Articolo di Leonardo Maria De Rossi, Lecturer, SDA Bocconi School of Management
Durante ogni elezione presidenziale negli Stati Uniti, repubblicani e democratici si scontrano su una vasta gamma di questioni, dall’economia alla sanità, dall’istruzione alle politiche energetiche. Tuttavia, negli ultimi anni, una nuova tematica ha iniziato a emergere nei discorsi politici: Bitcoin. La criptovaluta, nata oltre un decennio fa, è diventata un tema su cui i due schieramenti politici sembrano avere visioni diverse, almeno nelle loro dichiarazioni pubbliche. Ma se ci si allontana dalle discussioni politiche e si analizza Bitcoin in modo oggettivo, quale politica monetaria riflette questa criptovaluta? Bitcoin può essere inquadrato all’interno delle tradizionali categorie economiche che dominano il dibattito politico?
Lanciato nel 2009 da un individuo o gruppo di persone sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, Bitcoin è stato progettato come una risposta alla crisi finanziaria globale del 2008. L’idea alla base di Bitcoin è tanto semplice quanto radicale: una nuova moneta che non richiede l’intermediazione delle banche centrali o del sistema finanziario tradizionale. Invece di essere emessa da una banca centrale, Bitcoin viene “minato”, ossia generato, da una rete distribuita di computer, mantenuta da sviluppatori e imprenditori volontari che competono per risolvere complessi problemi matematici. Una volta risolto un problema, una nuova unità di Bitcoin viene creata e registrata su una blockchain, un registro digitale decentralizzato che garantisce la sicurezza e l’immutabilità delle transazioni.
Le caratteristiche del Bitcoin
Questa struttura decentralizzata rompe con la concezione diffusa di moneta, tradizionalmente sotto il controllo delle banche centrali. A differenza delle valute fiatcome il dollaro o l’euro, il cui valore è garantito dai governi e regolato dalle politiche monetarie delle banche centrali, Bitcoin opera come una materia prima digitale. Come l’oro o l’argento, la sua quantità è limitata, con un tetto massimo di 21 milioni di unità che potranno mai essere create. Questo approccio si basa su una visione economica che si oppone all’inflazione controllata dalle banche centrali, promuovendo una moneta con una riserva fissa e predeterminata.
Non essendo controllato da nessun governo, Bitcoin sfida apertamente il monopolio monetario delle banche centrali, promuovendo una forma di moneta che non può essere manipolata o svalutata dalle decisioni di politica economica di governi o istituzioni centrali. Questo lo rende particolarmente attraente per coloro che diffidano delle politiche di espansione monetaria, come il quantitative easing, adottate in risposta alle crisi economiche. In questo contesto, Bitcoin si inserisce nella tradizione del pensiero economico anarcocapitalista, che critica l’intervento del governo nei mercati e supporta un ritorno a sistemi basati su risorse scarse, come l’oro.
Bitcoin nel mondo
Nel contesto politico globale, alcuni paesi hanno adottato un atteggiamento più favorevole verso Bitcoin rispetto ad altri. Il caso più emblematico è quello di El Salvador, che nel 2021 è diventato il primo paese al mondo ad adottare Bitcoin come valuta legale. Questo esperimento, che ha attirato l’attenzione internazionale, è stato lodato da alcuni come un esempio di innovazione economica, mentre altri lo hanno criticato come un rischio eccessivo per l’economia di un paese in via di sviluppo. Altri paesi, come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, hanno adottato un approccio più cauto, esplorando potenziali regolamentazioni per proteggere i consumatori e prevenire il riciclaggio di denaro, pur riconoscendo l’importanza di non soffocare l’innovazione.
Nonostante i dubbi e le critiche, Bitcoin è un esperimento che, al momento in cui questo articolo viene scritto, ha raggiunto una capitalizzazione di mercato di oltre 1,2 trilioni di dollari. Ignorare il fenomeno sembra non essere più un’opzione percorribile. Anche se la criptovaluta continua a generare scetticismo tra alcuni economisti e responsabili politici, la sua crescita esponenziale nel corso degli anni testimonia il suo essere qualcosa di più di una moda passeggera.
Nello scenario elettorale Usa
Ma tornando alla domanda iniziale: Bitcoin è pro-repubblicano o pro-democratico? In realtà, la criptovaluta sembra sfuggire a qualsiasi categorizzazione politica tradizionale. Bitcoin è, per sua natura, contro ogni forma di controllo governativo, sia esso liberale o conservatore. La sua visione di una moneta decentralizzata e resistente alla censura è più in linea con le idee libertarie, che promuovono la libertà individuale e la riduzione dell’intervento dello stato nell’economia. In questo senso, Bitcoin si rifà alle teorie economiche della Scuola Austriaca, che criticano l’espansione monetaria e sostengono un ritorno a sistemi basati su risorse limitate.
Bitcoin è dunque una moneta per i libertari più che per i repubblicani o i democratici. La sua promessa non è quella di servire una specifica ideologia politica, ma di offrire un’alternativa radicale al sistema monetario attuale, sfidando i presupposti di come una moneta dovrebbe funzionare in un’economia moderna. Il suo futuro rimane incerto, ma una cosa è chiara: la sua capacità di suscitare dibattito e ridefinire il concetto di moneta lo rende una delle innovazioni più affascinanti e controverse del nostro tempo
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