Articolo di Antonio Ravenna
Arrivato il via libera definitivo per l’AI Act, la prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale, ora tocca alle aziende mettere in atto le misure per accogliere i cambiamenti necessari. Nato con lo scopo di garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano sicuri e rispettino i valori e i diritti fondamentali dell’Ue, il provvedimento si caratterizza per un approccio basato sul rischio. In sostanza, maggiore è il rischio di causare danni alla società, più severe saranno le regole applicabili.
Del resto, i modelli di AI sono di diversa natura e nascono con vari scopi. Dall’assistenza virtuale alle diagnosi mediche, passando per semplici strumenti di ricerca. Ne abbiamo parlato con Giulio Coraggio, partner di Dla Piper, a capo del dipartimento di Intellectual property & technology in Italia.
Chi si applicherà questo regolamento?
L’AI Act prevede diverse categorie di soggetti, ma le principali sono quelle del deployer e del provider. Quanto a quest’ultimo, la norma fa riferimento a ‘una persona fisica o giuridica, un’autorità pubblica, un’agenzia o un altro organismo che sviluppa un sistema di AI o un modello di AI per scopi generali o che fa sviluppare un sistema di AI o un modello di AI per scopi generali e li immette sul mercato o mette in servizio il sistema con il proprio nome o marchio, a pagamento o gratuitamente’.
Il deployer, invece, è ‘qualsiasi persona fisica o giuridica, autorità pubblica, agenzia o altro organismo che utilizza un sistema di AI sotto la propria autorità, tranne nel caso in cui il sistema di AI è utilizzato nel corso di un’attività personale non professionale’.
Dunque la norma si applica sia a chi sviluppa soluzioni di IA, sia a chi le utilizza per la propria operatività?
Esatto, ma la distinzione tra le due categorie è importante perché la maggior parte degli obblighi sono sul provider. Tuttavia, una azienda che esternalizza l’intero sviluppo di una soluzione di IA potrebbe essere riqualificata come provider se la soluzione è commercializzata con il proprio marchio o a causa dell’elevato livello di customizzazioni. Quindi una analisi caso per caso deve essere svolta.
Cosa dovranno fare le aziende che vogliono adottare soluzioni di intelligenza artificiale?
La prima cosa da fare è adottare una policy interna che regoli le modalità di utilizzo delle soluzioni di intelligenza artificiale. Attualmente, il rischio più elevato per le aziende è che ci sia un utilizzo incontrollato dell’AI da parte dei dipendenti per la mancanza di regole interne. Allo stesso tempo, la soluzione non può essere un totale divieto dell’uso dell’AI perché questo solleciterà dei comportamenti volti ad aggirare il divieto.
Occorre fissare le regole sull’uso corretto dell’AI da parte dei dipendenti e sulle modalità di valutazione e approvazione da parte dell’azienda di soluzioni di intelligenza artificiale.
Questa policy deve essere accompagnata da regole che disciplinano, in linea con l’AI Act, l’analisi di soluzioni di AI prima del loro rilascio in ambiente di produzione e durante tutta la vita del prodotto. L’AI Act è rilevante, così come la normativa privacy e sulla proprietà intellettuale, insieme con gli standard Iso.
Quando diventerà pienamente applicabile?
Non tutte le previsioni dell’AI Act entreranno in vigore in contemporanea. La data di applicazione dell’AI Act seguirà un calendario preciso, con un periodo di transizione di : sei mesi per l’introduzione delle previsioni sulle soluzioni di AI vietate; un anno per i sistemi Gpai (modelli in grado di elaborare una sconfinata mole di dati, ndr); due anni per le restanti disposizioni, ad eccezione delle disposizioni applicabili ai dispositivi che sono già regolamentati da altri regolamenti di per i quali il limite temporale è di 36 mesi, come ad esempio il settore farmaceutico e quello dei dispositivi medici.
Non c’è dubbio che, a prescindere dalla durata del periodo di transizione, nessuna azienda sarà disposta a periodo di transizione, nessuna azienda sarà disposta ad adottare soluzioni di AI che non siano conformi all’AI Act che la costringerebbe a cessare l’uso della tecnologia in tempi b
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