Al recente SXSW a Austin, in Texas, Emily Blunt e Ryan Gosling, protagonisti di The Fall Guy diretto da David Leitch, hanno avuto un successo tale che sono dovuti arrivare alla première del loro film su un furgoncino perché erano stati presi d’assalto dalla folla.
Emily Blunt è ormai una delle attrici più quotate a Hollywood. Di recente si è sempre più specializzata in film d’azione, tenendo come “nicchia” le produzioni più indipendenti, come il recente Pain Hustlers con Chris Evans, dove si denunciano i pericoli del business farmaceutico americano.
Nel 2025 reciterà nel film biografico The Smashing Machine, nei panni della moglie di Dwayne Johnson, che interpreterà l’ex wrestler e professionista di arti marziale misto Mark Kerr. Emily, che ora ha due figlie con John, si è sposata sul Lago di Como nel 2010, mentre sua sorella ha sposato l’attore Stanley Tucci, famoso in USA per la serie TV di CNN sulla gastronomia italiana: Stanley Tucci: Searching for Italy.
“Sono una grande appassionata dell’Italia”, confida. “Non amo solo la buonissima gastronomia ma la sua arte, la sua cultura, la sua storia, la sua moda, il suo stile di vita. Inoltre, trovo che gli italiani siano veramente molto creativi e sempre disponibili e gentili”.
In The Fall Guy interpreta una regista che richiama sul set il suo ex, uno stuntman professionista che si è ritirato dopo aver subito un incidente e ha rischiato di trovarsi invischiato con la criminalità.
È un film d’azione ma, allo stesso modo, una commedia divertente. La sceneggiatura è stata ispirata da una serie tv degli anni ’80 con Lee Majors. Ryan, durante la sua intera carriera, ha spesso voluto girare le scene d’azione lui stesso e in questo film non si è risparmiato. Ma tra le sue varie acrobazie stavolta gli sono grata perché, forse, mi ha salvato la vita, dato che mi ero messa a meditare durante l’arrivo di un monsone. Lui, come un eroe, è arrivato e mi ha portato via. Abbiamo girato a Sydney, in Australia: vi lascerete stregare dai paesaggi e da quella luce magica, che contraddistingue tutte le riprese.
Il successo del film dipende anche dalla forte chimica che si crea tra voi.
Ryan è un bravissimo attore, un vero gentleman. È stato cresciuto da sua madre e da sua sorella, a cui è tuttora legatissimo. Ammette senza problemi di essere un femminista convinto e fa di tutto per farti sentire a tuo agio. È stato facile connettermi con lui. Sono convinta che quel rispetto che proviamo uno per l’altro, anche come artisti, emerga in tutte le scene.
Avete entrambi detto che ci avete tenuto a realizzare questo film per comprendere il lavoro degli stuntmen.
Spesso la loro professione non è abbastanza considerata. Ho scoperto che le scene in cui finiscono bruciati vivi non sono, per lo più, pericolose se si procede con tutte le cautele ma, se si sbaglia solo di pochissimo, si può prendere fuoco come un cerino.
Ben Jenkin, che ha girato la scena del fuoco per Ryan, è un vero professionista e ci ha aiutato moltissimo, mentre abbiamo avuto come consulente pure Logan Holladay che è entrato nel Guinness World Record per i più rischiosi incidenti automobilistici. Devo confessare che mi batte forte il cuore ogni volta, fino a che non vedo che questi stuntmen sono al sicuro. (A Hollywood gli stuntmen guadagnano in media dai 62mila ai 70mila dollari l’anno, e quelli più noti e specializzati in scene rischiose, che sono una netta minoranza, attorno ai 100mila dollari, fino a un massimo di 250mila dollari, ndr).
Lei sta lavorando adesso di nuovo con Dwayne “The Rock” Johnson, in The Smashing Machine.
Lo adoro, anche perché era è l’idolo di mio fratello fin da quando eravamo ragazzi. E Dwayne è sempre stato molto protettivo con me. Ha anche apprezzato molto il regalo – un poster firmato de I predatori dell’arca perduta – che gli ho fatto alla fine del film, e da allora siamo sempre in contatto e molto amici. Ho questa abitudine di fare un regalo a tutte le mie co-star.
Come ha deciso di diventare attrice?
In realtà da bambina sognavo di diventare una traduttrice per l’Onu. Pianificavo di studiare spagnolo e passare un anno in Sud America, per impararlo al meglio. Fin da bambina ero timida e insicura e avevo molti problemi di balbuzie, specialmente dai sette ai quattordici anni. Non mi sentivo all’altezza in nulla, come se dentro di me mancasse qualcosa per riuscire. Mi sentivo inadeguata e non legavo con gli altri, passavo il tempo a osservare le persone e creare giochi immaginari per conto mio. Fu un insegnante a consigliarmi di provare la recitazione come soluzione, per imparare a parlare in maniera fluente. Da allora mi innamorai della recitazione. Cominciai a studiare, prima teatro e poi approdai al cinema. Grazie ancora a un insegnante di drammaturgia fui scoperta all’Edinburgh Theater Festival.
Lei ha lavorato dal 2006 con l’American Institute for Stuttering, un’associazione che aiuta le persone con problemi di balbuzie.
Conosco bene il problema e le difficoltà che si possono avere, avendolo provato personalmente. Per questo ci tengo ad aiutare i bambini a superare il problema della balbuzie, attraverso tutte le risorse educative e psicologiche possibili, e a creare consapevolezza per comprendere tutte le difficoltà che possono incontrare e trovare soluzioni concrete.
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