La corda intorno al collo dell’Ucraina si sta stringendo sempre di più. Donald Trump ha sospeso temporaneamente gli aiuti militari a Kiev. La sospensione riguarda anche l’invio di circa 1 miliardo di dollari per armi e munizioni già accordato all’Ucraina. “Stiamo facendo una pausa e rivedendo la nostra assistenza per assicurarci che stia contribuendo alla ricerca di una soluzione”, ha detto un funzionario della Casa Bianca. E ancora “il presidente è concentrato sulla pace, abbiamo bisogno che anche i nostri partner si impegnino per raggiungere questo obiettivo”. La decisione vuole mettere pressione su Kiev, spingerla ad accettare la linea degli Stati Uniti sullo sfruttamento delle terre rare in Ucraina e a negoziare con Mosca. Ma mette pressione anche all’Europa, che resta da sola a sostenere l’Ucraina e risponde con il piano ReArm Europe.
Il riarmo della Ue
Il piano per riarmare l’Europa dovrebbe valere circa 800 miliardi di euro, secondo quanto affermato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Prevede una clausola di salvaguardia del patto di stabilità e un nuovo strumento da 150 miliardi. Così i paesi potranno ottenere prestiti per finanziare le spese militari. Il terzo punto vuole “utilizzare il potere del bilancio della Ue e c’è molto che possiamo fare in questo ambito nel breve termine per indirizzare più fondi verso investimenti legati alla difesa”, si legge nella nota stampa.
“L’Europa è pronta ad assumersi le sue responsabilità: continueremo a lavorare con i nostri partner nella Nato, questo è un momento chiave per l’Europa e siamo pronti a fare di più”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Saranno attivate le “clausole nazionali di salvaguardia. Se gli stati membri aumentassero la loro spesa per la difesa dell’1,5% del Pil in media, ciò potrebbe creare uno spazio fiscale di circa 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni”. L’Ue fornirebbe 150 miliardi di euro di prestiti agli stati membri per investimenti nella difesa. Il totale sarebbe di 800 miliardi.
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Il contesto
La decisione di Trump di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina arriva dopo l’incontro con il presidente ucraino Zelensky di venerdì a Washington. La discussione avrebbe dovuto riguardare l’accordo sulla cessione di parte dei ricavi derivanti dalle risorse minerarie ucraine agli Stati Uniti. Trump con l’accordo voleva recuperare parte degli investimenti fatti dagli Usa per sostenere militarmente l’Ucraina nella guerra contro la Russia. Zelensky ha chiesto in cambio garanzie militari da parte degli Stati Uniti. I toni sono cambiati. Trump ha accusato il presidente ucraino di “giocare con il rischio di una Terza Guerra Mondiale”, accusandolo di ingratitudine. La discussione si è trasformata in un litigio che molti hanno definito come il momento più basso della diplomazia mondiale.
Cosa prevedeva l’accordo
L’accordo avrebbe imposto all’Ucraina di cedere parte delle risorse in cambio di aiuti militari americani e un impegno generico al sostegno economico. Tuttavia, nella bozza non erano menzionate le garanzie di sicurezza formali, fondamentali per Kiev. La versione finale, visionata dal Financial Times, prevedeva l’istituzione di un fondo al quale l’Ucraina avrebbe contribuito con il 50% dei ricavi derivanti dalle risorse minerarie di proprietà statale, compresi gas e petrolio.
L’accordo non avrebbe riguardato le attività di Naftogaz o Ukrnafta, i maggiori produttori di gas e petrolio dell’Ucraina, per non intaccare le entrate del governo ucraino, ma solo nuovi giacimenti. L’Ucraina possiede grandi depositi sotterranei di minerali critici, tra cui litio, grafite, cobalto, titanio e terre rare come lo scandio, essenziali per una serie di industrie, dalla difesa ai veicoli elettrici. Molti di questi non sono sfruttati per questioni economiche, dal momento che l’attività di estrazione richiede uno sforzo economico che oggi l’Ucraina, provata dalla guerra, non può certamente permettersi.
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[Articolo in aggiornamento]
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