Articolo di Yari Nicholas Turek
Elon Musk, Space X e Starlink protagonisti sullo scenario economico e politico. Dalla guerra in Ucraina all’ampliamento della copertura globale, c’è chi li evita, chi è sospettoso e chi crea alternative.
Il sistema
Si parla della costellazione di satelliti a bassa quota che, grazie alla ridotta altitudine rispetto al suolo terrestre, consente un’efficiente connessione a banda larga, nonché un tempo di andata e ritorno dei dati compresso rispetto alle precedenti strumentazioni geostazionarie. Per funzionare, Starlink necessita di due elementi: la rete di satelliti, studiati in modo da poter autonomamente evitare collisioni e dotati di sistemi che ne facilitano lo spostamento, e i terminali, che, collocati a terra, nei pressi dell’utenza da servire, recepiscono il segnale satellitare.
Starlink in Ucraina
Secondo i dati, attualmente in Ucraina sarebbero in servizio proprio 42.000 terminali, impiegati a livello militare. Un certo timore nei confronti di Starlink era sorto con il provvedimento trumpiano di sospensione degli aiuti militari verso l’Ucraina, con Musk che, forte della copertura Starlink, aveva affermato che, se la spegnesse “l’intera linea del fronte di Kiev crollerebbe”, provocando la reazione delle autorità polacche, che coprono economicamente parte dei costi di gestione del servizio.
La soluzione francese
La situazione di instabilità politica aveva già portato allo studio di contromosse preventive ed all’eccitazione dei mercati. La francese Eutelsat, anch’essa specializzata in telecomunicazioni a livello globale, ha infatti guadagnato, in circa una settimana, un +390% in Borsa, dopo l’annuncio che la società stesse lavorando per essere pronta a rimpiazzare Starlink nella copertura comunicativa dell’Ucraina.
La ceo, Eva Berneke, aveva infatti dichiarato che “Eutelsat sta valutando l’installazione di 40.000 terminali, equivalenti al numero attualmente utilizzato dall’Ucraina”. Proprio la Eutelsat avrebbe dato inizio ad una interlocuzione con l’Unione europea per provvedere all’attivazione di un sistema alternativo per Kiev, dando un impulso nella direzione della riduzione della dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti.
Il GovSatCom europeo
L’Unione europea sta tentando, al di là della situazione ucraina, di elaborare un piano proprio di gestione delle comunicazioni strategiche con il GovSatCom, progetto nato, secondo quanto ha scritto la Commissione europea, “a causa dei significativi cambiamenti intervenuti nel contesto politico e di sicurezza, l’origine, la natura e la gravità delle minacce a cui è esposta l’UE”.
Si parlerebbe, infatti, di un sistema gestito a livello europeo dalle autorità pubbliche col supporto di partner privati certificati, con l’intento dichiarato di generare una rete sicura, tale da garantire l’autonomia strategica dell’Unione, nonché evitare la frammentazione delle telecomunicazioni tra gli stati membri.
Le grandi compagnie indiane aprono a Starlink
Nonostante la situazione critica in Europa, due delle maggiori società di telecomunicazioni dell’India, la multinazionale Airtel e la Jio Platforms Limited, hanno siglato accordi con SpaceX per introdurre il servizio internet Starlink basato sulla trasmissione da satellite, per un’utenza complessiva potenziale di 1,4 miliardi di persone.
Entrambi i contratti sono subordinati all’ottenimento, da parte dell’azienda di Musk, dell’autorizzazione governativa per avviare le operazioni nel Paese, passaggio che non dovrebbe sembrare difficile, anche vista l’interlocuzione diretta del 13 febbraio scorso tra il magnate americano ed il primo ministro indiano Narendra Modi, nella quale si è parlato di “collaborazione tra entità indiane e statunitensi in materia di innovazione, esplorazione spaziale, intelligenza artificiale e sviluppo sostenibile”.
In Italia
Per quanto riguarda invece il nostro Paese, dove sono state presentate alcune interrogazioni parlamentari, anche alla luce della Strategia per la Banda ultra larga, inserita nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, riferisce di interlocuzioni in essere in relazione alla copertura di alcune regioni, ma nega che per il momento siano stati firmati accordi con Starlink per integrare la copertura comunicativa nazionale.
Insomma, si era addirittura parlato dell’esistenza di un “tavolo tecnico operativo per lo studio della connessione a Starlink della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane o delle stazioni mobili delle navi militari italiane”, ma quest’ultima eventualità è stata puntualmente smentita proprio giovedì 13 marzo, mentre alcuni si domandavano perché potesse essere preferibile un sistema privato ad uno di gestione pubblica.
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