Michael Joseph Winkelmann, in arte Beeple, è considerato un artista digitale trailblazing: ha anticipato i tempi e ha sostenuto fin dal principio il valore dell’arte digitale e degli Nft. Bepple ora si è dedicato all’arte generativa, con la creazione di The Tree of Knowledge, una simbiosi ipotetica tra tecnologia e natura.
Beeple, storia e opere di successo
Beeple ha trasformato, nel 2023, il suo studio, che si trova a North Charleston, in South Carolina, dove vive con sua moglie e due figli, nei Beeple Studios. Sono una sorta di contemporane e supertecnologica “Factory”, dove si fanno feste, incontri, ma, soprattutto, arte. Gli Studios sono aperti a tutti: artisti da tutto il mondo possono mandare i loro progetti visivi e venire accettati, mentre la loro arte viene esposta insieme a quella di grandi nomi, come Refik Anadol, Fvckrender. Il 12 dicembre 2024 Beeple ha aperto la sua nuova mostra al Gibbes Museum of Art a Charleston, che durerà fino al 27 aprile 2025, con nuove sculture cinetiche e, quindi, nuovi modelli sperimentali che mirano al futuro.
L’opera che l’ha portato al successo globale è stata Everydays: the First 5000 Days, un collage di immagini che continua ancora adesso a produrre, una al giorno. L’Nft associato a quest’opera è stato venduto, da Christie’s, come primo token puramente non fungibile, il 11 marzo 2021, per oltre 69 milioni di dollari in criptovaluta a un investitore.
Beeple è nato nel 1981 a North Fond du Lac, nel Wisconsin. Suo padre era un ingegnere, mentre sua madre era nel settore sociale. Si è laureato, nel 2003, in informatica, alla Purdue University. Si è trasferito a North Charleston nel 2017, dove dice di amare stare, perché riesce a focalizzare bene sul suo lavoro. Beeple sarà anche nel nuovo libro, che racconta i maggiori artisti di arte digitale al mondo, Digital Art: 20 Pioneers Redefining Its Boundaries, edito da Schiffer e in uscita negli Usa il 28 aprile 2025.
Cos’è per lei la tecnologia?
È un mezzo per espandere ancora di più le idee. Ci sono artisti che tengono a fare e ripetere sempre lo stesso stile ma io mi annoio e preferisco creare di continuo qualcosa di nuovo. Voglio espandere il concetto di arte ad altre dimensioni e mezzi, ad altri universi e ampliare le menti in nuove direzioni. In fondo, anche artisti come Andy Warhol e Jackson Pollock, avevano agito così, lasciandosi guidare dal loro istinto creativo. La tecnologia ci offre sempre più nuovi mezzi, perché ogni giorno nascono nuove creazioni e possibilità.
The Tree of Knowledge, in mostra a Charleston, è stata la sua prima opera di arte generativa, da cosa si è lasciato ispirare?
Voglio pensare a un mondo in cui la tecnologia aiuti l’umanità a vivere in maggiore simbiosi con la natura. La mia opera ha molti video che offrono informazioni e notizie in tempo reale, è innovativa e futurista, non so nemmeno io come si evolverà. Ma ci tenevo anche ad analizzare come ognuno di noi scelga la sua propria realtà. Possiamo scegliere di guardare il telefono e seguire la cronaca o una tragedia devastante o di spegnere il telefonino e uscire a fare una passeggiata. Alla fine, siamo noi che decidiamo dove vivere nel momento. La decisione resta sempre a noi.
Lei si è distinto per un progetto che è tuttora in continua evoluzione ed è stato addirittura utilizzato da Louis Vuitton, Everydays: The First 5000 Days. Continua a creare ogni giorno un’opera?
Continuo e, con costanza e determinazione, ogni giorno, perfino quando mi sono sposato e quando sono nati i miei figli. Cominciai il progetto il 1 maggio 2007 e decisi di dedicarmici totalmente con una forte disciplina, come fosse una missione. Mi ispirai all’artista Tom Judd, che aveva disegnato ogni giorno per un anno. In principio credevo che fosse un modo per affinare le mie abilità di disegno, ma poi mi avvicinai a diversi strumenti che resero tutto ancora più creativo, come Adobe Illustrator e il Cinema 4D, gli Nfts, l’IA.
Da dove trae l’ispirazione per le sue opere?
Sono influenzato da tutto quello che accade attorno a noi, per questo molte mie opere hanno anche connotati politici, perché sono ispirate da fatti di attualità, notizie, qualcosa che ho visto e qualcuno che mi ha evocato interesse. Cerco di elaborare la realtà con gli strumenti più sofisticati della tecnologia.
Qual è il segreto del suo successo?
Le scadenze di consegna. Almeno un 75% delle volte, sono molto critico del mio lavoro e, altrimenti, rischierei di non finire mai. Le scadenze mi danno il ritmo nel mio processo creativo. Ma dipende da cosa si intente per “successo” artistico: per me significa vedere qualcosa che non è mai stato creato prima, dal punto di vista concettuale o estetico e che dice qualcosa di nuovo. Per oltre 20 anni ho creato arte e ho aspettato pazientemente di ottenere dei risultati economici, ma per me era fondamentale creare un’opera totalmente nuova. Per me quello che è largamente commerciale, non è sempre il meglio. Il fatto che qualcuno abbia molto consenso sui social media, come è capitato anche a me e questo mi ha aiutato a vendere, non vuole dire che a lungo termine segni la storia. Ci vorrà tempo per definire veramente quali idee hanno cambiato il modo di vedere l’arte.
Ha detto che è in grado, perfino, di creare in qualsiasi spazio e situazione.
Adesso ho uno studio, ma, a differenza di tanti artisti che dicono che non riescono a creare se non sono nello spazio adatto a loro, io per anni l’ho fatto su un piccolo tavolo da trenta dollari. E, ancora, ci lavoro spesso. Per me è meglio focalizzare sugli strumenti che si hanno a disposizione nel momento, invece di aspettare che i propri sogni si concretizzino.
Come si è appassionato all’arte?
Mi sono appassionato fin da bambino. Mi piaceva disegnare. Ricordo ancora come, un giorno, un insegnante notò che avevo creato una figura di lupo con una goccia di sangue sul foglio. Ne restarono stupiti. Già allora avevo il mio stile.
Come si interessò, invece, di tecnologica?
Un insegnante consigliò ai miei genitori di prendermi un computer. Mio padre, che era ingegnere, mi insegnò a programmare e da allora divenne il mio strumento preferito. Amavo da sempre l’arte, ma per il primo periodo, almeno dieci anni, mi dedicai al web design, perché volevo avere un lavoro sicuro. Ma, alla fine, non volevo che l’arte fosse solo un hobby e decisi di provare a dedicarmici totalmente.
Per un periodo era affascinato dai giocattoli.
Continuo a esserlo. Nel 2003 i peluche erano un’ossessione per me e per questo scelsi il nome Beeple: era lo stesso di piccoli e strani animali di peluche che mi piaceva acquistare. Per un periodo ne avevo oltre una ventina e li spargevo per tutta la casa. I Beeple sono giocattoli degli anni ’80, che si possono ancora comprare online. Hanno la forma di un orsacchiotto e sono pelosi, emettono un segnale acustico e hanno gli occhi che si illuminano.
Quali ritiene siano le sue opere d’arte più d’impatto?
Human One, il primo ritratto di un essere umano nel metaverso, una scultura di sette piedi di arte generativa in movimento, un’opera ibrida in cambiamento dinamico, che esiste sia in forma digitale che fisica (venduta da Christie’s nel 2021 per 28.958.000 dollari, ndr). E, poi ha avuto una grande rilevanza Time: The Future of Business, (venduta da Sotheby’s, il 30 gennaio 2024, a 177.800, n.d.r.), realizzata nel 2021 in collaborazione con Time magazine (di proprietà di Marc Benioff e sua moglie Lynne, ndr).
Dove vede il futuro dell’arte digitale, dopo la crisi delle criptovalute?
Chi teme o vuole rinunciare all’IA, non si rende conto di quanta importanza prenderà sempre più in futuro. C’è uno strumento che ho scoperto di recente, Magnific AI, e che uso quasi ogni giorno, perché fenomenale per evidenziare i dettagli delle immagini. Ma penso che l’idea di possedere un oggetto virtuale non scomparirà, è molto nuova e, forse, ci vorrà del tempo, perché tutti l’accettino. E, quante volte concetti rivoluzionari si sono poi affermati nel futuro? Di certo nel mondo Nfts c’era un gruppo di persone che aveva davvero la passione per questo, ma molti erano semplicemente investitori che cercavano di fare denaro e a cui non importava nulla di arte. Ed è anche ok, ma da questo è nata la “bolla”. Mi pare strano che in un mondo, dove i nostri figli crescono con iPad e iPhone, e dove stiamo diventando tutti più digitali, si torni indietro, seppur ci sia molta gente ora che odia davvero gli NFTs. In fondo, però, rifletto come l’internet è stato una “bolla” in principio, ma poi lo stiamo usando tutti adesso. L’innovazione sta forgiando ogni giorno le nostre vite, vedremo che succederà.
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