvato, in modo particolare quando si realizzano progetti molto artistici come i miei. Altre volte si comincia a girare e i finanziamenti finiscono o vengono bloccati. Per avere successo bisogna imparare ad andare avanti superando la frustrazione”, ammette il regista e sceneggiatore Guillermo Del Toro.
Al momento ha scelto di vivere tra Toronto, in Canada, e Los Angeles. Nell’ultima edizione del Toronto Film Festival, è stato acclamato come uno dei più grandi visionari al mondo per il suo talento nel creare universi fantastici unici nel loro genere. Guillermo è in grado di ammaliare con la magia del mondo sia reale che immaginario, di mettere in scena fiabe come storie di orrore puro e di fantasmi, che tutti imparano ad amare, con la maestria della sua direzione, con quei dettagli che vanno dal modo classico di fare cinema fino ai nuovi mezzi della creatività del pensiero.
“I mostri mi hanno sempre affascinato”
“Ho sempre considerato i mostri qualcosa di affascinante, in grado di evocare grandi emozioni, qualcosa di potente, misterioso, intrigante e spaventoso al tempo stesso. Da sempre hanno influenzato l’immaginario collettivo e l’umanità perché, in fondo, rivelano le sfumature più dark che si celano in ognuno di noi”, dice.
Tra i più grandi capolavori di Guillermo ci sono Pan’s Labyrinth, Pacific Rim, Crimson Peak, The Shape of Water e il recente Pinocchio, un film fantasy stop-motion animato dark, ispirato a Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, che ha avuto un successo colossale, con grandi mostre perfino al MOMA di New York e al LACMA di Los Angeles.
Le origini messicane
Guillermo è nato a Guadalajara, in Messico, e insieme ai grandi registi Alfonso Cuarón e Alejandro G. Inarritu, rappresenta un grande punto di riferimento del talento artistico del Messico a Hollywood. I tre sono molto amici e si sostengono da sempre. Insieme, nel 2008 hanno fondato la compagnia di produzione Cha Cha Cha Films.
Dal 2023 Guillermo sta lavorando a un adattamento stop-motion del romanzo bestseller The Buried Giant di Kazuo Ishiguro, di cui sta co-scrivendo la sceneggiatura, e a un film su Frankestein, “sogno nel cassetto”da anni. Le riprese sono cominciate a Toronto a febbraio 2024, con Oscar Isaac nel ruolo principale. Entrambi i progetti sono legati ancora a Netflix, con cui Guillermo ha avviato una collaborazione.
Ha detto che ogni progetto è un sogno, e crede che nella vita la nostra missione sia realizzare tutti i nostri sogni. Poi si deve ricominciare da capo.
Si sogna di poter realizzare quel progetto di una vita e si cerca di farlo nel modo migliore possibile. Una volta che l’hai realizzato è improvvisamente completo e non puoi più sognarlo, anche se sai che esiste. È la tragedia di un regista. Speri di dare il meglio, ma non sai mai il risultato. In fondo, non funziona in questo modo nella maggior parte dei casi, quando si tratta di progetti di visionari? Credo di condividere il mio dramma con tanti altri.
A questo punto della sua carriera pare volersi dedicare moltissimo all’animazione.
L’ho sempre amata, fin da bambino. Mi interessa vedere fino a che punto mi posso spingere con l’animazione e sperimentare. Ho ancora alcuni film che voglio realizzare con i canoni più classici e live action, anche se io ho sempre fatto a modo mio, come mi piace dire. Inventando qualcosa di nuovo. Ma l’animazione per me si è trasformata in un nuovo universo da esplorare che coinvolge musica e suoni, movimento e, soprattutto, le emozioni.
Al Toronto Film Festival si è dimostrato possibilista a proposito dell’IA. In fondo, lei è da sempre un innovatore.
Non sono preoccupato dall’IA, ma della stupidità della gente e da come se ne possa fare uso. L’IA può essere considerata uno strumento ma ci vuole tempo per creare qualcosa di bello e veramente valido. Se la gente mira a ottenere qualcosa velocemente, e più economico, dall’IA, il risultato non sarà buono, perché l’ingegno umano ha sempre un ruolo fondamentale nel processo creativo. L’IA può essere uno strumento per l’essere umano, non un creatore. Altrimenti tutti possono stampare una fotografia del quadro della Monnalisa, talvolta ritoccare qualcosa, e dire che è una loro creazione.
Lei si è dichiarato contrario all’IA per l’animazione sostenendo che è “un insulto alla vita”.
Sono un sostenitore e un amatore, un collezionista pure, dell’arte realizzata dagli umani, con idee nuove e spontanee, ispirate da emozioni e sentimenti. Non mi piace l’arte creata da macchine e robot tramite l’estrapolazione di informazioni e dati precedenti.
Non credo che il risultato porterà mai a commuovere o emozionare come il potere della mente umana. Un cervello tecnologico non può sentire il dolore o l’amore come un essere umano, perché non li ha mai provati veramente. Li simula e copia soltanto. Pretendere siano reali è come “scimmiottarli”, per questo è un insulto al valore dell’esistenza stessa.
Nel film Pinocchio ha usato tecniche creative ed eclettiche davvero interessanti, all’opposto dell’animazione generata dalle macchine.
Mi sentivo legato a questo personaggio, perché veniva dalle memorie dei miei genitori, in qualche modo mi sono sempre identificato con lui. È stato un vero “viaggio” crearlo, perché avevamo perso i primi finanziatori fino a che non è stato acquisito da Netflix. Ma per questo sono ancora più contento sia stato un incredibile successo (realizzato con un budget di 35 milioni di dollari, al botteghino ha raccolto 109,846 milioni di dollari, n.d.r.).
Questo dimostra quanto sia necessario essere testardi e credere fortemente nei propri sogni e nei progetti che si hanno a cuore, come nel valore della mente umana invece che in quella delle macchine. Perché le nuove idee trionferanno sempre contro la globalizzazione e chi cerca di renderci tutti uguali o di farci credere che chiunque, anche una macchina, possa essere un artista.
Pinocchio ha un preciso messaggio politico contro il fascismo italiano, con riferimenti alla guerra e al passato.
Ho sempre proclamato di avere visioni molto liberali. E, credo che l’arte debba avere una missione e diffondere un messaggio per un mondo migliore. Odio le strutture e le restrizioni e le istituzioni che le sostengono, che siano politiche, religiose o economiche. Amo la libertà e la totale espressione di pensiero.
Lei ha dimostrato interesse per il mondo del cinema fin dall’infanzia.
Ero affascinato dal lato oscuro dell’umanità e molti film e storie letterarie lo rispecchiavano al punto che, mentre studiavo cinematografia all’università di Guadalajara, scrissi una biografia su Alfred Hitchcock, regista che ho ammirato e mi ha ispirato moltissimo.
Le mie prime sperimentazioni in questo mondo le feci con mio padre, un imprenditore automobilistico, e con una macchina Super 8, facendo video e cortometraggi con giocattoli dal film Planet of the Apes e altri oggetti che ritenevo interessanti e che mettevo davanti a una telecamera. Uno di questi primi esperimenti di cortometraggi era un horror in cui si uccidevano i miei familiari. Insomma, ho sempre avuto qualche risvolto dark…
Allo stesso tempo, sono sempre stato interessato dagli oggetti. Per questo, a Los Angeles, ho una paio di intere case, le chiamerei pure musei, dedicate a una raccolta di oggetti che sono stati sui miei set o provengono da tutto il mondo, come è raccontato, e illustrato, nel libro Giulliermo del Toro Cabinet of Curiosities: My Notebooks, Collections and Other Obsessions, con prefazione del regista James Cameron e un testo di epilogo di Tom Cruise. Alcuni dei miei mostri preferiti si vedono, inoltre, nella serie tv di Netflix del 2022: Guillermo Del Toro Cabinet of Curiosities.
Del resto lei è perfino un genio degli effetti speciali e dei costumi. E pare avere un’ossessione per il periodo vittoriano…
Durante il mio periodo di formazione in Messico studiai anche gli effetti speciali e il make-up con gli effetti speciali, fondai una mia compagnia di produzione, Necropia, e il Guadlajara International Film Festival. Il cinema e produrre, per avere il potere di decidere quello che volevo, sono sempre stati nel mio dna. Adoro pure i video games, che sono un altro universo dove ho scoperto svariate creature interessanti e mostruose.
Cosa può anticipare del progetto del film di Frankestein?
Sto cercando di sviluppare il mito del personaggio ma andando più in profondità, esaminando elementi della sua mente che non sono mai stati toccati prima, quelli che fin dalla mia infanzia mi hanno portato a riflettere sulla complessità di questo mostro, sul rapporto tra vita e morte e sui loro confini.
Di certo prometto di creare, ancora una volta, una fantastica avventura. In fondo, il mio scopo è di raccontare storie e di coinvolgere il mio pubblico come se vi fosse totalmente immerso.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .