Sospiro di sollievo per gli europeisti dopo l’esito delle elezioni in Germania che offrono un certo grado di prevedibilità politica, sebbene i negoziati per formare un governo di coalizione probabilmente richiederanno tempo. Pare che per la firma del nuovo contratto di Governo tra Cdu/Csu e Spd si arriverà almeno a Pasqua e non ci sono da attendersi particolari novità nel breve. Tuttavia con scarse possibilità di un cambiamento significativo nella politica fiscale in un contesto di sfide geopolitiche, è molto probabile che le principali criticità per l’economia tedesca rimangono tutte sul tavolo. Pertanto, secondo gli analisti di Lombard Odier, per gli investitori è meglio mantenere una visione prudente sull’azionario e continuare a puntate sul reddito fisso continentale. In sostanza, in chiave economica e politica, cosa hanno detto le elezioni tedesche?
Intanto, come indicavano tutti i sondaggi, le ha vinte la coalizione di destra dei cristiano-democratici e dei Cristiano-sociali (CDU/CSU). Il Partito Socialdemocratico (SPD), pur con una sonora batosta che l’ha fatto scendere al 16%, resta un alleato imprescindibile per la formazione del nuovo governo che avrà una maggioranza parlamentare di circa il 52%.
Con i partiti centristi vincitori favorevoli a una riforma del “freno al debito”, c’è da aspettarsi una politica fiscale leggermente più espansiva per la Germania. Tuttavia, i cambiamenti non saranno immediati e l’entità dello stimolo sarà probabilmente modesta.
Le reazioni iniziali dei mercati sono state positive, con un leggero rialzo dell’euro e dei future azionari europei, probabilmente a seguito dell’esclusione di scenari estremi pre-elettorali dove si temeva un’avanzata massiccia della destra neonazista che c’è stata ma a fronte di un ottimo risultato della destra moderata.
Resta la debole crescita economica tedesca, l’assenza di un significativo stimolo fiscale e l’ampliamento del differenziale dei tassi di interesse tra euro e dollaro: per gli analisti di Lombard Odier consigliano una visione prudente sulle azioni europee e di preferire il debito sovrano europeo.
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